Con oltre 500.000 morti in Brasile, i bambini prematuri affrontano crisi sovrapposte legate alle politiche sanitarie, alla fornitura di ossigeno e alla trasmissione del virus.
di Jill Langlois
Quando le scorte di ossigeno si sono esaurite in diversi comuni dello stato brasiliano dell’Amazzonia a gennaio, 61 bambini prematuri hanno conquistato i titoli dei giornali. I piccoli non avevano il covid-19, ma il Segretariato di Stato della Sanità dell’Amazonas (SES-AM) era preoccupato che il sistema sanitario, sottoposto allo stress per combattere il covid, non fosse in grado di curarli adeguatamente.
La situazione era già precaria: secondo il sito di notizie locale Amazonia Real, i medici di un reparto di maternità nella capitale Manaus sono stati costretti a fornire ventilazione manuale a 10 bambini, pompando sacchi con le mani per ore per tenerli in vita. E’ stato un momento di puro panico. Famiglie, amici e volontari hanno setacciato la città in cerca di ossigeno e alcuni hanno inviato bombole da altre parti del paese. Nel frattempo, i governi di altri stati si sono offerti di fare spazio ai bambini nelle loro unità di terapia intensiva neonatale (NICU).
Alla fine, dopo aver confermato che c’era abbastanza ossigeno per far respirare i prematuri per almeno 48 ore, i funzionari li hanno lasciati rimanere dov’erano. Ma a quel punto la crisi aveva chiarito che alcuni dei pazienti più vulnerabili del paese pagavano conseguenze serie per la pandemia, anche se in realtà non avevano il covid-19. Ed era già abbastanza chiaro che i problemi per i bambini prematuri si stavano allargando a dismisura.
Errori della politica
Da quando il coronavirus ha iniziato a inghiottire il Brasile all’inizio del 2020, le nascite pretermine sono aumentate, in parte perché per alcune donne incinte che hanno contratto la malattia era necessario un parto anticipato attraverso cesarei o travaglio indotto per permettere a loro e ai loro bambini di respirare. Oggi il Brasile ha il secondo numero più alto al mondo di decessi per covid-19, oltre 500.000, e lotta ancora per tenere sotto controllo la malattia e i suoi danni collaterali. Gli esperti non ritengono che la situazione migliorerà presto.
Alcuni di questi danni sono legati alle scelte politiche del paese. Il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, l’ha costantemente definita una “piccola influenza” e nonostante abbia preso lui stesso la malattia, ha minimizzato la gravità del covid-19 promuovendo farmaci come l’idrossiclorochina, una cura che molto tempo dopo si è dimostrato inefficace ( e talvolta pericolosa) in pazienti con il virus.
Il suo negazionismo ha lasciato i medici senza supporto, annaspando per prendersi cura dei pazienti senza le risorse adeguate per la prevenzione o per le terapie. Il Brasile ha registrato oltre 16,7 milioni di casi durante la pandemia e il tasso di mortalità giornaliero si è attestato attualmente su circa 2.000. Sebbene sia sceso dai massimi giornalieri di 4.000 nella seconda ondata di aprile, è ancora uno dei più alti al mondo.
Mentre la qualità e la disponibilità dell’assistenza sanitaria possono variare in un paese grande come il Brasile, anche le migliori strutture mediche del paese sono state portate sull’orlo del collasso e solo aree benestanti come San Paolo hanno mostrato di reggere l’urto. E a sei mesi dalla crisi di ossigeno in Amazzonia, madri e bambini ne risentono ancora.
Complicazioni nelle fasi di cura
Ogni anno, circa 340.000 bambini in Brasile nascono prematuri, prima delle 37 settimane. Questo è il doppio del tasso europeo e, secondo l’ Organizzazione mondiale della sanità, colloca il paese al decimo posto di nascite pretermine nel mondo. Alcune terapie per questi bambini, tra cui l’allattamento al seno precoce e il contatto pelle a pelle con i genitori, non sono possibili negli ospedali di tutto il paese nonostante le prove che tali sistemi aiutino la crescita, lo sviluppo e persino la sopravvivenza molto più di quanto aumentino i rischi di esporre al contagio del covid-19.
Mentre il numero di nascite pretermine in Brasile per il 2020 deve ancora essere reso noto, esperti come Denise Suguitani, fondatrice e direttrice dell’organizzazione no profit Prematuridade, l’unica ONG nazionale del paese a sostegno dei bambini prematuri e delle loro famiglie, ritengono che ci sarà un aumento rispetto agli anni precedenti.
L’assistenza prenatale potrebbe impedire a molte madri di partorire prematuramente, ma il covid-19 ha reso i genitori in attesa molto più propensi a saltare le visite mediche. Secondo uno studio condotto dalla Brazilian Federation of Gynecology and Obstretics Associations a luglio e agosto dello scorso anno, l’81 per cento degli ostetrici/ginecologi consultati ha affermato che i propri pazienti erano preoccupati di contrarre il covid-19 durante gli appuntamenti prenatali.
“È durante gli appuntamenti prenatali che vengono identificati i rischi di parti prematuri”, afferma Suguitani. “Quindi, se una donna incinta salta un appuntamento o un esame, c’è la possibilità che un problema nella sua gravidanza che potrebbe portare a un parto prematuro non venga rilevato”.
