Nel suo nuovo libro “How to Avoid a Climate Disaster”, Bill Gates parla delle scoperte tecnologiche e delle politiche radicali di cui avremo bisogno per affrontare il problema del riscaldamento globale.
di James Temple
Il cofondatore di Microsoft, che ora è co-presidente della Bill and Melinda Gates Foundation e presidente del fondo di investimento Breakthrough Energy Ventures, porta avanti in coerenza le sue posizioni passate in cui sostiene che saranno le scoperte nel campo dell’energia l’unica speranza di sostenere l’economia e le parti più povere del mondo. Gran parte del libro esamina le tecnologie necessarie per abbattere le emissioni in settori “ad alta complessità” come l’acciaio, il cemento e l’agricoltura.
Gates sottolinea che l’innovazione tecnologica renderà economicamente e politicamente fattibile per ogni nazione ridurre o prevenire le emissioni. Ma il cofondatore di Microsoft risponde anche ad alcune critiche secondo cui le sue “ricette” climatiche si sono concentrate eccessivamente sui miracoli energetici a scapito di politiche governative aggressive.
I capitoli finali del libro presentano un elenco di possibilità in cui le nazioni potrebbero accelerare il cambiamento, inclusi prezzi elevati del carbonio, standard di elettricità pulita e combustibili puliti, e maggiori finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo. Gates chiede ai governi di quintuplicare i loro investimenti annuali nella tecnologia pulita, il che ammonterebbe a 35 miliardi di dollari negli Stati Uniti.
L’autore del libro dedica un intero capitolo alla descrizione di quanto sia difficile affrontare il cambiamento climatico. Mentre afferma costantemente che possiamo sviluppare la tecnologia necessaria per evitare un disastro, è meno chiaro effettivamente ci creda. Ho parlato con Gates a dicembre del suo nuovo libro, dei limiti del suo ottimismo e di come si sia evoluto il suo pensiero sul cambiamento climatico.
Gates investe personalmente o tramite Breakthrough Energy Ventures in molte delle aziende che menziona, tra cui Beyond Meats, Carbon Engineering, Impossible Foods, Memphis Meats e Pivot Bio.
In passato, sembrava volesse prendere le distanze dagli aspetti politici del cambiamento climatico, provocando alcune critiche alla sua attenzione eccessiva all’innovazione. C’è stato un cambiamento nel suo modo di pensare o è stata una scelta deliberata quella di privilegiare l’analisi politica nel suo libro?
In generale, se si produce innovazione senza entrare nell’agone politico, è sempre meglio. È più naturale per me fare riferimento a un grande scienziato e sostenere direttamente una ricerca. Ma per lavorare sulla salute globale e avere un impatto decisivo, si deve collaborare con i governi che si occupano dei sistemi sanitari di base.
All’inizio, ingenuamente, pensavo: “Creerò da solo un vaccino contro la malaria e gli altri si preoccuperanno di distribuirlo”. Chiaramente non era una buona idea. Mi sono reso conto che per molte di queste malattie, inclusa la diarrea e la polmonite, in realtà c’erano i vaccini. Ed è stata più una sfida politica ottenere prezzi marginali, la raccolta di fondi e la copertura vaccinale, che occuparsi degli aspetti scientifici.
L’appoggio dei governi è decisivo. Si pensi, per esempio, all’acciaio pulito. Non ha altri vantaggi, non esiste una domanda di mercato e anche le tasse sul carbonio a bassi costi per tonnellata non sono sufficienti per ottenerlo. Sarebbe necessaria una tassa sul carbonio da 300 dollari a tonnellata. Quindi, per far funzionare questo settore, si deve potenziare la ricerca e sviluppo di base ed avere requisiti di acquisto o fondi accantonati per pagare un premio così rilevante, sia da parte del governo sia forse anche da aziende e individui.
Ma, abbiamo bisogno della collaborazione di molti paesi per raggiungere un simile obiettivo.
Cosa pensa della possibilità di compiere reali progressi politici, in particolare negli Stati Uniti, nel momento attuale?
Sono ottimista. L’elezione di Biden è una buona cosa. Ancora più incoraggiante è che se si sondano i giovani elettori, i millennial, repubblicani e democratici che siano, l’interesse per questo problema è molto alto. E sono quelli che saranno presenti quando il mondo sarà più esposto a questi problemi o non lo sarà, a seconda di cosa viene fatto. Quindi c’è voglia di politica.
