Il Dipartimento del Tesoro americano ha inserito nella lista nera diversi indirizzi di valuta digitale che, a quanto dice, appartengono a tre cittadini cinesi accusati di traffico di oppioidi sintetici negli Stati Uniti.
di Mike Orcutt
L’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Tesoro degli Stati Uniti sostiene che Xiaobing Yan, Fujing Zheng e Guanghua Zheng sono legati a un traffico internazionale di droga negli Stati Uniti.
L’OFAC ha messo sotto sequestro le attività con sede negli Stati Uniti di queste persone e ha inserito nella lista nera alcuni indirizzi di valuta digitali ad essi associati, sostenendo che gli accusati di traffico di droga hanno riciclato i loro proventi “in parte utilizzando valute digitali come i Bitcoin”.
Non si tratta dei primi indirizzi di valute digitali che l’OFAC inserisce nella blacklist.
Nel novembre 2018, l’ufficio ha segnalato gli indirizzi Bitcoin collegati a due cittadini iraniani alla Specially Designated Nationals list, un elenco di persone sotto osservazione, vietando ai cittadini statunitensi di intrattenere rapporti d’affari con loro.
I due uomini avrebbero contribuito a scambiare Bitcoin del valore di milioni di dollari acquisiti tramite ransomware.
Allora, il “Wall Street Journal” ha definito la notizia “un segnale di una nuova era in cui i guadagni illeciti vengono negoziati in codice anziché in contanti”.
Questa nuova misura coercitiva rende più credibile l’impegno delle autorità statunitensi nel reprimere l’utilizzo della criptovaluta a scopi di riciclaggio.
Rimangono, però, ancora aperte delle domande. Cosa succede se gli utenti inseriti nella lista nera ottengono nuovi indirizzi, come è possibile fare con grande facilità?
A quali conseguenze va incontro chi effettua transazioni con gli indirizzi della lista nera?
Forse l’inserimento degli indirizzi delle valute digitali nella lista nera è più un messaggio ai potenziali riciclatori di denaro: fate attenzione, siete sorvegliati!