Contrarre il covid-19 durante la gravidanza può anche essere un fattore nelle nascite pretermine. Secondo Rossiclei Pinheiro, pediatra e neonatologo della Federal University of Amazonas, il travaglio precoce può iniziare quando la reazione infiammatoria provocata dal coronavirus, o da qualsiasi altro tipo di infezione, si manifesta nella membrana amniotica, provocandone la rottura prematura. In altri casi, la nascita dei bambini le cui madri hanno il covid-19 si è dovuta anticipare: “Quando la mamma ha il covid e presenta problemi respiratori, il bambino potrebbe andare in asfissia nell’utero”, spiega Pinheiro.
I pericoli di limitare il contatto
Durante la pandemia, gli ospedali hanno un numero limitato di visitatori in terapia intensiva neonatale e alcuni membri del personale hanno persino impedito ai genitori di toccare i loro bambini. Pinheiro e altri esperti dicono che questo è l’approccio sbagliato. Una forma particolarmente importante di contatto pelle a pelle coinvolge i neonati che riposano petto a petto sopra un genitore. Si chiama marsupioterapia e ha dimostrato di ridurre la mortalità infantile del 40 per cento, l’ipotermia di oltre il 70 per cento e le infezioni gravi del 65 per cento.
In uno studio di marzo, l’OMS e i ricercatori partner hanno scoperto che la marsupioterapia ha offerto ai bambini nati da madri con covid molto più probabilità di sopravvivere e i benefici superavano di gran lunga la bassa percentuale di rischio di morire a causa del virus. A Carla Luana da Silva, una donna di 27 anni dello stato di San Paolo, non solo è stato proibita la marsupioterapia con la sua bambina estremamente prematura, ma le è stato impedito di avere qualsiasi contatto con lei. Da Silva dice che è stata una delle fasi più difficili degli 81 giorni di permanenza della bambina nella terapia intensiva neonatale.
Maria Vitória pesava meno di due chili quando è nata a 26 settimane, una sorpresa anche per il personale dell’ospedale della città di Presidente Prudente. La neonata è stata portata in terapia intensiva neonatale, dove è stata intubata e collegata a delle macchine per aiutarla a respirare. Aveva bisogno di trasfusioni di sangue e antibiotici pompati nelle sue piccole vene per tenerla in vita.
Quando nessuno guardava, da Silva apriva la porta dell’incubatrice e metteva la punta del dito nel palmo della mano di sua figlia. Ma le infermiere l’hanno vista e le hanno detto che non poteva toccare la suo bambina “a causa del covid”. Prematuridade, l’ONG gestita da Suguitani, ha agito da tramite durante la pandemia, parlando con il personale ospedaliero e gli amministratori a nome delle famiglie e chiedendo agli ospedali di permettere alle madri di allattare anche se hanno il covid-19.
“Il latte materno è la migliore fonte di nutrimento per i neonati, poiché fornisce protezione contro numerose malattie”, afferma Edna Maria de Albuquerque Diniz, pediatra e neonatologa presso l’Hospital das Clínicas dell’Università di San Paolo. “Quindi la raccomandazione di diverse entità internazionali e nazionali è che le donne dopo il parto in buone condizioni generali dovrebbero continuare ad allattare, indossando maschere protettive e lavandosi le mani prima e dopo”.
Se una madre non è in grado di allattare direttamente, dicono sia Diniz che Pinheiro, il suo latte dovrebbe comunque essere somministrato al suo bambino, poiché conterrà anticorpi che potrebbero proteggerlo dal covid-19. Ma uno dei modi più importanti per proteggere i bambini, dice Pinheiro, è prendersi cura delle loro madri. Il Brasile ha distribuito 88 milioni di dosi di vaccini per la sua popolazione di 214 milioni, ma le donne in gravidanza e dopo il parto non erano originariamente considerate gruppi di vaccinazione prioritari.
In effetti, alla maggior parte delle donne incinte è stata impedita la vaccinazione quando una donna incinta di 35 anni a Rio de Janeiro è morta dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca. Ora, solo le donne in gravidanza e dopo il parto con comorbilità possono essere vaccinate, unicamente con gli altri vaccini disponibili in Brasile: quelli di Sinovac e Pfizer. La Procura federale ha recentemente chiesto che le donne in gravidanza e dopo il parto senza comorbilità possano essere nuovamente vaccinate.
Gli esperti affermano che l’accesso ai vaccini e alle cure prenatali è fondamentale per mantenere in salute sia le madri che i bambini, soprattutto perché la lotta del Brasile contro il coronavirus non sembra destinata a rallentare presto. Il presidente Bolsonaro continua a partecipare a grandi eventi senza indossare una mascherina e ha detto al pubblico di “smetterla di piagnucolare”.
Ora è indagato in un’inchiesta parlamentare per i fallimenti della sua amministrazione nella gestione della pandemia, compreso il lento avvio dell’acquisizione di vaccini e la mancanza di ossigeno a Manaus che provocato il panico tra i medici che si prendevano cura dei bambini prematuri e che ha causato la morte di 31 adulti. Grandi proteste di piazza che chiedono il suo impeachment hanno avuto luogo in tutto il paese, e presto se ne prevedono altre.
(rp)