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    Bitcoin è severamente limitato dai sistemi di sicurezza contro gli hacker

    Le leggi che governano Bitcoin ed altre criptovalute simili potrebbero portare la sicurezza di questi sistemi al collasso.

    di Mike Orcutt

    Bitcoin ha un problema fondamentale radicato nei suoi sistemi di sicurezza. Un nuovo paper (PDF), presentato dalla Bank of International Settlements (BIS), la cosiddetta banca centrale per le banche centrali, sostiene che Bitcoin sia un metodo di pagamento limitato per via del metodo, conosciuto come “proof of work”, che permette di proteggerne il libro mastro distribuito.

    Anzitutto, come abbiamo potuto constatare nel recente attacco informatico ai danni dei clienti di Ethereum Classic, nel momento in cui qualcuno raggiunge una capacità di estrazione di oltre il 50% sul valore necessario per tutelare il sistema di proof-of-work (sistema sul quale sono basate diverse altre criptovalute), è possibile invertire le transazioni e investire due volte le stesse criptovalute.

    Conosciuto come attacco “double-spend”, questo metodo permette al responsabile di pagare qualcuno in criptovalute prima di creare una versione alternativa delle blockchain al cui interno non risulta il pagamento. L’operazione, quindi, si conclude con la validazione della blockchain contraffatta e l’annullamento del pagamento al termine dell’operazione.

    Tanto più una transazione viene effettuata all’interno di una blockchain, quanta più potenza di calcolo è richiesta per creare una catena alternativa al cui interno questa transazione non figura, e minore è la probabilità che un attacco double-spend venga portato a termine. È per questo motivo che le attività commerciali che accettano pagamenti in Bitcoin non possono rilasciare i beni acquistati senza aver prima accumulato un insieme di transazioni addizionali, o blocchi, legati alla catena contenente il pagamento.

    Secondo Raphael Auer, un economista della BIS, una transazione non è realmente conclusa fio a quando non è talmente immersa nella blockchain da rendere qualunque tentativo di attacco double-spend economicamente sostenibile. Questo risultato, che Auer definisce “finalità economica del pagamento”, è estremamente costoso per la rete.

    Il secondo limite economico riguarda il metodo secondo cui la rete paga i minatori per mantenerne la sicurezza. Nel casto di Bitcoin, i minatori che introducono un nuovo blocco alla catena guadagnano un determinato numero di bitcoin, un ammontare conosciuto come “block reward”. I minatori possono anche aggiudicarsi tariffe sulle transazioni, offerte dagli utenti individuali di Bitcoin quando cercano di registrare una nuova transazione. Queste entrate incentivano i minatori a operare nell’interesse dell’intera rete piuttosto che per il proprio interesse. Secondo le regole che governano Bitcoin, però, queste ricompense diminuiranno nel corso del tempo, perché il sistema è progettato per rimuovere gradualmente le block reward.

    Le sole tariffe sulle transazioni non basteranno a garantire la sicurezza del sistema. Secondo Auer, quindi, il raggiungimento della finalità economica del pagamento richiederà sempre più tempo. Una volta azzerate le ricompense, potrebbero addirittura essere necessari dei mesi perché un pagamento diventi irreversibile. “Il solo rimedio fondamentale sarebbe quello di abbandonare il sistema proof-of-work (vedi “Bitcoin’s inherent economics could keep it from ever being very important”).

    Auer precisa che un cambiamento tanto radicale al software che governa la rete di una criptovaluta “richiederebbe probabilmente una qualche forma di coordinazione sociale o istituzionalizzazione”. Bitcoin è storicamente plagiato da contrasti interni ed altre difficoltà nel prendere decisioni tecniche. Nel frattempo, Ethereum sta cercando di passare a un metodo alternativo che prende il termine di “proof of stake”, e la sua comunità si sta accorgendo delle difficoltà inerenti dal punto di vista sociale.

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