Un’evoluzione parallela per linguaggio e memoria nei cervelli di esseri umani e primati.
di Lisa Ovi
In un mondo in cui tante risorse vengono dedicate allo sviluppo di un’intelligenza artificiale, ancora troppo poco è noto dell’intelligenza umana e del cervello, l’organo a cui ne attribuiamo l’elaborazione. In particolare, comprendere come il cervello si sia evoluto al punto di elaborare un linguaggio è un argomento che affascina e potrebbe condurre non solo alla creazione di avanzati decodificatori del linguaggio, ma anche possibili terapie per pazienti affetti da disturbi cognitivi.
Oggi, l’intelligenza artificiale usa tecniche di apprendimento profondo per riconoscere le strutture del linguaggio umano, e comprendere l’evoluzione dell’intelligenza è persino oggetto di studi controversi sui macachi. Eppure, ancora nei primi anni Sessanta, la scienza non si pronunciava sul fatto che altri animali oltre all’uomo (e le api) fossero proprietari di un linguaggio.
Un recente studio pubblicato sulla rivista Neuron, condotto da ricercatori della Newcastle University e dell’Iowa University, descrive la scoperta delle somiglianze tra la corteccia uditiva di esseri umani e primati. Il dato suggerisce che il principio dell’evoluzione del linguaggio umano potrebbe risalire ad almeno 25 milioni di anni fa.
Come spiega il Professor Chris Petkov, della Newcastle University, il linguaggio è un elemento chiave della formazione delle memorie, tanto che “Si crede spesso che il linguaggio umano e il sistema cerebrale della memoria abbiano subito una trasformazione sostanziale durante la nostra recente storia evolutiva, distinguendoci da ogni altro animale vivente.” La scoperta di un legame tanto stretto con i percorsi neurali di altri primati ha profonde implicazioni sia scientifiche che neurologiche.
I ricercatori hanno utilizzato informazioni raccolte da pazienti monitorati in seguito a trattamenti neurochirurgici. Facendo uso di tecniche di imaging cerebrale hanno potuto seguire gli effetti della stimolazione di specifiche aree del cervello. I dati raccolti tra i pazienti umani sono poi stati messi a confronto con dati raccolti nelle scimmie.
La stimolazione cerebrale ha portato alla luce un percorso cerebrale ancestrale mai osservato prima, condiviso da esseri umani e scimmie e probabilmente attivo negli antenati comuni ad entrambe le specie.
La stimolazione cerebrale è un trattamento comunemente utilizzato per disturbi neurologici e psichiatrici, ma ancora non ben compreso. Lo studio ha prodotto nuove informazioni su questa tecnica e ispirato approfondimenti da cui potrebbero derivare future forme di trattamento per malattie come il morbo di Parkinson.
(lo)