Si stanno portando avanti numerosi tentativi per rendere concreta l’idea di un documento che attesti l’avvenuta vaccinazione, ma le complessità tecniche ed etiche creano grandi ostacoli per gli sviluppatori di questi sistemi e i legislatori.
di Lindsay Muscato
Mentre i vaccini per il covid vengono distribuiti in numerosi paesi, la domanda è diventata: come fanno le persone a dimostrare di averlo fatto? Per mesi, questa conversazione – e le questioni etiche sollevate da qualsiasi sistema di “passaporto vaccinale” – è stata teorica, ma nelle ultime settimane la questione è diventata più concreta. La compagnia aerea australiana Qantas ha effettuato una prova a marzo, mentre la scorsa settimana New York ha adottato il primo sistema a livello statale negli Stati Uniti. Il 5 aprile, il Regno Unito ha dichiarato che avrebbe portato avanti un progetto pilota come parte del suo graduale allentamento delle restrizioni del lockdown. Le mosse hanno suscitato varie reazioni: in America alcuni stati hanno accettato l’idea, altri l’hanno rifiutata.
Cos’è un passaporto vaccinale?
Quando gli esperti parlano di trasformare l’avvenuta vaccinazione in una credenziale o in un passaporto, di solito ci sono due ragioni molto diverse che vengono portate a sostegno della proposta: il problema dei confini internazionali e la circolazione all’interno delle città. Nel primo caso si dovrebbe presentare il certificato alle autorità di immigrazione quando si entra in un altro paese, replicando il modo in cui i registri dei vaccini internazionali hanno in genere funzionato per decenni: molte nazioni già raccomandano le vaccinazioni per l’ingresso o richiedono la prova delle immunizzazioni per malattie come la febbre gialla.
Nel secondo caso le credenziali avrebbero un utilizzo quotidiano, ed è quello di cui la maggior parte delle persone discute quando parla di passaporti vaccinali. Gli esperti immaginano che si potrebbe mostrare per entrare nell’edificio in cui si lavora, andare in un bar o partecipare a un evento privato come un concerto o un matrimonio.
In entrambi i casi, il documento potrebbe presentarsi in una delle due seguenti forme: memorizzato sullo smartphone o su un supporto cartaceo che potrebbe essere scansionato o visualizzato. I sistemi normalmente funzionano con la prova della vaccinazione o con un recente test negativo. Secondo quanto riferito, il progetto pilota nella fase iniziale del Regno Unito permetterà anche di fornire prove della recente malattia, che conferirebbe l’immunità a una persona.
Chi sta sviluppando i prodotti?
Nella maggior parte dei luoghi, nonostante tutte le recenti discussioni, i passaporti per i vaccini non si sono materializzati, ma molti paesi e aziende private continuano ad andare avanti. Le compagnie aeree, per esempio, parlano di una soluzione a livello di settore. Per quanto riguarda i paesi, la versione israeliana di una credenziale vaccinale è una delle più avanzate. Il suo “green pass” è stato lanciato a febbraio.
Le aziende di software stanno cercando da mesi la soluzione ideale per le credenziali del vaccino. Alcune stanno iniziando a unirsi tra loro per concordare alcuni standard comuni. Per esempio, il sistema di New York, l’Excelsior Pass, utilizza il Digital Health Pass di IBM, un’azienda che è anche membro della Linux Foundation Public Health, un’organizzazione che aiuta centinaia di sviluppatori a condividere codice e idee. Ma anche con una maggiore cooperazione, ci sono ancora molti problemi da risolvere. Alcune grandi domande sui passaporti per i vaccini rimangono sul tavolo.
In che modo gli sviluppatori manterranno al sicuro le informazioni sulla salute privata?
L’app di New York promette privacy, ma non spiega come sia realizzata, afferma l’esperto di sicurezza Albert Fox Cahn, che dirige il Surveillance Technology Oversight Project con sede a New York. “Non abbiamo nemmeno le informazioni più rudimentali su quali dati acquisisce, come vengono archiviati o quali misure di sicurezza vengono utilizzate”, egli spiega.
