Jigsaw, un incubatore aziendale creato da Google, ha rilasciato una piattaforma sperimentale chiamata Assembler per aiutare giornalisti e chi effettua i controlli a verificare rapidamente la veridicità delle immagini.
di Karen Hao
Assembler combina diverse tecniche esistenti nel mondo accademico per rilevare forme di manipolazione comuni, tra cui la modifica della luminosità dell’immagine e l’incollamento di pixel copiati altrove per nascondere qualcosa mantenendo la stessa trama visiva. La piattaforma include anche un rilevatore che individua i deepfake creati con StyleGAN, un algoritmo in grado di generare volti immaginari realistici. Queste tecniche di rilevamento sono finalizzate a indicare agli utenti la probabilità che un’immagine sia stata manipolata.
Le immagini false sono realmente difficili da verificare, soprattutto con lo sviluppo delle tecniche di manipolazione da parte dell’intelligenza artificiale. La possibilità di intervenire per i giornalisti e chi effettua i controlli si stanno rapidamente riducendo, mentre la disinformazione si diffonde su vasta scala.
Assembler, che è presente anche come piattaforma separata, è un buon passo nella lotta alla falsificazione dei media, ma non copre molte altre tecniche di manipolazione esistenti, comprese quelle utilizzate per i video, che il team dovrà aggiungere e aggiornare man mano che l’ecosistema continua a evolversi.
Gli esperti hanno raccomandato a colossi della tecnologia come Facebook e Google di incorporare questi tipi di funzionalità di rilevamento direttamente nelle loro piattaforme. In questo modo tali controlli possono essere eseguiti quasi in tempo reale quando le foto e i video vengono caricati e condivisi.
Ci sono anche altri approcci da considerare. Alcune startup, per esempio, stanno portando avanti una tecnologia di verifica che memorizza le posizioni dei pixel in una foto al momento della loro acquisizione, ma ci sono ancora parecchi problemi da risolvere.
In definitiva, le correzioni tecniche non saranno sufficienti. Uno degli aspetti più preoccupanti della falsificazione digitale non sono le immagini false in sé, quanto l’idea che esistano, che possano essere invocate per dubitare della veridicità dei media reali. Questo è il tipo di sfida che richiederà intervento nei campi sociali e politici.
(rp)