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    I finanziamenti di Epstein al MIT Media Lab scottano

    Durante un incontro, uno dei fondatori del MIT Media Lab, Nicholas Negroponte, ha scioccato il pubblico sostenendo che prendere i soldi da Jeffrey Epstein era giustificato.

    di Angela Chen e Karen Hao

    Il direttore del MIT Media Lab, Joichi Ito, ha subito pressioni per rassegnare le dimissioni dopo aver rivelato di aver preso finanziamenti per la ricerca da Jeffrey Epstein, il finanziere accusato di aver messo su un giro di prostitute minorenni per sé e per i suoi potenti amici.

    Pochi giorni fa, durante la festa di apertura dell’anno accademico, Nicholas Negroponte, che ha co-fondato il Media Lab nel 1985 ed è stato il suo direttore per 20 anni, ha affermato di aver consigliato a Ito di prendere i soldi di Epstein. “Se potessi mettere indietro l’orologio”, ha aggiunto e ripetuto due volte, “direi ancora: “Prendili, prendili”. 

    Le dichiarazioni di Negroponte hanno suscitato un certo clamore nel pubblico e alcuni nella stanza hanno ritenuto che l’ex direttore del MIT volesse sostenere che sarebbe stato lecito prendere i soldi anche se si fosse saputo, a suo tempo, che Epstein commettesse illeciti sessuali.

    In una prima versione di questa storia da noi riportata, Negroponte non aveva risposto a una richiesta di commento. In seguito ha detto al “Boston Globe” che stava difendendo solo la decisione originale di prendere denaro da Epstein, che in quel periodo era già stato condannato e aveva scontato una pena per un reato sessuale che coinvolgeva una minorenne. 

    “Dato quello che sappiamo oggi sui suoi traffici sessuali… nessuno avrebbe dovuto prendere i suoi soldi”, ha scritto Negroponte in una e-mail. “Ma se penso a quello che sapevamo allora, ribadisco che avrei accettato il suo finanziamento”.

    Indipendentemente da ciò, i commenti di Negroponte possono anche spargere una luce nuova su una narrazione che, almeno pubblicamente, ha biasimato Ito per aver lavorato con Epstein.

    Anche se Negroponte non è più una figura di primissimo piano, le sue argomentazioni aiutano a spiegare la mentalità che ha portato tanti intellettuali a legarsi a Epstein.

    Un filantropo della scienza scomodo

    Epstein, il cui suicidio risale ad agosto, è stato arrestato a luglio e accusato di illeciti sessuali portati avanti per anni. Nel 2008 era stato condannato per aver indotto alla prostituzione una ragazza minorenne. Epstein è stato il patrono di molti scienziati famosi, tra cui il genetista George Church, il biologo Martin Nowak, il fisico Lawrence Krauss e il biologo evoluzionista Robert Trivers.

    Ad agosto, Ito, che guidato il MIT Media Lab dal 2011, ha rivelato che anche lui aveva accettato del denaro da Epstein sia per il Media Lab sia per le sue iniziative private (Ito è anche nel board di “MIT Technology Review”, ma non ha mai contribuito al finanziamento di questa pubblicazione, che rientra nel bilancio generale del MIT).

    Le dichiarazioni di Ito hanno portato alle dimissioni sia di Ethan Zuckerman, esperto di cultura digitale e direttore del Center for Civic Media del Media Lab, che ha affermato di aver esortato Ito nel 2014 a non incontrare Epstein – sia dello scienziato informatico J. Nathan Matias. Né Zuckerman né Matias hanno risposto alle richieste di commento relative alle loro dimissioni.

    L’incontro, a cui ha partecipato un giornalista del MIT Technology Review, doveva essere un tentativo bene organizzato per allentare le tensioni sulla controversia. Gli organizzatori hanno prima illustrato un piano d’azione di 90 giorni e poi hanno dato la parola a Ito per rispondere alle domande, tra tutte quella sulle possibili sue dimissioni.

    Ito ha detto di averle prese in considerazione, ma dopo aver consultato molte persone, compresi alcuni leader dei diritti civili, è arrivato alla conclusione che avrebbe dovuto rimanere presso il Media Lab per risolvere i problemi legati a questi finanziamenti.

    Il suo tono era dimesso e ha ammesso ripetutamente di aver sbagliato ad accettare i soldi. “Sono parte del problema quando pensavo di essere parte della soluzione”, ha spiegato Ito.

    In risposta alle domande successive, ha affermato di aver ricevuto 525.000 dollari di finanziamenti da Epstein per il Lab. Per quanto riguarda le modalità di assegnazione e spesa, ha specificato che questi soldi sono stati distribuiti a pioggia.

    L’incontro è proceduto con calma, ma prima che uno degli organizzatori facesse il discorso finale, Negroponte si è alzato in piedi, non sollecitato, e ha cominciato a parlare.

