Uno studio di rete integrato su meccanismi e potenziali trattamenti contro il morbo di Alzheimer porta alla scoperta di un’associazione tra le funzioni del gene RAC1 ed i sintomi comportamentali e neurologici tipici della malattia.
di Lisa Ovi
Il morbo di Alzheimer coinvolge notoriamente l’interazione tra geni diversi, con la conseguenza di rendere difficile lo studio dei suoi meccanismi. Una ricerca giapponese offre la nuova possibilità di identificare i geni implicati nell’avvio dei processi di neurodegenerazione tipici della malattia.
In uno studio pubblicato questo mese su Human Molecular Genetics, ricercatori dell’Università di Osaka, dell’Università di Niigata e del National Center for Geriatrics and Gerontology giapponese, hanno messo in rilievo l’influenza del gene RAC1, responsabile di alterazioni nelle reti a dominio proteico (PDN), sul morbo di Alzheimer.
I ricercatori hanno condotto un’analisi di rete sui cambiamenti nei PDN per determinare se fosse possibile rivelare i cambiamenti genetici associati all’Alzheimer nelle varie fasi della malattia.
Lo studio è partito dall’analisi di dati sulle interazioni tra le proteine e sull’espressione genica raccolti dallo studio di campioni di cervello post mortem di pazienti affetti da Alzheimer. I risultati hanno rivelato come il deterioramento dei PDN si verifica per fasi specifiche, sotto l’influenza del gene RAC1, responsabile dell’alterazione dei PDN.
Gli studiosi hanno quindi esaminato gli effetti della disattivazione dell’RAC1 nella mosca della frutta Drosophila, confermando il diretto collegamento con la neurodegenerazione e alterazioni nel comportamento dipendenti dall’età. Hanno anche rilevato la graduale riduzione di interazioni nelle reti a dominio proteico in tre regioni dei cervelli affetti da Alzheimer ad ogni stadio della malattia.
La conferma del collasso delle PDN durante la progressione del morbo di Alzheimer e la possibilità che possano essere un elemento chiave della disfunzione e neurodegenerazione tipiche dell’Alzheimer, rivelano come un approccio di rete integrato possa essere vantaggioso nel determinare i fattori che alimentano la malattia e scoprire nuovi nuovi biomarcatori o possibilità di trattamento.
(lo)