Tra le ricerche più importanti di questo mese si segnalano quelle sull’attività fisica che previene l’invecchiamento del cervello e le nuove scoperte su come si possa controllare il rinnovamento delle cellule corporee
di Lisa Ovi
Due argomenti di particolare interesse emergono dalle ricerche pubblicate in questo gennaio 2022: gli effetti positivi dell’esercizio fisico sulla salute, soprattutto sull’invecchiamento, e nuove scoperte sui meccanismi della morte cellulare programmata, il processo naturale che permette al corpo di rinnovare le proprie cellule.
Fare esercizio mantiene giovani nel corpo e nella mente (Mens sana in corpore sano)
Abbiamo avuto occasione di descrivere l’effetto positivo dell’esercizio fisico sul cervello. Migliora la memoria, favorisce le funzioni cognitive e previene le malattie come l’Alzheimer. Tutto questo sostenendo la presenza di una ricca varietà di quelle proteine che facilitano lo scambio di informazioni tra i neuroni, indispensabile alla salute cognitiva. Addirittura, spiegano i ricercatori della University of Arkansas, l’esercizio fisico ringiovanirebbe l’età epigenetica di chi, anche più avanti negli anni, decidesse di cominciare ad allenarsi ed abbandonare uno stile di vita sedentario.
Quante dosi di esercizio e in che orari?
La domanda su come prevenire il declino cognitivo è stata ulteriormente approfondita da ricercatori della University of Montreal. Dati i benefici di proposte sullo stile di vita che includano regimi dietetici ed esercizi per il corpo e la mente, gli scienziati si sono chiesti quale sia il ‘dosaggio’ ideale di questi interventi per ottenere i primi risultati. La risposta, è: appena una dozzina. L’orario migliore? Dipende dal nostro obiettivo, spiegano i ricercatori del Helmholtz Zentrum München, secondo cui gli effetti dell’esercizio fisico varierebbero nell’arco della giornata.
Benefici ad ogni età
Che camminare possa aiutare a mantenere in salute il cuore (soprattutto se a passo sostenuto, come sostiene una ricerca pubblicata dalla rivista Journal of the American Geriatrics Society) è cosa ormai nota da tempo. Più sorprendente è scoprire quante attività il cervello è in grado di gestire in contemporanea durante una passeggiata. Addirittura, secondo ricercatori della University of Rochester, più cose si fanno mentre si cammina, migliore sarà il nostro equilibrio. Con l’eccezione, forse, dell’utilizzo dei social media.
Rimane il fatto che uno stile di vita attivo è preferibile ad ogni età, per preservare la propria salute e persino contrastare condizioni croniche difficili come l’asma. Non a caso, una ricerca pubblicata dal Journal of the American College of Cardiologysuggerisce di educare i cittadini all’esercizio fisico sin dalla più tenera età. Prevenire, in fondo, è meglio che curare!
Novità sulla morte cellulare programmata
La morte cellulare programmata è un processo ben regolato, che permette al corpo di liberarsi dell’ingombro di cellule malate o danneggiate. Quando in eccesso, può causare malattie degenerative, in difetto, può dare vita alla formazione di tumori. Conoscere nel dettaglio il funzionamento di questo meccanismo apre le porte allo sviluppo di farmaci contro svariate forme di cancro, demenza e infiammazioni croniche. Proprio questo mese, ricercatori della University of Cologne hanno rivelato come l’apoptosi, una forma di morte cellulare programmata ‘per suicidio, possa essere innescata direttamente dalla semplice interazione tra due precise proteine.
Alle origini della morte cellulare programmata
Quando si sa così poco di un argomento, è importante identificare le sue radici. Ricercatori della University of Texas at Arlington hanno esplorato le origini di una classe di enzimi chiamati caspasi effettrici, responsabili dell’apoptosi’. Proprio questi enzimi vengono disattivati dalle cellule tumorali che aggirano così il meccanismo con cui il corpo si libera delle cellule difettose. Un farmaco che fosse capace di riattivare le caspasi potrebbe restituire al corpo la capacità di liberarsi da solo di questi elementi nocivi.
Dovevano avere un obiettivo simile i ricercatori del Dana-Farber Cancer Institutequando hanno deciso di studiare, invece, le origini di un gruppo di proteine chiamate Gasdermine, capaci di bucare la membrana delle cellule infette o tumorali, in un processo immunitario che prende il nome di piroptosi. Secondo i ricercatori, le prime gasdermine si sarebbero sviluppate miliardi di anni fa nei batteri, come strumento di difesa contro i virus. Ora sono parte integrante del sistema immunitario umano, codificate in sei forme diverse nel nostro genoma.
Si può controllare la morte cellulare?
La rivelazione più clamorosa viene forse dai ricercatori della University of Illinois Chicago secondo cui proprio il processo di piroptosi potrebbe non essere irreversibile come si è sempre creduto. Il fatto che questo meccanismo possa essere interrotto consente di immaginare farmaci capaci di ‘accendere e spegnere’ la morte cellulare a seconda della necessità.
Il potenziale di una comprensione della morte cellulare è esemplificato da alcuni studi condotti presso la Washington University e la Iowa State University. Ricercatori della WU, infatti, hanno saputo immediatamente tradurre in una ipotesi di trattamento per il cancro alla cervice la scoperta di un nuovo processo di morte cellulare, mentre gli studiosi della ISU hanno riconosciuto in un sapiente uso dell’apoptosi il motivo per cui i maiali appaiono immuni al Covid-19.