Max Shulaker ha costruito il primo computer funzionante al mondo utilizzando nanotubi di carbonio e ha anche progettato sistemi che combinano elaborazione, memoria e rilevamento direttamente uno sopra l’altro su un singolo chip.
di Russ Juskalian
I miglioramenti tecnologici ideati dal ricercatore del MIT, Max Shulaker, potrebbero aumentare l’efficienza energetica nei computer fino a 1.000 volte e rendere possibile un intero mondo di nuovi dispositivi come i sensori medici a basso costo. I nanotubi di carbonio sono “fondamentalmente una cannuccia sottile delle dimensioni di un atomo di carbonio”, afferma Shulaker. Per 20 anni, i ricercatori hanno parlato di usarli per sostituire i tradizionali chip di silicio.
Ma trasformare transistor e cavi in nanotubi di carbonio in dispositivi reali si è rivelato difficile e Shulaker ha risolto diversi problemi per farli funzionare. Ha sviluppato un modo per rimuovere i nanotubi di carbonio mal formati durante la produzione, ha ideato nuovi processi per creare wafer di transistor basati su nanotubi utilizzando normali impianti di fabbricazione industriale e ha inventato un nuovo design che garantisce il funzionamento dei chip costruiti con un certo numero di tubi difettosi.
Queste scoperte rappresentano un passo significativo verso i sistemi informatici di prossima generazione, molto più efficienti dal punto di vista energetico rispetto a qualsiasi altro prodotto costruito fino ad oggi. La volontà d’innovazione di Shulaker lo ha portato a lavorare su un’altra impresa: nanosistemi monolitici e tridimensionali che fondono microprocessore, memoria e strati funzionali aggiuntivi direttamente uno sopra l’altro utilizzando nanotubi di carbonio.
I design tradizionali hanno il microchip e la memoria su chip separati collegati da fili. Ma spostare enormi quantità di dati tra quei chip porta a rallentamenti e spreco di energia, un problema noto nel settore come “il muro della memoria”. I nanosistemi 3D di Shulaker lo risolvono.
Immagine: Max Shulaker
(rp)