Cahn dice di aver provato un esercizio di “hacking etico”. E’ riuscito a ottenere il permesso di attivare il pass di un utente semplicemente inserendo i dettagli (come la data di nascita) trovati sugli account dei social media e ha visto che ci sono voluti solo 11 minuti prima di avere l’Excelsior Pass blu, vale a dire il passaporto vaccinale. Per il green pass di Israele, alcuni esperti di sicurezza hanno già avanzato preoccupazioni per la crittografia obsoleta utilizzata.
Carta, smartphone o entrambi?
Richiedere alle persone di utilizzare uno smartphone escluderebbe porzioni significative della popolazione, comprese molte persone anziane e alcune che non possono permettersi o scelgono di non utilizzare telefoni di fascia alta. Il sistema in fase pilota di New York si affida a una scheda cartacea e accetta anche i certificati di altri stati o i risultati negativi dei test. Questo tipo di flessibilità fa parte anche di altri sistemi proposti.
L’iniziativa PathCheck, gestita da Ramesh Raskar, professore associato del MIT, sta lavorando a un sistema cartaceo con adesivi con codice QR attaccati. I codici possono essere scansionati nei diversi luoghi o da chiunque desideri controllare le persone che entrano in un posto. A suo parere, le altre proposte sono troppo complesse. “Abbiamo bisogno di una soluzione immediata per un utilizzo di massa, nel bel mezzo della pandemia”, egli dice.
Come vengono archiviati e condivisi i dati di immunizzazione?
In alcuni paesi con sistemi sanitari nazionalizzati, come il Regno Unito e Israele, le registrazioni delle vaccinazioni possono essere rese accessibili a livello centrale. Negli Stati Uniti, tuttavia, una soluzione universale deve affrontare un altro grande ostacolo: il sistema sanitario frammentato del paese. Le registrazioni dei vaccini sono archiviate in un mosaico di database che normalmente non funzionano insieme.
“È un guazzabuglio”, afferma Jenny Wanger, che supervisiona le iniziative relative al covid per la Linux Foundation Public Health. “Questo è solo un segno di quanto sia stata decisamente sottofinanziata la nostra infrastruttura sanitaria pubblica per così tanti anni”. Il sistema disconnesso degli Stati Uniti è in netto contrasto con paesi come l’India, dove i dati sono molto più centralizzati, afferma Anit Mukherjee, del think tank statunitense Center for Global Development. Lì, dice, “non è possibile gestire il lancio di un vaccino per un miliardo di persone senza avere una qualche forma di sistema centralizzato”.
E le implicazioni etiche legate alla richiesta di un documento che provi l’avvenuta vaccinazione?
Mentre i vantaggi per coloro che sono in grado di utilizzare i passaporti per i vaccini sono chiari, soprattutto il ritorno a qualcosa di simile alla vita normale, ci sono legittime preoccupazioni sui modi in cui verranno utilizzati i dati digitalizzati, oggi e in futuro. I principali problemi da tenere in considerazione sono i seguenti:
L’accesso potrebbe essere ingiustamente limitato per alcune persone. La stragrande maggioranza dei vaccini distribuiti finora – l’84 per cento secondo il “New York Times” – è circolata nei paesi più ricchi. E anche in questi paesi, ad alcuni gruppi di lavoratori non è stata data la priorità. Per esempio chi lavora nei saloni di bellezza statunitensi ha avuto una bassa priorità nonostante gli alti tassi di infezione. In Israele, la distribuzione ai palestinesi nei territori occupati resta lenta. Per coloro che non hanno un documento che attesta la vaccinazione, i passaporti vaccinali richiederanno la prova di un recente test negativo, che potrebbe richiedere tempo o denaro per ottenerlo.
