Il paese è molto indietro rispetto a dove dovrebbe essere, e questa situazione renderà molto più difficile monitorare e ridurre la diffusione del Covid-19.
di Neel V. Patel
Un paio di settimane fa ho iniziato a sentirmi male. È iniziato con mal di gola, poi senso di oppressione al torace e mal di testa, infine naso che cola e tosse. Mi sentivo sopraffatto dalla fatica e ho dovuto combattere la nausea per mangiare.
In effetti, ho avuto molti dei sintomi del Covid-19 (anche la perdita di gusto e olfatto, che sembra sempre più un segnale della malattia) tranne uno: la febbre. Ma quando sono andato a farmi visitare, i medici che mi hanno tranquillizzato, dicendomi che non avevo febbre e non c’era da preoccuparsi in quanto non ero stato fuori dal paese di recente.
I sintomi del coronavirus ricordano in buona parte quelli del raffreddore o dell’influenza. Quindi, se una persona va da un medico è perché vorrebbe capire se ha il Covid-19. “Abbiamo un semplice messaggio per tutti i paesi: test, test, test”, ha detto ai giornalisti il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus il 16 marzo. “Testare ogni caso sospetto. Se risultano positivi, isolarli e scoprire con chi sono stati in stretto contatto due giorni prima che sviluppassero i sintomi, e fare tamponi anche a quelle persone”.
Ma anche settimane dopo che abbiamo sentito dire da funzionari federali che gli Stati Uniti stanno accelerando i test sul coronavirus, molte persone non sono ancora sottoposte a controllo perché non mostrano sintomi, anche se hanno chiarito che erano stati in stretta vicinanza con qualcuno che era risultato positivo. In tutto il paese ci sono testimonianze di medici e pazienti che hanno ottime ragioni per richiedere di fare un test per il Covid-19, ma non riescono a ottenerlo.
Settimane dopo che i funzionari del governo hanno dichiarato di aver risolto i problemi iniziali sui test e dopo che il presidente Trump ha annunciato che chiunque voglia essere sottoposto a test ha la possibilità di farlo, i cittadini non riescono a effettuarli, a meno che non siano delle celebrità.
Questo dato contrasta nettamente con altri paesi che hanno affrontato l’epidemia con un rigoroso regime di test, tracciabilità dei contatti e isolamento degli infetti e potenzialmente infetti. La Corea del Sud, dove il numero di nuovi casi è apparentemente ridotto a poco più di 9.000, è un esempio di come una politica aggressiva di test (senza le misure draconiane utilizzate dalla Cina) possa aiutare ad appiattire la curva in modo efficace.
Il paese sta testando quasi 20.000 persone al giorno, offrendo servizi come il test itinerante gratuito in cui è possibile eseguire il tampone in pochi minuti, con risultati inviati il giorno seguente. Finora sono stati testati oltre 327.000 sudcoreani, circa 1 su 170 persone.
Il confronto con gli Stati Uniti è impietoso, eppure il primo caso di coronavirus è stato registrato nello stesso giorno della Corea del Sud (20 gennaio). Ashish K. Jha, il direttore dell’Istituto Global Health Institute della Harvard University, ha dichiarato all’”Associated Press” che gli Stati Uniti dovrebbero sottoporre a tamponi fino a 150.000 persone al giorno, invece, si attestano su un misero 40.000 test al giorno. Al 24 marzo, poco più di 350.000 persone sono state sottoposte a test negli Stati Uniti, vale a dire 1 su 943.
In altre parole, ciò che dobbiamo fare per fermare la diffusione del coronavirus – testare con attenzione quante più persone possibile – semplicemente non sta accadendo. “È molto chiaro che in Corea del Sud le persone possono ottenere un test molto rapidamente”, afferma Joshua Sharfstein, vicepreside della Johns Hopkins University per il comparto sanitario. “Questa politica richiede molto più della semplice disponibilità dei test: si tratta di capacità organizzative”. Il sistema sanitario americano “non è adatt oa operazioni del genere”.
