Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha ricevuto un rapporto sulle attività degli hacker nordcoreani fra il 2017 e il 2018.
di Mike Orcutt
Fra il 2017 e il 2018, la Corea del Nord avrebbe sottratto alle piattaforme di trading online oltre mezzo miliardo di dollari in criptovalute, sfruttando la tecnologia blockchain per coprire le proprie tracce. È quanto ha riportato un panel di esperti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. I furti rientrerebbero in una campagna più estesa di attacchi informatici alle istituzioni finanziarie di paesi stranieri.
Operazioni per eludere le sanzioni: Stando al panel, gli attacchi informatici sarebbero stati lanciati da una forza specializzata dell’esercito nordcoreano, divenuta ormai una parte fondamentale nella politica del paese di fronte alle pesanti sanzioni economiche imposte per il suo programma nucleare. Gli hacker supportati dallo stato hanno perpetrato una serie di attacchi informatici ai danni di diverse istituzioni finanziarie nel mondo, incluse le società di scambi in criptovalute, riuscendo ad ammassare oltre $670 milioni.
Le meraviglie del riciclaggio di denaro via Internet: Non è il caso di stupirsi che hacker supportati dal governo abbiano preso di mira le criptovalute. Secondo Nikkei, che ha ottenuto una copia del rapporto, il panel delle Nazioni Unite avrebbe detto che le criptovalute hanno offerto alla Corea del Nord una nuova soluzione per circumnavigare le sanzioni internazionali, visto che sono “difficili da monitorare, possono essere riciclate diverse volte e sono indipendenti dalle regolamentazioni dei governi”.
È tempo di assedio? Il panel ha incitato i membri delle Nazioni Unite a “migliorare la capacità di facilitare un solido scambio di informazioni” riguardo gli attacchi informatici perpetrati dalla Corea del Nord, sia con le istituzioni finanziarie locali che con i governi dei vari paesi.
(MO)