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    Scoperto un pianeta simile la nostro 

    La scoperta dell’esopianeta KOI-456.04, molto simile alla Terra, in orbita attorno alla stella Kepler-160, simile al nostro Sole, suggerisce la possibilità di intensificare le ricerche di pianeti abitabili attorno a stelle simili alla nostra.

    di Neel V. Patel

    A tremila anni luce dalla Terra si trova Kepler 160, una stella simile al Sole che si pensa abbia già tre pianeti nel suo sistema. Ora i ricercatori pensano di averne trovato un quarto. Il pianeta KOI-456.04, simile alla Terra per dimensioni e orbita, rinnova la speranza di trovare un esopianeta abitabile che ricordi il nostro mondo natale. Le nuove scoperte rafforzano la proposta di dedicare più tempo alla ricerca di pianeti in orbita attorno a stelle come Kepler-160 e il nostro Sole, dove esiste una migliore possibilità che un pianeta possa ricevere il tipo di illuminazione capace di sostenere la vita. 

    La maggior parte degli esopianeti scoperti finora sono stati individuati in orbita attorno a nane rosse. Non è un dato particolarmente inaspettato, in quanto le nane rosse sono il tipo di stella più comune là fuori. Non solo, il metodo più utilizzato per individuare pianeti extrasolari prevede l’individuazione di transiti stellari, alterazioni periodiche della luminosità di una stella dovute al passaggio di un oggetto orbitante. Cogliere questi transiti è molto più facile con stelle meno luminose, come le nane rosse, che sono più piccole del nostro Sole ed emettono soprattutto radiazioni infrarosse. Di particolare rilievo la recente scoperta di un potenziale pianeta chiamato Proxima b (la cui esistenza è stata, per inciso, confermata in un nuovo studio pubblicato questa settimana), in orbita attorno alla stella a noi più vicina, Proxima Centauri, una nana rossa. 

    I dati sul nuovo esopianeta individuato in orbita attorno a Kepler-160, pubblicati su Astronomy e Astrophysics, descrivono una situazione completamente diversa. Secondo i ricercatori, KOI 456.04 sembra essere quasi il doppio della Terra per dimensioni, in orbita attorno a Kepler-160 alla stessa distanza circa della Terra dal Sole (un’orbita completa richiede 378 giorni). Soprattutto, riceve circa il 93% della luce che la Terra riceve dal sole. 

    Quest’ultimo dato è fondamentale, in quanto uno dei più grossi ostacoli all’abitabilità attorno alle nane rosse sono i brillamenti e le radiazioni ad alta energia che li caratterizzano e possono friggere interi pianeti e qualunque forma di vita su di essi. Al contrario, stelle come il Sole e, possibilmente, Kepler-160, sono più stabili e adatte all’evoluzione della vita. 

    Gli autori hanno scoperto KOI-456.04 rianalizzando vecchi dati raccolti dalla missione Kepler della NASA. Il team ha utilizzato due nuovi algoritmi per analizzare i livelli di luminosità di Kepler-160. Gli algoritmi sono stati progettati per esaminare i modelli di attenuazione a un livello più granulare e graduale, piuttosto che cercare le brusche alterazioni già studiate per identificare gli esopianeti del sistema stellare. 

    Al momento, secondo i ricercatori ci sarebbe l’85% delle probabilità che KOI-456.04 sia un pianeta reale. C’è ancora qualche possibilità che si tratti di un errore degli strumenti di Keplero o della nuova analisi: un oggetto deve superare una soglia del 99% delle probabilità per essere riconosciuto come vero e proprio esopianeta. Questo grado di certezza richiederà delle osservazioni dirette. Si prevede che gli strumenti sul prossimo James Webb Space Telescope della NASA saranno all’altezza del compito, così come quelli sul telescopio spaziale PLATO dell’ESA, il cui lancio è previsto per il 2026. 

    (lo)

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