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    Change? Sì! Ma da che parte?

    Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, due argomenti hanno polarizzato l’attenzione dei media americani. Lontanissimi tra loro nei contenuti, ma entrambi in grado di generare dibattiti culturali stimolanti.

    di Alessandro Ovi

    Si tratta della Riforma sanitaria e del lancio dell’ultimo prodotto di Apple, l’iPad.

    Di entrambi ci occupiamo, nelle pagine degli SCENARI, per ricordarne gli aspetti essenziali e per marcarne quelli più profondamente innovativi e controversi.

    Da una parte, un lungo dibattito politico, una complessa serie di battaglie parlamentari, per riuscire dove prima tanti presidenti americani, da Roosevelt a Truman, a Clinton, avevano fallito: dare un’Assistenza sanitaria a tutti gli americani.

    Dall’altra parte, il lancio dell’iPad della Apple, un «apparato magico e rivoluzionario», come lo ha definito Steve Jobs, ma che forse, secondo alcuni, più che fare una rivoluzione, fa in realtà una controrivoluzione.

    Il dibattito sulla Riforma sanitaria fa emergere la difficoltà con cui Obama, un presidente eletto sulle ali della promessa di change, riesce, ma solo con grandissima fatica, nel suo sforzo di cambiare il modo in cui si gestisce l’Assistenza sanitaria. Perche gli Stati Uniti sono un paese dove la maggioranza dei cittadini è sempre pronta al cambiamento, purché ciò non faccia pensare a un intervento dello Stato nelle loro scelte private, come viene percepito il modo di curarsi.

    Anche se il risultato finale è stato inferiore alle promesse elettorali, rappresenta però l’inizio di una innovazione sociale molto profonda, perché trenta/quaranta milioni di americani si affacciano alla possibilità di non dovere più temere la bancarotta in caso di malattia.

    Il lancio dell’iPad ha avuto un successo straordinario perché l’oggetto è molto bello. Ma non fa cose straordinarie. O, per lo meno, non molto più straordinarie di quanto già facciano i vari modelli del suo predecessore iPhone. Fa appena un po’ di più, ma lo fa su uno schermo molto più grande. Rende quindi possibile – è lo stesso Steve Jobs a dirlo – un ambiente portatile adatto a libri, film, ma soprattutto ai messaggi pubblicitari. Invita più a un atteggiamento sit back, tipico della televisione, che sit forward, tipico del PC.

    In questo senso, l’iPad viene definito dai sostenitori di Internet uno strumento «controrivoluzionario». Una rivoluzione, quindi, in una cosa non certo giovane, l’Assistenza sanitaria, e una controrivoluzione in una invece giovanissima, la tecnologia della informazione e della comunicazione.

    I fiumi di parole che sono stati spesi per l’una e per l’altra non si sono soffermati su questo strano incrocio. Eppure, quando una società in una sua parte va in un senso e in un’altra va in senso contrario, una riflessione la merita. E noi stiamo provando ad avviarla.

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