Un nuovo rapporto mostra che appena il 15 percento degli statunitensi ha utilizzato i servizi di trasporto privato mentre più del 30 percento non li ha mai sentiti nominare.
di Michael Reilly
Se siete soliti seguire le notizie del settore tecnologico, è probabile che ogni giorno vi imbattiate in una notizia riguardo Uber o apps per prenotare vetture private. Nonostante la loro popolarità, però, secondo un nuovo rapporto solo il 15 percento degli statunitensi ha usufruito di questi servizi, mentre il 33 percento degli abitanti non ha mai sentito parlare di Uber o Lyft.
Un sondaggio condotto dal Pew Research Center su oltre 4.700 abitanti adulti e pubblicato lo scorso giovedì rappresenta l’analisi più dettagliata sulla percezione dei servizi di trasporto provato da parte degli Stati Uniti e dei suoi abitanti. Il rapporto regala l’immagine di un paese spaccato per geografia, entrate ed età.
Come previsto, gli utenti tendono a essere giovani, istruiti e residenti in centri urbani. I numeri sono però aspri: il 29 percento degli studenti universitari ha utilizzato questi servizi, mentre appena il 6 percento delle persone diploma o studi inferiori può dire lo stesso. L’impiego di questi servizi tende anche a riflettersi maggiormente nelle classi più benestanti: un quarto delle persone con entrate superiori ai $75.000 annui, contro il 10 percento delle persone con entrate pari o inferiori a $30.000 Nelle aree rurali, inoltre, questi servizi di trasporto su richiesta sono pressoché inesistenti, con appena il 3 percento degli intervistati che si descriveva come utente (il sondaggio non ha rivelato particolari differenze di impiego in base a sesso o razza).
La scoperta più intrigante riguarda forse la percezione di questi servizi in base al loro impiego o meno. L’ascesa di Uber e Lyft ha scatenato un forte dibattito sulle pratiche professionali di queste società e la necessità, o meno, di regolarne i servizi alla stessa maniera in cui i servizi taxi vengono regolati.
Il rapporto ha scoperto che le persone facenti uso di questi servizi sono maggiormente propense a sostenere che non andrebbero regolate come le compagnie taxi. Forse, questo dato non è poi una sorpresa, ma tende a restare coerente fra gli intervistati a prescindere dalle preferenze politiche: il 48 percento delle persone identificate come liberali – che tendono a favorire la regolamentazione delle pratiche professionali – ha detto che un approccio flessibile alle norme sarebbe più appropriato, contro il 30 percento delle persone secondo le quali i servizi dovrebbero essere soggetti alle stesse leggi che riguardano i tradizionali servizi taxi.
(MO)