    Si è soffermato sul suo privilegio di “uomo bianco ricco” e su come avesse usato quel privilegio per entrare nei circoli dei miliardari. Erano questi rapporti sociali, ha continuato, che avevano permesso al Media Lab di essere l’unico posto al MIT che poteva chiedere di non pagare tasse scolastiche, offrire pieni stipendi e consentire ai ricercatori di mantenere la proprietà intellettuale.

    Negroponte ha affermato di essere orgoglioso di conoscere oltre l’80 per cento dei miliardari statunitensi, e che attraverso questi circoli è arrivato a conoscere Epstein. Nel corso degli anni, ha cenato due volte con lui ed è salito sul suo jet privato, dove hanno parlato appassionatamente di scienza (Non ha specificato se questi incontri si sono verificati prima o dopo la condanna di Epstein del 2008). 

    Sono state questi contatti, ha spiegato, che lo hanno avvicinato ad Epstein e lo hanno indotto a consigliare con convinzione a Ito di accettare i finanziamenti.

    E’ stato a questo punto che Negroponte ha detto che avrebbe ancora dato a Ito lo stesso consiglio. Tra i presenti sono circolate diverse interpretazioni contrastanti della sua affermazione. 

    Alcuni hanno capito che avrebbe agito allo stesso modo anche sapendo quello che sa ora sui presunti illeciti sessuali di Epstein. Ma Negroponte ha dichiarato al “Boston Globe”: “A posteriori, siamo imbarazzati e rimpiangiamo di aver accettato i suoi soldi”.

    Le sue dichiarazioni hanno provocato reazioni esasperate tra alcuni dei suoi ascoltatori. Una donna in prima fila ha iniziato a piangere. Kate Darling, ricercatrice del MIT Media Lab, ha gridato: “Nicholas, stai zitto!” Negroponte ha risposto che non avrebbe taciuto e che lui era il fondatore del Lab; Darling ha replicato con decisione: “Negli ultimi otto anni abbiamo ripulito i tuoi pasticci”.

    Zuckerman, che aveva parlato in precedenza durante l’incontro, ha avuto un breve scambio di battute con Negroponte, che insisteva: “Nel mondo della raccolta fondi, queste cose succedevano e non potevano essere una ragione sufficiente per interrompere i rapporti commerciali”.

    E’ stato solo quando Darling ha urlato di nuovo “Zitto!”, che Negroponte ha mormorato “Santo Dio” e si è seduto: l’incontro era ormai arrivato alla fine. 

    La “fabbrica del futuro”

    Il Media Lab è stato fondato nel 1985 ed è diventato famoso negli anni 1980 e 1990 per la sua ricerca interdisciplinare. “Ha una reputazione sconfinata e una qualità che altri non offrono”, afferma Margaret O’Mara, una storica della tecnologia presso l’Università di Washington. 

    L’icona della controcultura Stewart Brand ha pubblicato un libro sul Lab, e Negroponte, che una volta scriveva su “Wired” – una rivista da lui fondata – era una specie di guru della tecnologia.

    “Negroponte è stato eccezionalmente bravo a comunicare all’esterno ciò che il laboratorio stava facendo e a trovare finanziamenti per l’azienda”, afferma Thomas Haigh, storico della scienza all’Università del Wisconsin, a Milwaukee.

    Le dichiarazioni attuali di Negroponte danno conto dei prezzi che il MIT potrebbe pagare per lo scandalo di Epstein. Ito ha sostenuto di non aver preso la decisione di accettare i finanziamenti di Epstein da solo, ma di aver chiesto ai collaboratori di consigliarlo e di aver approfondito la questione all’interno dell’università. 

    Molti di quelli che collaboravano con lui lo hanno incoraggiato a procedere senza preoccuparsi delle possibili conseguenze.

    Dopo le scuse di Ito, importanti esponenti della comunità tecnologica – tra cui i membri del MIT Media Lab Jonathan Zittrain e Rosalind Picard e il professore Lawrence Lessig dell’Università di Harvard – hanno firmato una petizione non ufficiale a sostegno di Ito, anche se altri del Media Lab lo hanno pubblicamente invitato a fare un passo indietro.

    Il presidente del MIT L. Rafael Reif ha riconosciuto l ‘”errore di giudizio” dell’università in una e-mail inviata alla comunità del MIT a fine agosto. Il MIT ha ricevuto 800.000 dollari in 20 anni da Epstein, alcuni dei quali in periodi precedenti a Ito, destinati al Media Lab o al professore del MIT Seth Lloyd.

    Il preposto del MIT, Marty Schmidt, convocherà una commissione per indagare sulle donazioni di Epstein e l’università donerà un importo pari a tali fondi a un ente di beneficenza, o alle vittime di Epstein o ad altre vittime di abusi sessuali.

    Foto: Il cofondatore del MIT Media Lab, Nicholas Negroponte. Studio fotografico US Naval Academy / Wikimedia Commons

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