Una nuova terapia rafforza la capacità del sistema immunitario dell’organismo di contrastare anche quei tipi di tumori che fino a oggi sono rimasti fuori dal suo raggio d’azione
di Emily Mullin
I tumori devono essere “caldi” o infiammati, affinché i farmaci immunoterapici funzionino bene. Questo tipo di tumori sono caratterizzati dalla presenza di cellule immunitarie chiamate cellule T. I farmaci immunoterapici danno una spinta a queste cellule T, mettendole in grado di contrastare il cancro. Ma molti tumori sono “freddi” e quindi sfuggono al sistema immunitario. Senza cellule T con cui lavorare, i farmaci immunoterapici falliscono contro questi tumori.
Come studentessa laureata a Stanford, Shelley Ackerman ha lavorato con Edgar Engleman, professore di medicina e patologia, per sviluppare una terapia volta a trasformare i tumori freddi in caldi. L’approccio utilizza un anticorpo mirato al tumore attaccato chimicamente a un farmaco a piccola molecola immunostimolante che spinge il sistema immunitario a riconoscere e attaccare il tumore, trasformandolo in uno caldo invaso da cellule T che uccidono il tumore. Engleman ha fondato un’azienda biotecnologica, Bolt Biotherapeutics, nel 2015 per commercializzare l’approccio; Ackerman è entrata in Bolt nel 2018.
Da bambina, Ackerman ha perso suo zio e un caro amico a causa di un cancro metastatico nel giro di un anno, e quell’esperienza le ha fatto desiderare di continuare a lavorare sulla terapia nella speranza che un giorno sarebbe stata utilizzata per curare i pazienti. L’anno scorso, Bolt ha iniziato a testare il suo approccio in pazienti con tumori mammari, gastrici e di altro tipo che esprimono una proteina nota come HER2. L’azienda, che ha raccolto fondi per 438 milioni di dollari, sta anche sviluppando farmaci per il cancro del colon-retto, del polmone e del pancreas.
Immagine di: Shelley Ackerman. Jordan Engle
(rp)