Secondo uno studio del MIT, la presenza di aerosol nell’atmosfera intensifica le tempeste ai tropici e potrebbe permettere di prevedere le zone in cui questi fenomeni estremi si verificano.
di Jennifer Chu
Gli scienziati sanno da decenni che i temporali sono spesso più forti dove ci sono alte concentrazioni di aerosol, ossia particelle sospese nell’aria troppo piccole per essere viste ad occhio nudo. I fulmini sono più frequenti lungo le rotte marittime, dove i mercantili emettono particelle nell’aria, che nell’oceano circostante. E i temporali più intensi ai tropici si verificano sulla terraferma, dove i livelli di aerosol sono elevati da fenomeni sia naturali sia causati dall’uomo.
Ora gli scienziati del MIT che utilizzano simulazioni idealizzate della dinamica delle nuvole hanno scoperto che le nuvole basse con alte concentrazioni di aerosol hanno meno probabilità di rilasciare acqua sotto forma di pioggia. Invece, la loro acqua evapora, creando uno strato umido che rende più facile per l’aria salire rapidamente attraverso l’atmosfera come forti correnti ascensionali.
“Dopo aver stabilito questo strato umido relativamente basso nell’atmosfera, si ha una bolla di aria calda e umida che può fungere da ‘seme’ per un temporale”, afferma il dottor Tristan Abbott, coautore di un articolo sulla ricerca con il ricercatore di scienze atmosferiche Tim Cronin.
A loro parere questo meccanismo di “trascinamento dell’umidità”, come lo chiamano, potrebbe essere incorporato nei modelli meteorologici e climatici per aiutare a prevedere come l’attività temporale di una regione potrebbe variare al variare dei livelli di aerosol.
“È possibile che diminuendo l’inquinamento, si verifichino meno tempeste”, conclude Cronin.
(rp)
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