In questo terzo intervento prosegue, spostando l’attenzione verso settori tecnologicamente più “pesanti”, l’indagine sulla innovazione italiana, basata, da un lato, sulla internazionalizzazione, e dall’altro lato, su un ancoraggio territoriale, che garantisce le necessarie sinergie logistiche, imprenditoriali e accademiche. Ancora una volta ne emerge l’importanza di aprirsi a nuovi contesti produttivi e a nuove forme di collaborazione.
di Alessandro Ovi* e Gianni Lorenzoni*
Nello spirito del documento che stiamo portando avanti a più riprese – questo è il nostro terzo appuntamento con le diverse realtà imprenditoriali della innovazione italiana – non ci pare il caso di approfondire in questa sede modelli diversi di Open Hubs of Innovation, per cui ci limiteremo a presentare due esempi di aziende profondamente diverse che si sono comunque ispirate all’idea di arrivare all’innovazione seguendo percorsi “orizzontali”. Ci riferiamo a Brembo (specialista e leader nei settori auto e moto, per quanto riguarda i sistemi frenanti) e Dallara (auto da corsa, software di simulazione di prototipi di auto e di circuiti).
Il Caso Brembo e il Distretto Kilometro Rosso
Leader mondiale della tecnologia degli impianti frenanti per auto e moto, industria riconosciuta a livello mondiale anche grazie al suo legame con “Kilometro Rosso”, tipico ambiente di Open Hub of Innovation, Brembo nasce nel gennaio 1961 a Sombreno, frazione di Paladina, a pochi km da Bergamo. Fondata da Emilio Bombassei e dal cognato Italo Breda, si specializza inizialmente in lavorazioni meccaniche per conto terzi. Ma le esperienze dei suoi fondatori nei settori della meccanica e della metallurgia vengono rapidamente messe a frutto per clienti sempre più importanti, quali Pirelli e Alfa Romeo.
L’anno più importane per la Brembo è i1 1964 (allora contava 28 dipendenti), quando iniziò la produzione dei primi dischi per freni a disco destinati al mercato dei ricambi, che fino ad allora erano importati dalla Gran Bretagna. Alla produzione di dischi si affiancò quella di altri componenti del sistema frenante e alla fine degli anni ‘60 cominciò la fornitura di freni a disco per tram, autobus, macchine di movimento terra, funivie (da Rio de Janeiro al Monte Bianco). Il primo brevetto del sistema frenante è del 1970 e il numero dei dipendenti sale rapidamente da 28 a oltre 500 (oggi sono circa 12mila).
Nel 1972 ha inizio la produzione di sistemi frenanti completi per moto a partire da Guzzi e Laverda. Una importante svolta per Brembo avviene nel 1975 con l’ingresso nel Motorsport con Ferrari in Formula 1 e MV Agusta nel Moto mondiale.
Fino ai primi anni 2000 Brembo vive di innovazione suggerita dai clienti in un modo per alcuni aspetti simile a quella ispirata dalla supply chain nel settore del packaging. Ma il modo di innovare cambia dal momento in cui Brembo, nel 2007, si inserisce da protagonista nelle fasi di avvio del Distretto Kilometro Rosso, dove inaugura il suo nuovo Centro di Ricerca e Sviluppo, finalizzato ai materiali innovativi, in particolare al carbonio ceramico (CCM).
In seguito, nel 2008, verrà fondata la Brembo Ceramic Brake Systems in joint venture con Daimler Chrisler AG, con sede nel Distretto Kilometro Rosso. Dopo l’abbandono della joint venture da parte di Chrisler, Brembo prosegue nello sviluppo del carbonio ceramico nello stabilimento del Distretto Kilometro Rosso, fondando nel 2009, con il gruppo SGL, la nuova joint venture paritetica Brembo SGL Carbon Ceramic Brakes SpA.
La società, attiva nella ricerca e sviluppo nel settore di materiali innovativi, punta come obiettivo di medio termine allo sviluppo di una nova generazione di dischi frenanti in CCM per applicazioni di più ampia scala, diventando in pochi anni leader globale nella Ricerca e Sviluppo di soluzioni a base di fibre di carbonio, con 31 siti produttivi in Europa, Nord America e Asia. Tra i suoi clienti annovera: Aston Martin, Audi, Bentley, Bugatti, Daimler, Ferrari, General Motors, Lamborghini, Porche.
