Il rover Perseverance è equipaggiato con strumenti che gli permetteranno di raccogliere i campioni (da un minimo di 20 a 35), che saranno portati sulla Terra da una missione successiva, probabilmente organizzata dalla NASA in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea.
di Neel V. Patel
Nel profondo, la nostra spinta ad esplorare Marte è sempre stata legata alla volontà di capire la storia della vita nel nostro sistema solare. Siamo soli nell’universo? Da sempre? La vita sulla Terra discende dai progenitori marziani? La NASA è ora sul punto di lanciare il suo tentativo più ambizioso di sempre per rispondere a queste domande, sotto forma di un rover ad alta tecnologia chiamato Perseverance e con l’idea di riportare dei materiali sulla Terra.
Il rover è stato lanciato con successo dalla stazione dell’aeronautica di Cape Canaveral in Florida. Entro febbraio si unirà a una piccola flotta di lander e rover marziani il cui studio ravvicinato della superficie di Marte ha, in molti modi, aperto la strada a questa missione. Ognuno degli altri tre rover che la NASA ha lanciato nel nuovo secolo si è occupato di studiare la possibilità che il Pianeta Rosso ospiti o abbia ospitato qualche forma di vita.
Ma, mentre le missioni si sono concentrate finora sulle condizioni che possono favorire la vita, come la presenza dell’acqua e di microbi, ora con Perseverance la questione viene affrontata di petto: si cerca direttamente nell’area considerata la più abitabile del pianeta.
Giù nell’antico delta
Appena sbarcato su Marte, il rover si dirigerà verso il cratere Jezero, lungo 45 km, un ex alveo di 3,8 miliardi di anni. Un fiume scorreva nel cratere, ed è nel suo delta che i sedimenti potrebbero contenere composti organici e minerali associati alla vita.
Due strumenti montati sul braccio robotico del rover eseguiranno la maggior parte del lavoro investigativo extraterrestre. Entrambi sono spettrometri: PIXL, che analizza i raggi X, e Sherloc, che osserva la luce ultravioletta. Saranno utilizzati per determinare la composizione chimica di campioni interessanti, con i ricercatori che sperano di individuare molecole complesse come aminoacidi o acidi grassi che potrebbero indicare la presenza della vita.
Su Sherloc, tale analisi può essere mappata su immagini di un campione prelevato dalla fotocamera Watson, fino a una risoluzione spaziale di 100 micron (circa la larghezza di un capello umano). Gli scienziati useranno le immagini per cercare schemi o formazioni che suggeriscano la vita. Anche con la sua suite di strumenti all’avanguardia, i ricercatori non sanno ancora in realtà se Perseverance sarà in grado di identificare tracce di vita.
Ma non è un passaggio decisivo perché le analisi dei materiali disponibili verranno effettuate accuratamente nei laboratori terrestri. La nuova missione infatti raccoglierà fino a 43 campioni di interesse per essere rispediti sulla Terra con la prima missione di ritorno dal pianeta.
Un formidabile dispiegamento di tecnologie
La missione è dotata di 23 telecamere che forniranno il primo filmato di un lander marziano che entra nell’atmosfera e i microfoni registreranno l’audio dell’atterraggio e dei movimenti di Perseverance sulla superficie del pianeta rosso. Oltre agli spettrometri, il rover utilizzerà anche un radar penetrante nel terreno per mappare la geologia del sottosuolo di Marte ed effettuare osservazioni meteorologiche.
La missione testerà diverse nuove tecnologie che potrebbero migliorare la futura esplorazione sul pianeta e altrove. Un esperimento chiamato Moxie tenterà di utilizzare l’anidride carbonica atmosferica per creare ossigeno puro, un ingrediente cruciale nel supportare la vita umana nelle future missioni su Marte.
Infine c’è Ingenuity, un elicottero robotico leggero che andrà alla ricerca di siti interessanti sul pianeta. Se riuscirà a navigare con successo nella sottile atmosfera di Marte, sarà un passo importante verso l’utilizzo di più droni volanti per esplorare altri mondi (come con la missione Dragonfly su Titano, che verrà lanciata nel 2026).
Il ritardo nelle comunicazioni causato dalla distanza tra Marte e la Terra implica alti livelli di autonomia di Perseverance. Il cratere di Jezero è piena di rocce e terreni accidentati, quindi il team di Perseverance ha costruito un sistema che consentirà al rover di regolare automaticamente i movimenti dopo il suo atterraggio.
La NASA non è l’unica agenzia spaziale che sfrutta il passaggio orbitale più vicino della Terra con Marte, che si verifica solo una volta ogni 26 mesi. Gli Emirati Arabi hanno lanciato il loro orbiter Hope poche settimane fa per studiare in profondità l’atmosfera e il clima delle strato inferiore dell’atmosfera del pianeta. La Cina ha lanciato il proprio rover su Marte la scorsa settimana come parte della sua missione Tianwen-1, per mappare la distribuzione del ghiaccio su Marte e studiare la possibile abitabilità sul pianeta.
(rp)