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    Il mondo in via di sviluppo riduce l’utilizzo delle energie rinnovabili 

    Gli investimenti nelle fonti di energia rinnovabili sono crollati l’anno scorso nei paesi in via di sviluppo, mentre il consumo di carbone ha raggiunto livelli record. 

    di James Temple

    Si tratta di segnali molto negativi per il clima. Il grosso dell’espansione economica globale dei prossimi decenni avverrà in nazioni come Cina, India e altri mercati emergenti. Alimentare questa crescita con combustibili fossili, invece che con energie rinnovabili, minaccia di portare le emissioni di gas serra a livelli vertiginosi. 

    Secondo un’indagine annuale condotta da BloombergNEF su oltre 100 mercati emergenti, gli investimenti nell’energia solare, eolica e progetti simili sono scesi a 133 miliardi di dollari nel 2018, in calo rispetto ai 169 miliardi di dollari dell’anno precedente. La percentuale più alta di questo declino è stata registrata in Cina, la maggiore responsabile di emissioni di anidride carbonica al mondo. L’anno scorso la nazione ha investito 86 miliardi di dollari in progetti dedicati all’energia pulita, un calo rispetto ai 122 miliardi di dollari spesi nel 2017, tagliando programmi di sovvenzioni per le energie rinnovabili per contenere i costi in crescita. 

    Gli investimenti nell’energia pulita sono diminuiti di 2,4 miliardi di dollari in India e di 2,7 miliardi di dollari in Brasile, secondo il rapporto. Una buona notizia è che gli investimenti sono aumentati al di fuori di queste tre nazioni, con un incremento di 4 miliardi di dollari, investiti per lo più da Vietnam, Sudafrica, Messico e Marocco, rivela BloombergNEF. 

    L’altra buona notizia è che la capacità delle nuove centrali a carbone è scesa al suo livello più basso in un decennio, a poco meno di 40 gigawatt. In effetti, nel 2018 abbiamo assistito ad un aumento della capacità complessiva di energia pulita rispetto alla capacità di combustibili fossili. Il problema è che ci si aspetta che ciascuna nuova centrale a carbone sia operativa per decenni, il che renderà sempre più difficile realizzare i tagli necessari ad evitare livelli pericolosi di riscaldamento globale. 

    La notizia veramente brutta è che la Cina sembra aver dato il via a un nuovo boom nei consumi di carbone. Secondo un rapporto  dell’agenzia nonprofit Global Energy Monitor, la nazione avrebbe incrementato la sua flotta di carbone di quasi 43 gigawatt tra gennaio il 2018 e giugno 2019, più che compensando il calo di circa 8 gigawatt realizzato nel resto del mondo durante lo stesso periodo. Ha anche quasi 150 gigawatt in costruzione o che possono essere riattivati, pari a tutte le centrali a carbone dell’Unione europea.

    “Un aumento della capacità di carbone cinese non è compatibile con l’accordo sul clima di Parigi volto a mantenere il riscaldamento ben al di sotto dei 2°C”, ha concluso il rapporto.

    Foto: Vista Wei, Unsplash

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