Le app per il covid non sono molto apprezzate dalla stampa, ma due dei programmi più promettenti dicono che possono ancora giocare un ruolo importante nella risposta alla pandemia.
di Charlotte Jee
Se le app di tracciamento dei contatti stanno seguendo il famoso hype cicle di Gartner , che rappresenta graficamente l’evoluzione di una tecnologia, è difficile evitare la conclusione che ora siano saldamente nella “fase della disillusione”. L’entusiasmo iniziale per il fatto che potessero essere una parte cruciale dell’arsenale contro il covid ha lasciato il posto ai timori che siano un flop, nonostante i grandi investimenti di denaro e tempo. Paese dopo paese la tecnologia ha registrato una scarsa diffusione e, nel caso di Norvegia e Regno Unito, le app sono state addirittura abbandonate.
A marzo, Singapore ha lanciato la sua app, TraceTogether, e la Svizzera è diventata il primo paese a rilasciare un’app utilizzando Google e il sistema di notifica dell’esposizione di Apple a maggio. Gli Stati Uniti, nel frattempo, sono in ritardo. Solo la scorsa settimana la Virginia è diventata il primo stato statuniotense a lanciare un’app utilizzando il sistema Apple-Google. Un’app a livello nazionale negli Stati Uniti sembra fuori questione data la mancanza di una risposta federale coordinata, ma almeno altri tre stati stanno pianificando di lanciare servizi simili.
Tuttavia, arrivare dopo potrebbe rappresentare un vantaggio cruciale: l’opportunità di imparare dai fallimenti degli altri e dai loro successi. Abbiamo parlato con gli sviluppatori delle app in Irlanda e Germania per scoprire cosa avevano scoperto lungo la strada. Queste due app si classificano ai primi posti nel Covid Tracing Tracker di “MIT Technology Review”, un progetto per monitorare lo sviluppo e il lancio delle app di tracciamento dei contatti in tutto il mondo.
L’app irlandese ha uno dei migliori tassi di adozione al mondo: il 37 per cento della popolazione l’ha scaricata nella prima settimana. Quella tedesca è stato scaricata da oltre il 20 per cento dei cittadini ed è stata accolta così positivamente che altri governi si sono messi in moto per farne partire una propria.
Ci sono delle avvertenze da prendere in considerazione. Molte app decentralizzate non raccolgono informazioni sul numero di avvisi che stanno inviando come misura per proteggere la privacy, e questo include sia i sistemi dell’Irlanda che della Germania. Ciò rende difficile valutarne il successo in alcuni casi. Tuttavia, non tutti si sono trovati nel caos come gli Stati Uniti o il Regno Unito. Allora qual è la lezione che viene da questi paesi?
1. Ogni singolo caso è molto importante
In primo luogo, sfatiamo un mito. Le app di tracciamento digitale dei contatti non hanno bisogno di essere adottate dalla maggior parte della popolazione per essere efficaci: possono funzionare con tassi di adozione inferiori, anche se non sono così efficaci. Quindi dobbiamo smetterla di pensare che sia tutto o niente.
Colm Harte è il direttore tecnico di NearForm, l’azienda che ha creato l’app irlandese scaricata dal 37 per cento della popolazione nella prima settimana. A suo parere, “se si rompono anche alcune catene di trasmissione a causa dell’app, si tratta di un successo. Prevenire una sola infezione potrebbe potenzialmente salvare una vita”.
2. Le aspettative vanno gestite con attenzione
All’inizio della pandemia i cittadini avevano una grande fiducia nelle possibilità delle app di tracciamento dei contatti. Per questa ragione, Peter Lorenz, uno dei responsabili del progetto per l’app Corona-Warn in Germania, afferma che è importante da subito far capire che le app di tracciamento dei contatti da sole non possono risolvere il problema del covid. “Il governo tedesco ha chiarito che avremmo usato tutti gli strumenti disponibili per combattere il virus, inclusi metodi tradizionali come test, distanziamento, maschere e tracciamento manuale dei contatti, combinandoli con la tecnologia”, egli spiega.
Allo stesso modo, l’app irlandese si adatta perfettamente al suo programma di tracciamento manuale, che è altrettanto, se non più, importante per tenere sotto controllo il coronavirus. “Se si risulta positivi, il team di tracciamento manuale dei contatti chiederà se si utilizza l’app e, in tal caso, inviterà a condividerne l’accesso in modo da avvertire del pericolo i contatti stretti”, continua Harte.
