Dopo un 2015 impegnativo e i deludenti dati sulla crescita annunciati la scorsa settimana, Twitter dovrebbe forse mirare più in basso.
di Michael Reilly
A coloro che si interessano degli alti e bassi di Twitter, la scorsa settimana è stata caratterizzata da diverse questioni intriganti. Prima di tutto, le voci che il famoso servizio di social-media potesse abbandonare il suo sistema di esperienza in tempo reale a favore di tweet curati da un algoritmo. La reazione degli utenti ha preso forma nel hashtag, divenuto immediatamente virale, #RIPTwitter. Il CEO Jack Dorsey ha cercato di rassicurare i suoi irrequieti utenti che Twitter “è sempre in tempo reale”, ma mercoledì la società ha annunciato che sì, di fatto, presenterà agli utenti una time line curata da un algoritmo che gli consentirà di recuperare quanto potrebbero aver perso dopo un periodo di distacco dal servizio.
Quello stesso giorno, Twitter ha riportato il suo bilancio, rivelando che il numero di utenti nell’ultimo quadrimestre del 2015 è diminuito. Tenuto conto dello spirito con il quale era nata la società, che ispirandosi alla mentalità diffusa nella Silicon Valley ambiva a “conquistare il mondo”, la notizia è parsa subito grave.
Mentre diverse persone cominciano a chiedersi quanto tempo rimanga a Twitter, soprattutto in vista della possibile concorrenza diretta da parte della mastodontica Facebook, Farhad Manjoo del New York Times ha presentato una versione differente: è tempo che Twitter cominci a pensare in scala più piccola.
In qualità di utente sfrenato di Twitter, Manjoo non nasconde i suoi apprezzamenti verso il servizio, arrivando a dichiararlo “la più importante rete social al mondo”.
L’idea che Manjoo suggerisca alla società di non cimentarsi in una competizione con giganti quali Facebook e Google ha però senso. Esistono le prove che la sua struttura non sia adatta a una diffusione così ampia – e non c’è niente di male ad essere una società da $10 miliardi (che Twitter continua a valere nonostante stia attraversando un periodo così buio).
Se Dorsey intende continuare ad aggiungere zeri alla capitalizzazione di mercato della sua società, è possibile che tenti di reinventare il servizio che continua pur sempre a contare 300 milioni di utenti mensili. Se lo farà, gli esiti potranno essere due: potrebbe riuscire, soddisfacendo gli investitori e riprendendo a crescere rapidamente, o fallire. I timori di Manjoo e di tanti altri utenti come lui è che una forma di comunicazione online tanto potente rischi di uscirne indebolita o fatalmente colpita.
(MO)