Il paese responsabile di buona parte dell’inquinamento climatico al mondo sta cercando di raggiungere le emissioni zero entro il 2060 e allo stesso tempo continua a coltivare i suoi progetti di sfruttamento del carbone.
di James Temple
Il presidente cinese, Xi Jinping, ha annunciati piani per far diventare la nazione carbon neutral entro il 2060, fissando un obiettivo audace per il più grande inquinatore mondiale del clima. Ma è difficile conciliare l’impegno di Xi, preso davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con le recenti azioni del suo paese. In particolare, la Cina è nel bel mezzo di un boom della produzione di carbone.
Secondo Global Energy Monitor, un’organizzazione no profit che segue i progetti di carbone in tutto il mondo, alla fine dell’anno scorso, il paese aveva quasi 150 gigawatt di centrali a carbone in fase di sviluppo, più o meno pari alla capacità totale dell’Unione europea. Gli impianti possono funzionare facilmente per 60 anni o più, quindi qualsiasi cosa costruita oggi potrebbe continuare a pompare gas a effetto serra per decenni oltre la scadenza del 2060.
La Cina sembra stia cercando di ottenere entrambe le cose. Da un lato, la nazione si sta affermando come leader della lotta al cambiamento climatico da quando Trump ha abdicato a qualsiasi ruolo del genere. E certamente i dietrofont del presidente americano sulle politiche ambientali aumenteranno se sarà rieletto.
La Cina spera inoltre di estendere il proprio dominio come potenza mondiale della produzione di tecnologia pulita, cogliendo la maggior parte dei guadagni derivanti dal passaggio globale a fonti di energia a basse emissioni. Il paese produce già la maggior parte delle batterie agli ioni di litio, dei pannelli solari e delle turbine eoliche del mondo e vende la quota maggiore di veicoli elettrici.
Ma il pacchetto cinese di stimolo economico da 7 trilioni di dollari all’inizio di quest’anno ha investito ancora più fondi nella costruzione di centrali a carbone. Nel frattempo, le banche nazionali hanno finanziato decine di centrali a carbone in altri paesi attraverso l’iniziativa economica della nuova via della seta.
Quindi ci sono chiare discrepanze qui tra la retorica e l’azione. Al di là di questo, la dichiarazione di Xi potrebbe avere un grande valore in quanto arriva mentre la Cina sta sviluppando il suo prossimo piano quinquennale, osserva Jonas Nahm, professore della Johns Hopkins School of Advanced International Studies. Forse è il segnale che la nazione si sta preparando ad attuare politiche di emissioni più rigide, anche se non sufficienti per raggiungere l’obiettivo del 2060.
Se la Cina riuscisse in qualche modo a raggiungere la neutralità carbonica, per esempio mettendo in naftalina le sue numerose centrali a carbone o installando costosi sistemi di cattura del carbonio in esse, l’impatto globale sarebbe enorme. Secondo un’analisi del Climate Action Tracker, la nazione è una così grande fonte di emissioni che la riduzione potrebbe portare da sola a meno 0,3 °C sulle proiezioni di riscaldamento globale.
In ogni caso, l’annuncio stesso potrebbe produrre una maggiore pressione sulle altre nazioni per intensificare i propri obiettivi climatici poiché le tecnologie pulite e gli impegni di riduzione delle emissioni diventino il perno delle partnership commerciali, dei mercati e delle sfere di influenza emergenti.
Foto: Chongqing, in Cina.Ming Chen / Unsplash