Grazie agli strumenti di comunicazione disponibili all’epoca, Galileo potrebbe essersi salvato da un finale ben differnete.
di Alessandro Ovi
La lettera di sette pagine scritta da Galileo nel 613 ad un amico, Benedetto Castelli, matematico dell’Università di Pisa, il cui ritrovamento è stato riportata la scorsa settimana, è di estrema importanza. Infatti, può essere la prova che Galileo aveva avviato un tentativo per ammorbidire la sua lotta contro le autorità religiose.
Da una parte Galileo affermava che la ricerca scientifica non doveva essere soggette alla dottrina teologica, e continuava a sostenere che il modello eliocentrico proposto da Copernico 70 anni prima non era del tutto incompatibile con quanto scritto nella Bibbia. Dall’altra cercava di attenuare il tono polemico delle sue argomentazioni scientifiche.
Pare che le correzioni autografe apportate nella lettera, sostiene il suo scopritore (Salvatore Ricciardo della facoltà di Storia della Università di Bergamo), fossero rilevanti. In un caso dove si riferiva inizialmente ad alcune posizioni della Bibbia come ‘false’, Galileo cambiava la parola ‘false’ con la frase ‘apparentemente diverse dalla realtà’, in un altro, al posto di ‘celare ’ i suoi dogmi fondamentali, utilizza l’espressione più debole ‘velare’.
La lettera sulla base della quale nel 1616 Galileo ricevette la prima ingiunzione ad abbandonare il sostegno a Copernico non riporta tutti questi ammorbidimenti. Nel 1632 Galileo Viene processato e nel 1663 condannato al carcere, poi convertito agli arresti domiciliari.
Due sono i fatti straordinari in questa scoperta:
Il primo è che malgrado la sua assoluta rilevanza storica questa lettera fosse stata regolarmente archiviata alla Royal Society per almeno 250 anni, senza che nessuno storico ne fosse al corrente.
Il secondo è che dal momento della sua prima redazione, a quello della sua consegna all’Inquisizione, sono passati più di tre anni, un tempo lunghissimo se paragonato alla velocità delle comunicazioni di oggi.
Se anziché sette pagine scritte a mano, le comunicazione di Galileo con la Inquisizione fossero state via email, forse Galileo sarebbe finito al rogo come Giordano Bruno 13 anni prima.