Uno studio apparso su “Lancet Psychiatry” indica che nel periodo immediatamente successivo alla malattia un paziente su cinque viene colpito da crisi d’ansia, insonnia e demenza.
di Charlotte Jee
Negli ultimi mesi sono comparsi una serie di rapporti su un legame tra la sopravvivenza del covid-19 e lo sviluppo di problemi di salute mentale. Ora sono arrivate anche le conferme da parte dei dati. Un nuovo studio, pubblicato su “Lancet Psychiatry”, ha scoperto che a quasi una persona su cinque che ha avuto il covid-19 viene diagnosticata una malattia mentale entro tre mesi dal risultato positivo.
I ricercatori dell’Università di Oxford e del NIHR Oxford Health Biomedical Research Center hanno raccolto le cartelle cliniche elettroniche di 70 milioni di pazienti negli Stati Uniti, tra cui 62.354 a cui era stato diagnosticato il covid-19 dal 20 gennaio al 1 aprile 2020, ma senza la necessità del ricovero in ospedale. Hanno scoperto che al 18 per cento dei pazienti è stato diagnosticato un problema di salute mentale nei 14-90 giorni successivi a una diagnosi covid-19.
Per capire come questi problemi colpiscano i pazienti con covid-19 rispetto agli altri malati, il team ha confrontato i dati con altre sei patologie(tra cui influenza e fratture) nello stesso periodo di tempo. Hanno scoperto che la probabilità che a un paziente covid-19 venga diagnosticato un problema di salute mentale per la prima volta era doppia rispetto a quelli con altre condizioni. Disturbi d’ansia, insonnia e demenza sono state le diagnosi più comuni.
Inoltre, le persone con problemi di ordine psicologico o malattie mentali preesistente, in particolare disturbo da deficit di attenzione e iperattività, disturbo bipolare, depressione o schizofrenia, avevano il 65 per cento di probabilità in più di ricever una diagnosi di covid-19. Ormai da mesi si affollano i segnali dell’imminente tsunami di problemi di salute mentale a causa della pandemia .
“Sappiamo da precedenti pandemie che questi disturbi mentali di solito compaiono nei sopravvissuti e lo studio conferma lo stesso modello per il Covid-19, quindi i dati non sono inaspettati”, afferma il professor Til Wykes, vicepreside di Psicologia e Scienze dei sistemi all’Istituto di Psichiatria del King’s College di Londra.
In ogni caso, dovremmo prepararci alla crescita dei casi di disturbi mentale nella società nei prossimi mesi e anni. “Questa è solamente la punta di un iceberg e dobbiamo prevedere il maggior numero possibile di sistemi di supporto per la salute mentale, accessibili a tutti”, conclude Wykes.
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(rp)