Questo approccio ha senso. Mentre il programma di tracciamento manuale è in grado di rintracciare persone che si conoscono bene, per esempio gli amici a una cena, l’app è in grado di trovare persone che sono dei perfetti estranei, per esempio persone che hanno condiviso lo stesso scompartimento ferroviario per un lungo periodo di tempo.
3. Le operazioni vanno svolte sotto gli occhi di tutti
Sia l’Irlanda che la Germania hanno reso il codice sorgente delle loro app aperto a chiunque voglia ispezionarlo. “Lo abbiamo fatto fin dall’inizio, in modo che il feedback della comunità potesse migliorare il codice prima che fosse pubblicato”, afferma Thomas Klingbeil, responsabile del progetto dell’app Corona-Warn. I problemi di privacy e sicurezza incombono sui team che sviluppano questi sistemi.
I tedeschi sono particolarmente esperti in materia di protezione dei dati e gli sviluppatori erano consapevoli dell’esempio della Norvegia, che ha dovuto sospendere l’uso della sua app dopo le critiche dell’ente sulla privacy dei dati. La Germania, saggiamente, è passata quasi immediatamente dalla creazione della propria app centralizzata a una basata sull’API Apple-Google. L’Irlanda ha fatto lo stesso.
I due paesi hanno progettato le loro app sin dall’inizio tenendo conto della privacy, seguendo il principio di “raccogliere il minor numero di dati possibile”. Tutte le informazioni rimangono sui telefoni delle persone anziché essere inviate ai server centrali, vengono crittografate e automaticamente eliminato dopo 14 giorni.
Entrambi i team hanno adottato un approccio collaborativo e cooperativo, lavorando su più agenzie e aziende, concentrandosi su un unico obiettivo a cui tutti avrebbero potuto lavorare. Questo modo di procedere, oltre a una discreta dose di buona volontà da parte del pubblico, sembra aver fatto una differenza significativa per il successo dei loro progetti.
Fondamentalmente, il team ha tenuto in considerazione le critiche avanzate. È necessario investire nella trasparenza e nella sensibilizzazione della comunità lo stesso tempo necessario allo sviluppo della tecnologia, afferma Lorenz. “Se le persone non si fidano, ogni tentativo è inutile”.
4. I parametri iniziali devono essere corretti
Creare un’app di tracciamento dei contatti è difficile. Sebbene Apple e Google abbiano assunto su di loro parte del fardello dello sviluppo, spetta ancora all’autorità responsabile dell’app stabilire le regole e i parametri. Quanto tempo si deve trascorrere con qualcuno per ritenere probabile che si sia contratto il coronavirus? La Germania ha stabilito un tempo di 10 minuti. E quanto si deve essere vicini? Alcuni paesi dicono un metro, altri due. Ma queste sono domande difficili, dato che le modalità di trasmissione del virus non sono ancora chiare.
Se le regole sono troppo larghe, le persone esposte al covid-19 potrebbero scivolare tra le maglie della rete. Se invece si è troppo rigidi, l’app invia tantissime notifiche non necessarie, correndo il rischio di irritare le persone fino al punto in cui disinstallano. Per questa ragione il Robert Koch Institute, l’organizzazione responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive in Germania, facente parte del Ministero federale della salute tedesco, sta eseguendo test per simulare scenari come cocktail party o viaggi in autobus. Stanno cercando di mettere a punto i parametri dell’app misurando l’esposizione nel modo più accurato possibile, al fine di evitare uno dei problemi sopra descritti.
5. E’ necessario concedere più tempo
È troppo presto per giudicare quanto saranno efficaci le app di tracciamento dei contatti, in considerazione del fatto che la prima app decentralizzata è stata lanciata solo tre mesi fa. E poiché il loro dispiegamento ha coinciso con blocchi e altre interruzioni, alcuni tentativi sono sembrati fallimentari perché non inviano molte notifiche. I team di Irlanda e Germania sono fiduciosi che con il passare del tempo le app si dimostreranno efficaci nella lotta contro la malattia. “Non ci siamo riusciti la prima volta, ma le app faranno una grande differenza quando arriverà la seconda ondata”, conclude Lorenz.
(rp)