Ma c’è molta interazione [tra politica e innovazione]. Se provi a cambiare pagando solo i sovrapprezzi attuali per la tecnologia pulita, il costo economico è gigantesco e implica uno spostamento di risorse imponente. Non credo che anche un paese ricco lo farà con le sole forze che ha a disposizione. Ma nel breve termine, si potrebbero ottenere decine di miliardi di dollari per l’agenda dell’innovazione e i repubblicani in questi casi non si tirerebbero indietro.
Sto chiedendo qualcosa che abbia le dimensioni del budget del National Institutes of Health. Penso che sia politicamente fattibile perché crea posti di lavoro ben pagati e perché risponde alla critica sul fatto che il problema sono gli Stati Uniti con il loro 14 per cento delle emissioni globali. Allora che dire della percentuale crescente da parte di un paese come l’India che sta assicurando capacità di base ai suoi cittadini?
Mi immagino che nel 2050 gli indiani ricevano una telefonata in cui viene detto loro di costruire la metà a causa del sovrapprezzo green per cemento pulito e acciaio. Loro risponderebbero: “Non siamo stati noi a causare queste emissioni”. Solo con l’innovazione si possono ridurre i sovrapprezzi.
Lei è conosciuto per il suo ottimismo. Ma pensa, realisticamente, che al punto in cui siamo possiamo mantenere il riscaldamento al di sotto di un aumento di 2 °C?
Nel migliore dei casi, un obiettivo del genere richiederebbe il coinvolgimento di molti paesi e i giusti progressi tecnologici. Qualcosa di meglio non è affatto realistico, e ci sono giorni in cui anche questo non sembra raggiungibile.
Non è escluso, ma richiede uno sviluppo “miracoloso” delle capacità di accumulo di energia. Le batterie, oggi, non possono, entro un fattore 20, sostenere la variazione stagionale legata a fonti intermittenti come l’eolico e il solare. Semplicemente non produciamo abbastanza batterie perchè sarebbe troppo costoso. Quindi dobbiamo intraprendere altri percorsi – come la fissione o la fusione – che possono darci quella fonte affidabile di elettricità, dalla quale saremo più dipendenti che mai.
Nel libro si parla di un’ampia gamma di settori in seria difficoltà. Quello che mi appare più complesso è l’alimentare. In sostanza, non disponiamo di sostituti che eliminino completamente la grande quantità di emissioni derivanti dall’eruttazione del bestiame e dai fertilizzanti. E’ fiducioso nel futuro dell’agricoltura?
Ci sono aziende, inclusa una nel portafoglio di Breakthrough Energy Ventures chiamata Pivot Bio, che riducono in modo significativo la quantità di fertilizzante necessaria. Ci sono progressi nel settore dei semi, in grado come i legumi di convertire l’azoto nel terreno in composti che le piante possono usare biologicamente. Ma la capacità di migliorare la fotosintesi e la fissazione dell’azoto non sta attirando altrettanti investimenti.
Nel caso del bestiame, è ancora più difficile. Si dà loro da mangiare cibo diverso, come nel caso del composto che porta a una riduzione del 20 per cento nelle emissioni di metano. Ma purtroppo, questi batteri nel loro sistema digestivo che producono metano sono una componente necessaria per digerire l’erba. E quindi non so se sarà possibile un approccio naturale in questo caso.
Temo che le alternative proteiche come gli hamburger a base vegetale sintetiche saranno necessarie almeno nel caso del manzo. Ora aziende come Memphis Meats fanno ricerca a livello cellulare, ma non so se sarà mai un processo economico. Ma Impossible and Beyond hanno una road map di qualità e a costi contenuti, che le rende totalmente competitive.
Per quanto riguarda gli aspetti di scala, oggi rappresentano l’1 per cento della produzione di carne nel mondo, ma stanno crescendo. Breakthrough Energy, per esempio, ha quattro diversi investimenti in questo settore per migliorare l’efficacia degli ingredienti. Cinque anni fa avrei detto che i miglioramenti erano improbabili, ma ora posso effettivamente intravvedere un percorso.
Ritiene che le carni vegetali e coltivate in laboratorio potrebbero essere la soluzione totale al problema delle proteine a livello globale, anche nelle nazioni povere o rimarrà una produzione marginale?
