L’ultimo giorno dell’anno è tempo di auguri, quanto mai sentiti in un anno difficile come quello che si sta concludendo, ed è anche tempo di riscoperte e di riflessioni culturali, consentite dalle lunghe giornate di isolamento: auguri e riflessioni che si coniugano nel fantascientifico “Viaggio nella Luna” di Cyrano de Bergerac.
di Gian Piero Jacobelli
Hercule Savinien de Cyrano, meglio noto come Cyrano de Bergerac da quando aggiunse al suo nome quello di un feudo ereditato dal padre, aveva un grande naso, ma anche un grande cervello, oltre a una grande abilità nel tirare di spada e nell’improvvisare versi .
Per quanto sia diventato celebre quando (1897) andò in scena a Parigi la fortunatissima “commedia eroica in versi” di Edmond Rostand, si tratta di un personaggio storico vissuto tra il 1619 e il 1655, il quale, a parte le conclate imprese d ‘ armi, aveva praticato la filosofia, la drammaturgia e la letteratura, in particolare quella fantascientifica, da cui prendiamo le mosse in questo saluto di fine d’anno.
Lettore di Castiglione, Moro, Campanella, ma anche di Copernico, Galilei, Gassendi, vale a dire i capisaldi della rivoluzione del pensiero umanistico e scientifico a cavallo tra Cinquecento e Seicento, il nostro autore affrontava le cose del mondo con spirito estroso e trasgressivo, mescolando la retorica e la scienza con competenza e altrettanta fantasia.
Ne parliamo in questo ultimo giorno di un anno funesto per un duplice motivo che potremmo imputare, sulla scorta del un titolo ormai proverbiale di un celebre libro di Jacques Monod, sia al “caso” sia alla “necessità”.
Il caso si è concretizzato in una recente trouvaillesul mercato librario dell’usato: una edizione lillipuziana dell’Istituto Editoriale Italiano, risalente al 1917, con un’elegante rilegatura in cuoio decorato a rilevo, contenente una versione italiana del Viaggio nella Luna e Lettere di Cyrano de Bergerac.
Dopo gli affascinanti riscontri collezionistici di Umberto Eco, trova un vecchio e stravagante libretto uscito dal circuito librario riveste un valore non soltanto antiquario, ma anche formativo, lungo i sentieri di una semper sorprendente serendipità culturale.
La necessità, vale a dire la pertinenza con il tempo (il passaggio d’anno) e lo spazio (la nostra rivista scientifica e tecnologica), risiede proprio nel racconto di Cyrano, che ci porta sulla Luna, un astro molto desiderato e sempre più praticato dalle attuali imprese spaziali.
Certo, la Luna ha sempre ispirato fantasie iconografiche e letterarie. Uno dei primi a pensare a un viaggio lunare con evidenti intenti di critica sociale fu Luciano di Samosata, un greco maestro di retorica vissuto nel II secolo dC e autore di Icaromenippo e di La storia vera , in cui la Luna è variamente meta di imprese “ turistiche ”oltre le Colonne d’Ercole dello spazio terrestre.
Nel 1516 a finire sulla Luna fu invece l’Astolfo dell’Orlando Furioso,a opera di Ludovico Ariosto, secondo il quale la Luna era il posto in cui finivano tutte le cose gettate via sulla Terra, compreso il senno perduto da Orlando.
Tra tanti precedenti e predecessori, Cyrano si distingue per la straordinaria consapevolezza dei fini da perseguire e dei mezzi necessari per conseguirli. Fallito un primo tentativo basato sulla “leggerezza” – «Avevo attaccato intorno alla mia persona una quantità di bottiglie piene di rugiada: e il Sole dardeggiando su di esse violentemente, fece sì che il calore le attirasse, come avviene per le grosse nubi, e perciò mi trasportasse ben in alto, al di là della regione media »- ebbe successo il secondo tentativo basato sulla” pesantezza “di una” macchina a molla “integrata da razzi, che lo proiettò abbastanza in alto da venire catturato dalla forza attrattiva della Luna : «Quando ebbi oltrepassato, secondo il calcolo che poi ho fatto, i tre quarti della distanza che separa la Terra dalla Luna,
Parallelamente a questo movimento fisico, consentito dal rapporto tra le diverse masse della Terra e della Luna e dalla distanza in cui l’attrazione della Luna può prevalere su quella della Terra, non meno significativo risulta il movimento mentale tra percezione e immaginazione nei processi conoscitivi della realtà vicina e lontana.
Proprio nelle primissime pagine, anzi paginette della edizione a cui stiamo riferimento, il nostro Cyrano si sofferma sulla relatività delle percezioni e delle interpretazioni del mondo, inclusa naturalmente la Luna: «Con gli occhi sperduti nel grande astro, ora uno di noi lo prendeva per una finestrella del cielo, ora un altro affermava essere invece l’arnese col quale Diana stira i collaretti di Apollo; e un altro diceva poter essere anche il Sole in persona, che spogliatosi alla sera dei suoi raggi, a traverso quel buco guardava quel che si faceva nel mondo quando non c’era lui ».
Tutto è relativo, dunque, il bello e il brutto, il buono e il cattivo e via dicendo: da acculturatissimo spadaccino, Cyrano de Bergerac ci saluta con una imprevedibile “stoccata” dialettica, che sembra presagire tutto il disagio filosofico di un mondo “liquido “Come quello in cui ci sembra oggi di vivere:« La Grande opera dei filosofi , che è stata composta da uno dei più alti spiriti solari, dimostra che tutto è vero, e spiega il modo di unire fisicamente tutte le verità contraddittorie, come per esempio che il bianco è nero, e che il nero è bianco; che si può essere e non essere nel medesimo tempo; che si può essere una montagna senza vallata; che il nulla è qualche cosa, e tutte le cose esistenti non esistono affatto ».
Si potrebbe continuare così, a forza di citazioni in cui la saggezza si coniuga con il paradosso, aiutandoci a capire, in queste giornate difficili, come il timore possa trasformarsi in speranza e ciò che sul momento ci affligge, possa offrirci opportunità a cui non avremmo altrimenti pensato.
Facendo nostro questo augurio, anche noi “a fin della licenza”, secondo la formula con cui Rostand faceva concludere i duelli del suo tragicomico eroe, “tocchiamo”, per liberarci dell’anno vecchio e inoltrarci in quello nuovo, auspicando che possa essere nuovo davvero.
(gv)