Un rapido incremento nelle vendite di stampanti 3-D in grado di produrre parti metalliche potrebbe segnare l’inizio di un boom della manifattura per addizione nell’industria aerospaziale.
di Mike Orcutt
La stampa 3-D di metalli, una tecnologia ormai in circolazione da decenni, sta finalmente diventando una tecnica di produzione di massa: le vendite dei macchinari che stampano oggetti metallici stanno aumentando rapidamente, specialmente nell’industria aerospaziale, in corrispondenza con l’incremento dei prodotti commerciali realizzati attraverso il processo di manifattura per addizione (vedi “La manifattura per addizione”).
Questo è quanto sostenuto da Terry Wohlers, un analista e consulente industriale che ogni anno pubblica un volume considerato da molti come la più autorevole fonte di analisi sull’industria della manifattura per addizione.
Stando a Wohlers, lo scorso anno sono stati acquistati 808 macchinari in grado di produrre parti metalliche strato dopo strato, contro i 550 acquistati nel 2014 e i 353 del 2013. La crescita potrà sembrare ridotta, ma bisogna ricordare che questi macchinari costano centinaia di migliaia, o persino un milione di dollari l’uno.
I produttori di impianti dentali e ortopedici sono stati fra i primi ad abbracciare la stampa 3-D di prodotti metallici; sono anni, ormai, che producono impianti del genere. L’ingresso in scena dell’industria aerospaziale ha però il potenziale per trasformare la manifattura per addizione di prodotti metallici in un business molto più grande.
Diverse parti sviluppate da GE, Airbus ed altre società sono pronte per il mercato, o quasi.
GE, difatti, sta già sfruttando la tecnologia per produrre due complesse parti per jet – un ugello per il combustibile ed un apparato per ospitare i sensori di temperatura – oltre a parti per turboeliche. Le società stanno anche sviluppando parti addizionali per aeroplani, satelliti e razzi.
La manifattura industriale per addizione comporta solitamente una intensa fonte di calore, nella forma di un fascio laser o a elettroni che, strato dopo strato, scioglie polveri metalliche sulla base di istruzioni computerizzate. La tecnologia è specialmente utile per la produzione di parti complesse in volumi relativamente ridotti, perché lo sviluppo degli strumenti necessari a produrli può rivelarsi particolarmente caro.
La versione convenzionale dell’ugello combustibile di GE è composta da 18 parti individuali che devono essere saldate assieme. La nuova versione è composta da una sola parte ed è più leggera del 25 percento, il che aiuterà ad incrementare l’efficienza dei consumi. Un nuovo motore jet in via di sviluppo, per il quale GE ha già ricevuto 10.000 ordini, presenta 19 di questi ugelli. GE prevede di produrre ogni anno 30.000 ugelli in metallo stampato.
(MO)