Per l’Africa e altri paesi poveri, dovremo utilizzare la genetica animale per aumentare drasticamente la quantità di carne bovina senza aumentare le emissioni. Il bestiame americano, per l’alta produttività, ha emissioni per libbra di carne bovina notevolmente inferiori a quelle per libbra in Africa. Come parte del lavoro della Fondazione Bill e Melinda Gates, stiamo sfruttando la capacità di sopravvivere al caldo del bestiame africano per migliorare la già alta produttività sia dal lato della carne sia dal lato del latte delle linee di carne bovina statunitensi d’élite.
Quindi no, non credo che gli 80 paesi più poveri mangeranno carne sintetica. Sono dell’idea, invece, che tutti i paesi ricchi dovrebbero passare al manzo sintetico al 100 per cento. Ci si può abituare alla differenza di gusto e il sapore verrà migliorato nel tempo. Alla fine, la tecnologia pulita è abbastanza semplice da poter in qualche modo cambiare il comportamento delle persone o utilizzare la regolamentazione per spostare completamente la domanda.
Quindi per la carne nei paesi a reddito medio e superiore, penso sia un’operazione possibile. Ma lo scontro è di tipo politico. Non vogliono che venga usata l’etichetta “manzo”, ma sia scritto chiaramente che si tratta di un prodotto di laboratorio.
Nel libro viene concesso molto spazio alle tecnologie di rimozione del carbonio, come i sistemi di cattura diretta dall’aria. Lei ha anche affermato che piantare alberi non è la soluzione al problema del clima. Cosa pensa della Trillion Trees Initiative e del gran numero di aziende che annunciano piani per ottenere emissioni negative almeno in parte attraverso il rimboschimento e le compensazioni?
Per compensare le mie emissioni, ho acquistato carburante per aviazione pulito. Ho sostituito il riscaldamento a gas naturale in progetti di edilizia residenziale a basso reddito con pompe di calore elettriche, per cui pago il sovrapprezzo del costo del capitale e loro ottengono il beneficio della bolletta mensile più bassa. Ho anche finanziato Climeworks (un’azienda con sede in Svizzera che rimuove l’anidride carbonica dall’aria e la immagazzina permanentemente sottoterra).
Per le emissioni di carbonio che ho fatto – e mi sono sbarazzato di più di quello che emetto – il costo è di 400 dollari a tonnellata. Altro che questi schemi che pretendono di rimuovere il carbonio per 5, 15, o 30 dollari a tonnellata!
L’idea che ci siano tutti questi posti dove il terreno è buono e l’acqua è abbondante e se pianti un albero lì rimarrà per migliaia di anni, non mi convince.
La maggior parte delle proposte che si affidano alla compensazione hanno il fiato corto. La compensazione sostenibile è se raccogli denaro da aziende e consumatori per avviare il mercato dell’acciaio pulito e del cemento pulito. A causa dei vantaggi della curva di apprendimento, investire i soldi in questo, invece che nella piantagione di alberi, agisce da catalizzatore. Abbiamo bisogno di un mix di denaro governativo, aziendale e individuale per guidare questi mercati.
Microsoft sta cercando di eliminare tutte le sue emissioni storiche e, secondo “Bloomberg” vorrebbe farlo a 20 dollari la tonnellata. Pensa che alla fine si possa ottenere una rimozione permanente del carbonio affidabile per 20 dollari a tonnellata?
Molto improbabile. Voglio dire, se 10 anni fa mi avesse chiesto quanto sarebbero diventati economici i pannelli solari, mi sarei sbagliato. Si è andati più in là di quanto ci si potesse aspettare. La scienza è misteriosa e dire che la scienza può fare X o non può fare X è una specie di roulette russa. In molti casi, sono successe cose che nessuno avrebbe previsto.
Ma anche il processo dei liquidi, che è l’approccio di Carbon Engineering, avrà difficoltà ad arrivare a 100 dollari la tonnellata. Con tutte queste cose, hai costi di capitale e hai costi energetici. Quindi arrivare a 20 dollari la tonnellata è molto improbabile.
Ci sono molti programmi di compensazione attuali che affermano di poterlo fare, e questo richiede un sistema di controllo accurato perché per eliminare il carbonio, devi tenerlo fuori dall’atmosfera per l’intera emivita di 10.000 anni. La maggior parte delle persone ha difficoltà a sostenere economicamente 10.000 anni di costi. Abbiamo bisogno di regolamenti e di finanziamenti per affrontare i problemi che abbiamo davanti.
Immagine: Bill Gates, di John Keatley
(rp)