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    Joe Biden rafforzerà i sistemi di ricerca sul clima

    Il lancio di più satelliti per studiare il cambiamento climatico è una delle strategie possibili, ma sono necessari modi migliori per studiare e analizzare i dati già a disposizione.

    di Neel V. Patel

    Quando assumerà la presidenza degli Stati Uniti il 20 gennaio 2021, Joe Biden intende fare del cambiamento climatico un fulcro della sua amministrazione. Oltre a tornare all’accordo di Parigi, rafforzare il Clean Air Act e ripristinare il Clean Power Plan, avrà anche l’opportunità di implementare la ricerca sul clima. La strada per farlo è rafforzare i programmi di osservazione della Terra (EO), i satelliti orbitali che supportano gran parte della scienza climatica del mondo. 

    La NASA e la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) gestiscono più di una decina di missioni di osservazione della Terra dall’orbita, molte delle quali in collaborazione con altri paesi. Alcune, come il programma GOES (Geostationary Operational Environmental Satellite), osservano direttamente i cambiamenti del tempo per aiutare nelle previsioni. Altre, come il satellite GRACE-FO (Gravity Recovery and Climate Experiment Follow-On), misurano l’innalzamento del livello del mare causato dallo scioglimento dei ghiacciai. Altre ancora sono meno concentrate sullo studio specifico del clima, ma forniscono immagini che gli scienziati usano per osservare gli effetti più sottostimati dei cambiamenti climatici, come l’aumento dei disastri naturali o i diversi utilizzi del suolo che si sono verificati in risposta a incendi e siccità. 

    Trump ha fatto del suo meglio per indebolire la partecipazione degli Stati Uniti ai programmi EO legata al clima. La Casa Bianca ha messo tre imminenti missioni della NASA sul tagliere nelle proposte di bilancio annuale: l’Orbiting Carbon Observatory 3 (OCO-3), il Plancton, Aerosol, Cloud, Ocean Ecosystem (PACE) e il Climate Absolute Radiance and Refractivity Observatory (CLARREO). 

    Ma ogni anno il Congresso è intervenuto per salvare queste missioni. OCO-3 è stato lanciato puntualmente nel 2019. PACE e CLARREO hanno subito alcuni tagli al budget, ma sono ancora programmate per il lancio, rispettivamente nel 2022 e nel 2023. “Sono felice di dire che la situazione non è così grave come pensavo”, afferma Andrew Kruczkiewicz, ricercatore della Columbia University che utilizza i dati di osservazione della Terra per valutare il rischio di disastri. “Forse è solo perché le aspettative erano ancora peggiori”. 

    L’amministrazione ha provato altre tattiche per indebolire l’impatto della ricerca sul clima. Gli scienziati hanno subito pressioni per smettere di usare espressioni del tipo “cambiamento climatico” e “riscaldamento globale” in qualsiasi proposta di sovvenzione o descrizione di progetti. E alcune istituzioni, come la NOAA, sono state “riempite” di esperti che hanno minimizzato il cambiamento climatico.

    Quindi i passi più immediati che l’amministrazione Biden potrebbe intraprendere il primo giorno sarebbero concedere piena libertà di espressione agli scienziati e assicurare ai team delle missioni di osservazione della Terra di avere il supporto della leadership per pianificare indagini a lungo termine al fine di ottenere il massimo da queste missioni.  

    Avanti a piccoli passi

    Maggiori finanziamenti aiuterebbero ad espandere la portata di questi tipi di programmi per raccogliere informazioni più preziose. Più soldi potrebbero essere utilizzati anche per pianificare e lanciare nuove missioni. Mariel Borowitz, esperta di politica spaziale presso la Georgia Tech, ritiene che potrebbe valere la pena prendere spunto dall’Agenzia spaziale europea e lanciare un programma di osservazione della Terra simile a Copernicus, che ha il compito di studiare le tendenze climatiche globali per un periodo di tempo molto lungo. Questo modo di procedere potrebbe cambiare radicalmente l’attuale approccio della NASA di utilizzare missioni discrete per indagare su questioni di ricerca specifiche in pochi anni. 

    Altre politiche di Trump non possono e probabilmente non dovrebbero essere invertite, ma richiederanno una risposta. Per esempio, qualsiasi programma guidato da aziende private come Planet Labs (che gestisce centinaia di satelliti EO) ha trovato spazio per crescere più rapidamente negli ultimi quattro anni che mai. Le nuove aziende non solo costruiscono i propri sensori e hardware di volo in orbita, ma elaborano anche dati e diffondono immagini. 

    La NASA ha ancora il più grande sistema di osservazione della Terra al mondo e i suoi dati sono gratuiti per chiunque. Ma potrebbero esserci comunità o regioni del mondo il cui unico accesso ai dati rilevanti potrebbe provenire da soggetti privati che lo fanno pagare. 

    L’amministrazione Biden potrebbe adottare misure per garantire in modo permanente un accesso libero e aperto a ciò che la NASA raccoglie e potrebbe anche cercare di impegnarsi direttamente con le aziende private. “C’è già un programma pilota avviato in cui la NASA acquista i dati da entità commerciali con una licenza che consente all’agenzia spaziale di condividere tali dati con i ricercatori o un pubblico più ampio”, afferma Borowitz. Può essere un buon modello per Biden su cui appoggiarsi in modo permanente per aiutare un’industria privata a crescere, dando alle parti meno abbienti l’accesso a dati critici. 

