Una nuova frontiera per la lotta alle malattie neurologiche. I ricercatori sfruttano gli ultrasuoni per identificare nel cuore il rischio di demenza.
di Lisa Ovi
Il termine demenza fa riferimento ad una serie di condizioni neurologiche accomunate dal declino delle funzioni cerebrali. Si tratta di una realtà che accompagna da sempre la vita umana, eppure, le scarse probabilità di raggiungere un’età avanzata nella società preindustriale hanno fatto sì che solo negli anni ’70 la demenza abbia meritato l’interesse e gli studi di cui è ora oggetto.
Secondo le moderne neuroscienze, la demenza è un sintomo di malattia, non una normale componente dell’invecchiamento. Non a caso, sebbene si tratti di esempi più rari, è una condizione che può colpire anche individui tra i 40 e 50 anni. Tra le malattie più comunemente responsabili dei sintomi di demenza sono inclusi il morbo di Alzheimer, la demenza frontotemporale e la demenza a corpi di Lewy.
Non esistono ancora cure capaci di riparare i danni all’origine dei sintomi di demenza, ma anni di ricerca hanno portato alla conclusione che una diagnosi precoce può permettere di mitigare la progressione della malattia. Cresce, dunque, il numero di investimenti come quello della Banca Europea per gli Investimenti nell’italiana Diadem e nei suoi test del sangue per la diagnosi dell’Alzheimer, alla ricerca della possibilità di prevenire la malattia prima ancora di doverla curare.
Tra gli studi più recenti sull’argomento, emerge una ricerca condotta presso la University of Minnesota e pubblicata da JAMA Network.
Sotto la direzione del Dr. Lin Yee Chen e utilizzando strumenti agli ultrasuoni come l’ecocardiografia del cuore, il team di ricerca è stato in grado di chiarire il legame tra malattie cardiovascolari e casi di demenza. Segnalando in particolare l’esistenza di una correlazione diretta tra demenza e miopatia atriale, a prescindere dalla manifestazione o meno di casi di fibrillazione, lo studio offre una nuova occasione di identificare in anticipo il rischio di incorrere in forme di neurodegenerazione.
Come spiega il Dr. Lin Yee Chen: “La miopatia atriale è una condizione in cui funzionalità e dimensioni dell’atrio sinistro sono alterati. La nostra ricerca rivela che si tratta di un chiaro fattore di rischio per la demenza“.
Lo studio è stato condotto su di un gruppo di 4.096 volontari dell’età media di 35 anni, 531 dei quali ha sviluppato sintomi di demenza nel giro di sei anni. Approfondire le possibilità di diagnosi e cura della miopatia atriale potrebbe trasformarsi in un’occasione di prevenzione della demenza, cogliendo così i famosi due piccioni con una fava.
Immagine: Travis Grossen, Unsplash
(lo)