Il Comma 230, una disposizione del Communications Decency Act del 1996, è la legge che ha creato l’attuale Internet e protegge le piattaforme online dalle conseguenze dei comportamenti illegali dei loro utenti.
di Angela Chen
Il Comma 230 è una delle leggi che hanno permesso lo sviluppo di Facebook, Twitter e YouTube. Oggi, è stata accusata di consentire qualsiasi cosa, dalla censura anti-conservatrice alla pornovendetta, e i politici di entrambi gli schieramenti ne chiedono il cambiamento.
Più di recente, il presidente Donald Trump ha emanato un ordine esecutivo che ne vuole limitare la portata. Sebbene l’ordine esecutivo possa cambiare o essere completamente abbandonato, la polemica sul Comma 230 è destinata a durare.
Ma cosa dice il Comma 230?
In questa sezione della legge si afferma che, con alcune eccezioni, le società di Internet non sono legalmente responsabili del contenuto che ospitano, se è stato pubblicato lì da qualcun altro.
L’esempio classico riguarda Yelp, spiega Jeff Kosseff, esperto legale di cibersicurezza presso la United States Naval Academy e autore di The Twenty Six Six Words That Creaed Internet, un libro dedicato a questa legge.
Se qualcuno pubblica una recensione diffamatoria di un ristorante su Yelp, il Comma 230 garantisce che il ristorante possa citare in giudizio la persona che ha scritto la recensione, ma non Yelp stesso.
Una simile formulazione protegge tutti i siti, da Facebook e YouTube a 8chan recentemente privato della piattaforma di protezione.
Il Comma 230 afferma inoltre che le piattaforme non possono essere ritenute responsabili se eliminano qualsiasi contenuto che loro o i loro utenti considerano “osceno, lascivo, di cattivo gusto, eccessivamente violento, molesto o altrimenti discutibile”. In altre parole, non sono obbligati a ospitare i contenuti che non vogliono.
Perché è stato adottato il Comma 230?
Tutto è partito da un caso del 1995 che ha coinvolto Stratton Oakmont, l’azienda fondata dall’agente di borsa Jordan Belfort, interpretato da Leonardo DiCaprio in Il lupo di Wall Street.
Stratton Oakmont ha citato in giudizio il fornitore di servizi Internet Prodigy Services per diffamazione dopo che qualcuno ha scritto su un forum Prodigy che l’azienda aveva commesso una frode.
Prodigy ha perso la causa perchè un tribunale di New York ha stabilito che il servizio, in qualità di moderatore, era responsabile per il contenuto ospitato. Ironia della sorte, Prodigy sarebbe stato legalmente protetto se non si fosse preoccupato affatto di svolgere la funzione di moderatore.
I politici temevano che questa sentenza avrebbe costretto i siti Web a rinunciare a esercitare un ruolo di moderazione, permettendo a tutti i tipi di contenuti estremi di circolare liberamente.
Per ovviare a questa situazione, il senatore Ron Wyden e il deputato Chris Cox hanno proposto il Comma 230, che permette alle aziende di moderare i contenuti senza temere di essere citati in giudizio nel caso non lo facciano nel modo giusto.
Il più grande limite è che il Comma 230 non offre protezione per le attività criminali federali (Alcune azioni, come la diffamazione, sono illegali senza essere criminali. La criminalità è un livello più alto di reato).
Alcune idee sbagliate sul Comma 230
Un grande malinteso, in cui è incappato anche il senatore repubblicano Ted Cruz, è che le piattaforme possono godere della protezione del Comma 230 solo se sono “neutrali”. In realtà, il Comma 230 si applica indipendentemente dalla tendenza politica di un’azienda.
Un altro malinteso è che il Comma 230 crei una distinzione legale tra una “piattaforma” e un “editore”. “Non è così”, afferma Kosseff. Il problema è: un sito web ospita i propri post diffamatori o i post diffamatori provengono da una terza parte?
Se una rivista online pubblica un articolo diffamatorio, può essere citata in giudizio. Se qualcuno pubblicasse un commento diffamatorio sull’articolo, la rivista sarebbe protetta.
Ancora un’altra convinzione errata è che il Comma 230 abbia qualcosa a che fare con il diritto d’autore. Le regole che stabiliscono quando una piattaforma deve eliminare i contenuti che violano il copyright non sono determinate dal Comma 230, ma dal Digital Millennium Copyright Act.
Infine, come già accennato, il Comma 230 non garantisce un’immunità generale: non protegge i siti Web in caso di azioni che violano il diritto penale federale.
Sfortunatamente, non vi è alcuna eccezione per la legge penale statale e gli Stati di solito sono i primi a penalizzare, per esempio, attività come il commercio sessuale.
