Un nuovo studio analizza l’impatto del sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS UE), il più grande sistema internazionale di cap-and-trade per le emissioni di gas serra esistente al mondo.
di Lisa Ovi
Lanciato nel 2005 come strumento per limitare le emissioni di gas serra nell’atmosfera, il sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS UE), è una delle basi su cui si fonda la politica dell’UE per contrastare i cambiamenti climatici, nonchè il primo e più esteso mercato mondiale della CO2.
Il settore energetico è fondamentale alle strategie di protezione del clima. Secondo il gruppo Intergovernmental Panel on Climate Change, ridurre le emissioni di anidride carbonica dovute alla produzione di energia elettrica è una componente chiave delle strategie di mitigazione economiche. “Comprendere gli effetti delle politiche climatiche esistenti sul settore energetico è cruciale allo sviluppo di politiche volte a raggiungere gli obiettivi di mitigazione in maniera efficiente”, scrive il Dr. Robert Germeshausen, autore del recente studio pubblicato da Journal of the Association of Environmental and Resource Economists.
Il sistema ETS UE opera secondo il principio della limitazione e dello scambio delle emissioni. È stato fissato un tetto alla quantità totale di alcuni gas serra che possono essere emessi dagli impianti che fanno riferimento al sistema. Con il passare del tempo, il tetto viene progressivamente abbassato. Entro questo limite, le imprese ricevono o acquistano quote di emissione che possono essere scambiate tra loro. Sono inoltre disponibili all’acquisto quantità limitate di crediti internazionali da progetti di riduzione delle emissioni in tutto il mondo. A fine anno, vengono multate le società che non sono in grado di restituire un numero di quote sufficiente a coprire le proprie emissioni.
La ricerca condotta dal Dr. Germeshausen, studia le centrali elettriche tedesche e rivela come la limitazione nell’utilizzo di combustibili fossili promossa dall’ETS si sia tradotta in una riduzione delle emissioni di anidride carbonica annua che si aggira atra l’1,5 ed il l 2% nel settore energetico tedesco.
I risultati della ricerca puntano il dito sugli effetti positivi di grandi investimenti in nuovi macchinari, a sostegno dell’importanza di passare a nuove tecnologie per la generazione efficiente di energia dai carburanti. Germeshausen descrive l’effetto della tariffazione del carbonio, della combinazione ottimale di input nella generazione di elettricità e anche dei progressi nell’efficienza del carburante come misura per ridurre le emissioni di carbonio nel settore dell’energia. Analizza inoltre i potenziali effetti sull’efficienza della manodopera, sugli investimenti in macchinari e sull’utilizzo delle centrali elettriche.
Secondo Germeshausen, l’ETS avrebbe portato ad un calo di emissioni soprattutto tra gli impianti a maggiore produzione di anidride carbonica. “Comprendere gli impatti sulle entità regolamentate è fondamentale per la valutazione e l’ulteriore sviluppo di politiche di mitigazione come i sistemi di scambio delle emissioni”, scrive Germeshausen. “Dato il costo variabile del carburante nella produzione di energia, l’introduzione di un prezzo sull’anidride carbonica induce gli impianti che producono più emissioni a utilizzare il carburante con maggiore efficienza.”
(lo)