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    Come funziona veramente il sistema di credito sociale in Cina?

    Nell’immaginario collettivo occidentale, l’infimo sistema di crediti sociali della Cina è un regime di sorveglianza che viola i diritti umani.

    di Karen Hao

    Sentiamo spesso parlare del sistema di credito sociale cinese come strumento per l’affermazione del controllo politico nel paese, come nel caso del mese scorso in cui un uomo si è visto decurtare 950 punti su 1.000, 10 punti alla volta, per aver chiesto al governo un aiuto nella disputa medica di sua madre. Raramente, però, ci è capitato di poter ascoltare la versione presentata dall’altra parte; la versione in cui il sistema è un meccanismo di governance accolto da molti dei cittadini stanchi di incappare in frodi, prodotti contraffatti e incapacità del sistema sanitario pubblico.

    Questa è la realtà alternativa descritta all’interno di un articolo pubblicato dal South China Morning Post (anche se, a esser sinceri, conviene domandarsi quanto il SCMP sia indipendente). Nel villaggio di Jiakuang Majia, nella provincia di Rongcheng, una delle città che hanno ospitato con successo il programma pilota, gli abitanti dicono che il sistema abbia avuto un influsso prevalentemente positivo – quando ha, effettivamente, influito sulle persone. In realtà, nessuna IA o tecnologia particolare sarebbe stata impiegata. Piuttosto, i punti verrebbero conteggiati con carta e penna, manualmente, per cui il sistema risulterebbe più una forma di burocrazia periferica piuttosto che una forza influente sulla vita di tutti i giorni.

    Il sistema di credito sociale della Cina è progettato per incentivare la legalità e l’integrità. I cittadini possono guadagnare punti compiendo buone azioni come il volontariato, le donazioni di sangue, o attirando investimenti a favore della città; possono invece perderli per infrazioni come la violazione del codice della strada, l’evasione fiscale o la mancata assistenza ai genitori anziani. I punteggi influiscono sull’accesso a programmi di welfare della comunità: punteggi elevati garantiscono benefici quali controlli medici gratuiti e sconti sulla bolletta del riscaldamento; punteggi bassi comportano la perdita di sussidi o la rimozione da impieghi statali.

    Anche se quest’ultimo dettaglio viene spesso descritto in Occidente come l’imposizione del controllo di un governo autoritario sulla libertà, molti studiosi ritengono che i punteggi di credito sociale non avranno il tanto temuto controllo su larga scala. I dati raccolti attraverso il sistema non vengono allineati a quelli che, ad esempio, possono essere richiesti da una banca per determinare la sicurezza di un prestito.

    Le regole di condotta sono soggette a revisione in caso di risposte marcate da parte dei partecipanti. La Contea di Suining, ad esempio, ha annullato la rimozione di punti per petizioni non autorizzate dopo aver ricevuto un feedback ampiamente negativo. Pertanto, come spiegano gli studiosi, il sistema agisce più come strumento di propaganda che come strumento di imposizione. C’è persino chi è arrivato a definirlo una estensione della storica tradizione che, nella cultura cinese, volge alla promozione della buona condotta morale; i cittadini cinesi, secondo questi, avrebbero una percezione completamente differente della privacy e della libertà.

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