Ciò dovrebbe spaventare gli americani. L’Italia è stato un altro paese che ha iniziato i test del coronavirus in modo molto lento, a circa un terzo della velocità della Corea del Sud. Come riportato dalla Johns Hopkins University, individui malati svolgevano le loro normali attività, inconsapevoli di diffondere il virus fino all’esplosione del numero di casi. La situazione negli Stati Uniti potrebbe facilmente assumere i contorni di qualcosa di simile se non è chiaro chi sia infetto e come rintracciarlo.
Le linee guida ufficiali del CDC prevedono test prioritari per tutti i pazienti ospedalizzati che hanno “segni o sintomi compatibili con il Covid-19”, soggetti vulnerabili con sintomi (quelli con più di 65 anni, quelli con patologie croniche, quelli con sistema immunitario compromesso) e chiunque mostri sintomi entro 14 giorni dal contatto con un paziente Covid-19 confermato o si sia recato in aree geografiche interessate (come Cina, Italia, Iran e Corea del Sud).
Secondo Sharfstein, seguire le linee guida significherebbe testare le persone che sono almeno “moderatamente” malate, con febbre e tosse. È lontano da quanto realmente accade. Città come New York e Los Angeles, per esempio, rifiutano i test a chi non è gravemente malato. E questo è un problema quando è risaputo che non c’è alcun bisogno di essere sintomatico per essere contagioso. I sintomi della malattia potrebbero non manifestarsi fino a 14 giorni dopo il contagio. Chiaramente sarebbe utile far testare il maggior numero possibile di persone in modo da isolarle immediatamente e ridurre drasticamente la probabilità di trasmissione.
Secondo Sharfstein, per i cittadini dovrebbero esserci alcune indicazioni precise su dove andare per fare il test. Probabilmente ci sono centinaia di migliaia di persone con sintomi che vanno tranquillamente in giro”. Perché non stiamo testando più persone? si domanda Sharfstein, che risponde sostenendo: “Siamo in linea con il nostro caotico sistema sanitario. Non siamo affatto organizzati per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, quindi questo modo di procedere è coerente”.
Il mese scorso, il CDC ha fallito l’implementazione dei primi test basati sulla PCR, la proteina C-reattiva, inviati ai laboratori statali di tutto il paese. È stato rapidamente scoperto che molti di questi test hanno prodotto falsi positivi a causa di reagenti difettosi, rendendoli inutili e costringendo quei laboratori a spedire i campioni dei loro pazienti al CDC stesso per i test.
La FDA ha tentato di risolvere il problema revocando le restrizioni che in precedenza impedivano ai laboratori locali e privati di sviluppare i propri test senza una “autorizzazione all’uso di emergenza”. I laboratori stanno crescendo rapidamente, specialmente nelle aree più colpite come Seattle, dove il laboratorio di virologia dell’Università di Washington elabora solo 3.000 kit di test al giorno.
Quasi due settimane fa, l’amministrazione Trump ha intrapreso nuove iniziative per accelerare la produzione e la somministrazione dei test, inclusa l’approvazione della FDA per un nuovo test. Le modifiche avrebbero dovuto contribuire a rendere disponibili mezzo milione di test aggiuntivi la scorsa settimana.
Non sono solo i veri e propri kit di test che ci mancano. Gli operatori sanitari devono essere protetti dall’infezione con mascherine e tute e hanno bisogno di strumenti di base come i tamponi nasali per raccogliere i campioni. La carenza di tali materiali sta contribuendo a creare colli di bottiglia.
Di fronte a questa disorganizzazione, i funzionari sanitari vogliono evitare di fare richieste che tolgono tempo e risorse ai pazienti che hanno bisogno di aiuto immediato. I medici locali e i funzionari sanitari sono costretti a decidere chi viene sottoposto a test e chi no.
“Il sistema non è realmente orientato a rispondere alle domande che vengono dai cittadini. Siamo di fronte a un fallimento”, ha dichiarato il 12 marzo, davanti al Congresso, Anthony Fauci, capo dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive.
Forse ho avuto il Covid-19. Non lo so con certezza e probabilmente non lo saprò mai. È preoccupante pensare che potrei aver avuto il virus e che forse lo stia inconsapevolmente diffondendo, e che ci sono innumerevoli altri che si trovano ad affrontare le stesse circostanze, tutto perché il sistema di test statunitensi giace in uno stato deplorevole.
Immagine: Test per il Covid-19 a Hayward, in California. Justin Sullivan / Getty Images
(rp)