Non globale, ma, se mai, glocale: anche nel caso della innovazione scientifica e tecnologica, che sembrerebbe quella più incline a rapidi e radicali processi di omologazione, bisogna sempre più spesso predisporsi a un ascolto mirato e sensibile ai diversi livelli e stadi e ritmi dello sviluppo.
di Alessandro Ovi, Gian Piero Jacobell
Se sino a qualche tempo fa ci potevamo limitare a constatazioni settoriali – per esempio, quale tra i settori da noi tematizzati, il Tecno, l’Info, il Bio, manifestasse una dinamica più accelerata ed estesa – oggi ci sembrano altrettanto significativi i problemi del dove, del come, del perché: cioè le localizzazioni, le modalità, le ragioni degli orientamenti di ricerca e dei relativi investimenti.
In altre parole, un mondo globalizzato è un mondo in cui le conoscenze si diffondono con grande rapidità, ma, poiché le conoscenze non bastano, contano anche e soprattutto le scelte, programmatiche e produttive, che queste conoscenze sono in grado di valorizzare e promuovere.
Da questo punto di vista, un mondo globalizzato è un mondo in cui, forse paradossalmente, prevalgono le differenze ed è appunto a queste differenze che bisogna prestare attenzione perché è in queste differenze che si possono cogliere le opportunità di uno scambio sempre meno generalizzato e sempre più specializzato, cioè sempre più mirato e incisivo.
Ecco, dunque, che in questo fascicolo, dove ancora una volta le cosiddette materie prime sembrano occupare il campo (si parla, infatti, soprattutto di risorse energetiche) e dove torna di attualità il punto di vista “globale”, connesso da un lato alle esplorazioni spaziali, e, dall’altro lato, alla Rete, che resta la vera terra incognita di questo inizio del terzo millennio, si affaccia in maniera determinante e significativa anche il cosiddetto “locale”. Che poi tanto locale non è. Si affaccia, infatti, la Cina, un vero e proprio continente all’interno del continente asiatico, al quale la nostra rivista dedica da questo fascicolo una specifica rubrica, che è espressione di un reciproco interesse tra Oriente e Occidente.
Questa rubrica deriva dalla nuovissima edizione cinese di “Technology Review”, che testimonia dei legami ormai storici tra la ricerca cinese e quella del MIT, ma che, tuttavia, non si limita a fungere da veicolo di importazione di idee e di indicazioni operative, in quanto a sua volta costituisce un volano di situazioni, di stati di avanzamento, di opzioni innovative estremamente interessanti per tutto il resto del mondo e per il nostro paese in particolare, sempre più collegato con la immensa, vivacissima e sotto molti aspetti decisiva economia cinese della innovazione.
Così, quindi, “Technology Review” consolida la sua funzione di rete mondiale della innovazione: proprio nella misura in cui riesce sempre più a dare conto non soltanto delle confluenze, ma anche delle differenze. Riesce, in altre parole, a costituire davvero uno strumento non tanto di vincolante adeguazione, quanto di libera scelta.
Dobbiamo purtroppo concludere questo nostro editoriale con il ricordo doloroso e affettuoso di un amico che se ne è andato: Claudio Cavazza, grande imprenditore farmaceutico, fondatore e presidente della Sigma Tau, un gruppo che investe nella ricerca oltre il 15 per cento del suo fatturato; ma soprattutto grande promotore della scienza e della tecnologia, avendo ideato e sostenuto SpoletoScienza, la sezione scientifica del Festival dei Due Mondi di Spoleto. Cavazza ha partecipato sino dai suoi esordi alla realizzazione della edizione italiana di “Technology Review”, con un’attenzione assidua e diffusa, che ne rifletteva i vasti interessi culturali oltre alla impareggiabile competenza nei suoi specifici settori di attività. Ci mancheranno le sue osservazioni e i suoi consigli, ma ci resteranno la sua fiducia nella intelligenza creativa e la sua vitale curiosità per un mondo che ha finalmente deciso di cambiare.