    “I dati EO sono diversi da altri tipi di dati”, afferma Kruczkiewicz. “In un certo senso, possono essere definiti privilegiati”. Mantenere il loro status vicino a quello di un bene pubblico può garantire che le persone continuino a considerarli in tal modo. Ma ci sono altre grandi domande sul futuro della ricerca sull’osservazione della Terra che la comunità scientifica deve risolvere. Queste hanno meno a che fare con l’impatto degli anni di Trump e più alla fase applicativa delle scoperte della scienza del clima nel mondo reale. 

    “Mi sento come se avessimo l’opportunità di ripensare le cose”, dice Kruczkiewicz. “Gli ultimi quattro anni ci hanno costretto a pensare non solo al modo in cui vengono raccolti i dati, ma a chi vi ha accesso, a come vengono diffusi, quali sono alcune delle conseguenze non intenzionali di questi programmi e fino a che punto ne siamo responsabili come scienziati”.

    Oltre le missioni

    Tuttavia, non è sufficiente investire più soldi nei programmi di scienze della Terra e di EO. In primo luogo, “questi programmi satellitari richiedono un tempo incredibilmente lungo per essere sviluppati, finanziati e implementati, quindi il loro arco di tempo è generalmente al di fuori della durata delle singole amministrazioni”, afferma Curtis Woodcock, scienziato della Terra presso la Boston University. 

    Gli effetti dei tagli alle scienze della Terra alla NASA durante l’amministrazione di George W. Bush si fanno ancora sentire, sottolinea Woodcock: “In molti modi la scienza della Terra della NASA non si è completamente ripresa da allora”. Per riportarla a livelli dignitosi, abbiamo bisogno di un piano a lungo termine che vada oltre il primo (e forse unico) mandato di Biden. 

    In secondo luogo, ci sono già  molti  dati di osservazione della Terra che possiamo già utilizzare, ma abbiamo bisogno di strumenti di elaborazione migliori. “Il mio timore è che il divario tra la disponibilità dei dati e l’utilizzo di tali dati stia crescendo perché ora abbiamo un’enorme disponibilità di dati”, afferma Kruczkiewicz. “Non abbiamo necessariamente bisogno di sviluppare una nuova tecnologia per avere nuovi sensori o una nuova risoluzione spaziale per risolvere i problemi di un’alluvione”.

    I tipi di tecnologie in cui i funzionari federali potrebbero investire, invece, sono sistemi di elaborazione dei dati e di compiti in grado di analizzare e dare un senso all’enorme quantità di immagini e misurazioni effettuate. Questi strumenti potrebbero, per esempio, illustrare quali comunità potrebbero richiedere più risorse e attenzione in caso di inondazione o siccità. 

    Inoltre, dobbiamo iniziare a pensare a come la scienza del clima viene applicata sul campo. Per esempio, il lavoro di Kruczkiewicz prevede l’utilizzo dei dati satellitari della NASA per comprendere i rischi che le popolazioni e le comunità vulnerabili devono affrontare a causa di disastri come inondazioni e incendi, nonché le questioni legate alla preparazione e alla risposta a tali eventi. L’amministrazione Biden potrebbe prendere provvedimenti per rafforzare le organizzazioni umanitarie che si occupano di dare significato ai risultati della EO, per elaborare strategie pratiche e per risolvere le disuguaglianze sociali esacerbate dagli impatti climatici. 

    Altre istituzioni al di fuori degli Stati Uniti hanno svolto un buon lavoro aggiornandosi rapidamente su questo tipo di prospettiva. Dan Osgood, economista della Columbia University, utilizza i dati satellitari per programmi assicurativi che pagano benefici agli agricoltori africani che affrontano la minaccia di perdita di raccolti a causa dei cambiamenti climatici. Lui e il suo team stanno studiando come gli agricoltori utilizzano questi pagamenti per investire in tecniche agricole a rendimento più elevato. È un esempio di come i dati di EO non ci dicano solo qualcosa di nuovo sul clima, ma possano essere utilizzati per creare effettivamente un cambiamento sociale. 

    “In passato il governo degli Stati Uniti investiva su di noi per questo tipo di ricerche”, egli dice. “E ora, da più di quattro anni, lo fanno principalmente i governi europei. I dati dell’ESA sono molto più liberamente disponibili e hanno investito su di noi per poterli utilizzare. I prodotti europei sono spesso più facili da lavorare e, in molti casi, meno problematici”. (Osgood osserva che gran parte del cambiamento che descrive ha avuto inizio alla fine dell’amministrazione di Barack Obama).

    Molte delle azioni che Biden può intraprendere sull’EO potrebbero aiutare a definire una posizione degli Stati Uniti sull’impiego dei dati climatici. Incoraggiare l’accesso aperto, in modo che le informazioni possano essere condivise con il mondo, potrebbe essere una prima mossa importante per far recuperare agli Stati Uniti la leadership contro il cambiamento climatico. 

    foto: Joe Biden.Joshua Roberts/Getty Images

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