Le leggi e le politiche dovranno definire le protezioni. Imogen Parker fa parte di un team presso l’Ada Lovelace Institute di Londra, che studia i passaporti vaccinali e le relative questioni etiche da maggio 2020. A suo parere, quando si tratta di uso quotidiano, “deve esserci una chiarezza totale su come questo interagisce con la legislazione sulle pari opportunità o sul diritto al lavoro … Potrebbe essere usato durante le proteste? Potrebbe essere usato nelle cabine elettorali?”. Negli Stati Uniti, afferma, tali informazioni potrebbero anche essere trasmesse alle compagnie di assicurazione, a meno che tali usi non siano specificamente vietati.
I paesi potrebbero usare le credenziali come un modo per emarginare le persone. Per l’attraversamento delle frontiere, dice Parker, la complicazione è che non tutti i paesi hanno ancora i vaccini: “Questa disparità incoraggerà i paesi a diffondere i vaccini? Il viaggio e il commercio si baseranno sulla certificazione vaccinale? ” Mukherjee, nel frattempo, sottolinea che non tutti i vaccini sono uguali. Per esempio, alcuni studi suggeriscono che il CoronaVac cinese ha un’efficacia di circa il 50 per cento, inferiore alle percentuali del 90 per cento e superiori mostrate dai vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna. Questo significa che anche chi ha le vaccinazioni “sbagliate” potrebbe finire per essere respinto?
Quale strada si percorrerà?
Con così tante domande ancora da rispondere, la posta in gioco rimane alta. In una presentazione slide ottenuta dal “Washington Post”, i funzionari federali temevano che un’implementazione mal riuscita “potesse ostacolare la nostra risposta alla pandemia minando le misure di sicurezza sanitaria, rallentando la ripresa economica e mettendo in crisi la fiducia dei cittadini”. Da allora, l’amministrazione Biden ha affermato che non definirà un mandato a livello nazionale.
Ma nonostante la recente copertura mediatica, le opinioni politiche e il lancio di nuove app, non è chiaro quali potrebbero essere le prospettive a lungo termine per le credenziali del vaccino. “La nostra intenzione è di aprire quanti più posti possibile con il green pass”, ha detto il direttore per la salute del ministero della salute israeliano , Sharon Alroy-Preis, in un’intervista al sito web di notizie israeliano Ynet. “L’obiettivo è creare luoghi più sicuri e incoraggiare la vaccinazione”.
Ma dopo? Gli esperti non lo sanno ancora, e persino Israele lo sta ancora cercando di capire. La risposta più chiara è che, per almeno un breve lasso di tempo, in determinati luoghi, le persone potrebbero dover dimostrare di essere state vaccinate o di avere effettuato un tampone negativo. Se questi sistemi rimarranno o meno, e come le persone si sentiranno al riguardo, è difficile da prevedere quanto il corso della pandemia.
Anche se il futuro è oscuro, Parker afferma che avere una visione a lungo termine è importante: “Si sta costruendo uno strumento per la sorveglianza sanitaria e normalizzando un certo numero di terze parti che richiedono alle persone di condividere i dati. C’è davvero una grande domanda su come potrebbe evolversi”. Inoltre, si chiede, anche se temporaneo, siamo sicuri di avere la capacità di smantellarlo in futuro?”
Il bioetico Arthur Caplan, capo fondatore della Divisione di Etica Medica presso la NYU School of Medicine, afferma di aver visto come le norme sulle vaccinazioni possono cambiare ed evolversi. Ricorda le sue pressioni per chiedere agli operatori sanitari di farsi vaccinare contro l’influenza e dice che dopo il dibattito iniziale, la controversia si è placata: “Alcune persone hanno detto, non lo voglio fare, lo odio. Dopo circa due anni? Nessuno protesta. Lo fanno e basta”.
In ogni caso, porre fine alla pandemia si basa su più fattori, non solo su un tipo di tecnologia, afferma Julie Samuels, che ha contribuito a lanciare l’app di notifica di esposizione di New York l’anno scorso. Come con tutta la tecnologia relativa alla pandemia, ella conclude, “è importante pensare a queste cose solo come a uno strato di protezione … Ovviamente la priorità è vaccinare quante più persone possibile”.
Immagine di: Una donna mostra il green pass all’entrata di una palestra in Israele. The Yomiuri Shimbun / AP
(rp)