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    L’innovazione americana ha il fiato corto

    La produttività totale dei fattori, la misura dell’innovazione preferita dagli economisti, ha iniziato a calare negli anni 1970 e oggi sta crescendo a un ritmo decisamente lento.

    di David Rotman

    Una delle spiegazioni più convincenti di questo fenomeno è quella fornita da Ashish Arora e i suoi colleghi che attibuiscono le difficoltà dell’innovazione alla fine della ricerca aziendale a lungo termine

    Mentre la scienza universitaria è cresciuta e le startup sostenute da capitali di rischio sono diventate più importanti, il declino di luoghi come Bell Labs e DuPont Central e dei loro centri di R&S ha ostacolato lo sviluppo di invenzioni e prodotti utili. 

    Brevetto dei Bell Labs. Wikipedia

    Il problema è che il capitale di rischio e la ricerca universitaria funzionano in modo adeguato solo per i comparti del software e delle biotecnologie, in cui i potenziali guadagni relativi all’investimento sono enormi. 

    Invece, in settori come le tecnologie per l’energia pulita, sono necessari grandi investimenti e gruppi di lavoro multidisciplinari per portare sul mercato nuove tecnologie rischiose. Chi fornisce capitale di rischio non ha nessuna intenzione di correre tali rischi. 

    Arora e i suoi colleghi non si lasciano certamente andare a sentimenti nostalgici e sono perfettamente consapevoli che non si può tornare ai giorni di gloria della ricerca aziendale.

    Ma gli Stati Uniti devono ripensare a come commercializzare i suoi costanti progressi scientifici in settori del tutto diversi. E non solo per dare una spinta allo sviluppo dell’economia: la rapida crisi climatica sta anche rendendo il problema più urgente.

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