Perché adesso tutti parlano della Sezione 230?
Con l’aumentare del potere delle Big Tech, i politici di entrambi gli schieramenti si stanno chiedendo quanto positivamente o meno il Comma 230 abbia contribuito allo sviluppo di Internet.
L’anno scorso, i legislatori hanno approvato un disegno di legge che ha aggiunto una nuova eccezione al Comma 230: ora, le piattaforme possono anche essere ritenute responsabili per i contenuti di terze parti che facilitano il traffico sessuale.
Mentre i dibattiti sulla disinformazione e la libertà di parola continuano, il nuovo fronte di discussione è su come e quanto intervenire sulla diffusione dei contenuti.
Quali sono le proposte di cambiamento del Comma 230?
Alcuni repubblicani ritengono che le aziende stiano utilizzando il Comma 230 come copertura per consentire loro di moderare i contenuti nel modo che desiderano e stanno discriminando i contenuti della parte conservatrice del paese (Al momento non ci sono prove che esista questo presunto pregiudizio anti-conservatore sui social media).
A giugno, Josh Hawley, senatore repubblicano, ha presentato un disegno di legge che eliminerebbe l’immunità del Comma 230 per i grandi siti di social media, a meno che non siano in grado di dimostrare che non hanno agito sulla base di pregiudizi politici.
Secondo questa proposta, le aziende verrebbero controllate dalla Federal Trade Commission ogni due anni. I dipendenti che hanno mostrato pregiudizi dovrebbero essere richiamati al rispetto delle regole o licenziati. Il disegno di legge è stato ampiamente criticato per essere estremamente vago e di difficile applicazione.
Il presidente Trump si è occupato spesso di questa tematica. La scorsa settimana il suo staff ha redatto un ordine esecutivo che permetterebbe alla Casa Bianca di regolare le attività di moderazione sui social media.
Il Comma 230 garantisce a questi siti il potere di moderare secondo le proprie condizioni, ma l’ordine esecutivo li sottoporrebbe alle linee guida elaborate dalla Federal Communications Commission, che aumentano le loro responsabilità per i contenuti che appaiono sulle piattaforme.
Nel frattempo, critici di parte democratica come il Presidente della Camera Nancy Pelosi pensano che le aziende tecnologiche stiano usando il Comma 230 per evitare di assumersi la responsabilità della disinformazione, dell’ incitamento all’odio o di altri contenuti pericolosi.
Per esempio, il Comma 230 consente a YouTube di continuare a far vedere video di bambini, anche se i pedofili hanno inserito i loro commenti. In un’intervista di aprile, Pelosi ha definito il Comma 230 un “dono” per le aziende tecnologiche che non ne fanno il giusto uso.
“Non è da escludere che il Comma 230 possa essere modificato”, ha aggiunto Pelosi, che a sua volta è stata oggetto di un video manipolato che Facebook ha rifiutato di eliminare (In quel caso, la nostra rivista ha sostenuto che Facebook aveva ragione).
Allo stesso modo, Danielle Citron, docente di giurisprudenza alla Boston University, ha spiegato ampiamente come il Comma 230 possa rendere difficile punire chi fa disinformazione. A tal proposito, cita l’esempio di The Dirty, un sito dedicato a gettare fango sulle persone, con accuse infamanti relative a imbrogli o malattie sessualmente trasmissibili.
Gran parte delle informazioni sono chiaramente false e diffamatorie, ma i tribunali che applicano il Comma 230 hanno stabilito che il fondatore del sito non può essere ritenuto responsabile del contenuto.
Secondo Citron, gli stessi problemi si ripresentano con i siti che ospitano la pornovendetta, vale a dire la diffusione illecita di materiale pornografico. Il Comma 230 protegge questi siti dalla responsabilità e quindi le foto intime non vengono rimosse.
Perché mantenere il Comma 230?
Il Comma 230 non è perfetto, ma è stata essenziale per consentire alle piattaforme di esistere con il loro ruolo di moderatori. “Il Comma 230 aveva lo scopo di incoraggiare una qualche forma di controllo”, afferma Kosseff. “Il fatto che abbia svolto o meno un ottimo lavoro è una domanda legittima, ma rimane prioritaria l’esigenza di mantenere i siti esenti da responsabilità”.
Se non ci fosse il Comma 230, o se ci fossero ostacoli significativi al raggiungimento di tale immunità, l’intero ecosistema di Internet sarebbe sconvolto. Alcuni siti chiuderebbero ed altri potrebbero smettere di svolgere un ruolo di moderazione, aprendo la strada a contenuti ancora meno accettabili.
(rp)