Nel 2014 il Nord America si conferma come mercato di riferimento nel processo di internazionalizzazione e innovazione: Brembo inaugura, infatti, in Michigan lo stabilimento per la costruzione di sistemi frenanti per i principali produttori di auto del mercato nordamericano.
Abbiamo ripetutamente citato il Distretto Kilometro Rosso, vale a dire il Polo privato dell’Innovazione, leader in Europa nei servizi orientati al trasferimento tecnologico, che ospita Laboratori e Centri Studi di partner, istituzioni o aziende, quali Enea, Brembo e molti protagonisti del settore automobilistico.
Nello Spazio Eventi del Distretto Kilometro Rosso e negli spazi degli altri resident partners, vengono organizzati, ogni anno, centinaia di incontri su tematiche di interesse della comunità interna ed esterna, coinvolgendo più di 14mila professionisti ed esperti. I cluster tecnologici base del Distretto Kilometro Rosso sono: Alta Formazione, Meccanica e Meccatronica, Materiali Avanzati, Servizi per l’Innovazione, Ingegneria, Prototipazione e Design, ICT, Energia e Sostenibilità, Scienze della Vita.
Il Caso Dallara Automobili
La Dallara Automobili, produttore di auto da corsa, nasce nel 1972 in provincia di Parma. Quattro sono le competenze distintive dell’azienda: una progettazione che usa materiali compositi in fibra di carbonio; l’aerodinamica e la dinamica del veicolo; la produzione dei prototipi; i software di simulazione.
Oggi la Dallara non partecipa più a competizioni con auto che portano il suo nome, a parte una presenza di bandiera in Formula 3. Continua però a fornire componenti a scuderie che partecipano alle gare di Formula Indy e a offrire servizi di simulazione molto realistica di auto ancora in fase di progettazione e di circuiti su cui testarle.
Il fattore cruciale della “via all’innovazione” di Dallara Automobili è rappresentata dall’arrivo come amministratore delegato, nel 2007, di Andrea Pontremoli, il quale proviene dalla posizione di Ceo e Presidente di IBM Italia ed è attualmente anche Presidente della Motor Vehicle della Regione Emilia Romagna, un vero e proprio hub per le università e le aziende della Motor Valley italiana (Parma, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara…).
Alla base della politica di Pontremoli per la strategia innovativa della Dallara sta la sintesi di 27 anni di esperienza in IBM in varie parti del mondo e 5 anni tra i gruppi di esperti in ingegneria dell’auto da competizione in provincia di Parma. Anche in questo caso, fondamentale è stato il passaggio molto rapido da una via d’innovazione verticale monosettoriale a una via orizzontale plurisettoriale, che ha consentito di valorizzare su diverse aree progettuali e produttive le competenze in ingegneria accumulate dall’anno della fondazione, congiuntamente alla lunga esperienza nel software di simulazione in IBM.
Tre sono gli elementi basilari di questa nuova visione strategica: il territorio (consolidate realtà imprenditoriali che riescono a conciliare la velocità del cambiamento con la valutazione dei traguardi successivi); la tecnologia (progettazione e manifattura con fibre di carbonio, aerodinamica e software di simulazione); le persone (molto dotate di capacità combinatorie di competenze diverse).
Ciascuno degli elementi sopra menzionati ha contribuito all’innovazione e alla costituzione del Polo didattico ed espositivo “Dallara Academy”, sede formativa e universitaria che ospita il secondo Corso di Laurea Magistrale in Racing Car Design della Motorvehicle University of Reggio Emilia.
Lo scopo prioritario di questa iniziativa consiste nella creazione di un flusso di giovani ingegneri non solo desiderosi di acquisire competenze sulle nuove tecnologie, ma anche di vivere in una scuola che, espressione di un territorio capace di comprenderne il valore, possa premiare intellettualmente e professionalmente la capacità di coniugare competenze, anche apparentemente lontane, verso obiettivi comuni, tanto stimolanti quanto innovativi.
*Alessandro Ovi è Editore e Direttore di “MIT Technology Review Italia”.
*Gianni Lorenzoni è Professore Emerito di Strategic Management presso Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.