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    È probabile che il cambiamento climatico abbia alimentato i devastanti incendi della California

    La siccità prolungata siccità e lo spietato caldo dell’estate hanno favorito la brutale stagione di incendi che sta piegando la California.

    di James Temple

    La scorsa settimana oltre due dozzine di incendi boschivi hanno bruciato quasi 70.000 ettari in California, distruggendo migliaia di strutture e uccidendo almeno 23 persone in una delle peggiori stagioni di incendi nella storia dello stato americano.

    Le fiamme si sono concentrate nella regione dei vini della California settentrionale, dove più di una dozzina di incendi sono divampati nella tarda giornata di domenica 8 ottobre quando forti e secchi venti autunnali hanno cominciato a soffiare nella regione. Migliaia di residenti sono stati costretti ad abbandonare le loro abitazioni (vedi “Fighting Fires from the Sky, No Pilot Necessary”).

    La causa degli incendi è ancora sotto indagine; a prescindere dall’origine delle prime scintille, però, vi sono buone probabilità che il cambiamento climatico indotto dall’uomo ne abbia agevolato la propagazione.

    Il modo più evidente in cui contribuisce all’incremento nel rischio di incendi – supportato da una crescente raccolta di documenti certificati – è attraverso le temperature più elevate. L’aria più calda priva piante, alberi e terreno della loro umidità, incrementando la cosiddetta “aridità combustibile”. Questo effetto fornisce il combustibile asciutto e le condizioni ideali per alimentare un incendio. Diversi altri fattori climatici possono contribuire all’aggravarsi della situazione, come la diminuzione delle precipitazioni e la riduzione o lo scioglimento anticipato del manto nevoso.

    Anche alcuni fattori umani possono incrementare il pericolo di incendi, come il maggiore sviluppo lungo i confini delle regioni selvagge e tentativi di contenimento degli incendi che possono portare all’accumulo di materiale infiammabile che potrebbe alimentare ulteriormente le fiamme in caso in caso di propagazione.

    Noah Diffenbaugh, un professore di scienza del sistema Terra a Stanford, studia i collegamenti fra singoli eventi estremi e cambiamento climatico. In diversi paper precedenti, è bene notare, lui e gli altri co-autori erano giunti alla conclusione che “molto probabilmente” il riscaldamento climatico influenzato dall’operato umano ha contribuito al recente periodo di siccità, durato cinque anni, che ha interessato la California.

    Gli incendi nella Carolina del Nord non sono ancora stati esaminati da Diffenbaugh. La siccità, però, avrebbe ucciso “milioni di alberi” (di fatto, ben più di 100 milioni) che rappresentano oggi il combustibile perfetto per gli incendi. D’altra parte, nonostante la stagione invernale estremamente piovosa a cavallo fra il 2016 e il 2017, l’estate appena trascorsa è stata caratterizzata da un caldo secco e bruciante che ha portato a temperature record in tutto lo stato.

    “Senza aver analizzato questo specifico evento, pertanto, sappiamo che i percorsi attraverso i quali le temperature hanno storicamente influito sul rischio di incendi sono attinenti alle condizioni con cui si stanno scoppiando questi incendi oggi”, dice.

    Il cambiamento nelle condizioni atmosferiche può certamente influire sulle condizioni dei venti, ma i dati sull’effettivo ruolo giocato dal cambiamento climatico nel peggioramento di questo fenomeno naturale non è del tutto chiaro. Ormai sappiamo che contribuisce ad alimentare gli incendi ed accentuare ancor più gli eventi estremi, come previsto dagli scienziati ambientali; l’aumento di danni, costi e decessi è altrettanto prevedibile.

    Indubbiamente il cambiamento climatico antropogenico ha raddoppiato l’area forestale degli Stati Uniti occidentali che è stata colpita dagli incendi negli ultimi tre decenni; stando a uno studio pubblicato lo scorso anno dal Proceedings of the National Academy of Sciences, ad oggi sarebbero andati distrutti altri 26.000 km2 di foreste, e l’incremento delle temperature non farà altro che peggiorare le cose.

    “Per quanto potremo impegnarci, gli incendi continueranno a crescere di dimensioni, e la ragione è assai chiara”, ha detto il co-autore Park Williams, un bioclimatologo della Columbia University. “Dovremmo prepararci a stagioni di incendi sempre più devastanti”.

    (MO)

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