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    Il nostro amico avvoltoio

    Le specie meno specializzate, ma più aggressive, che hanno preso il posto di quelle più efficienti nella rimozione delle carcasse animali sono dannose sia per il loro ecosistema sia, più in generale, per l’ambiente

    di MIT Technology Review Italia

    E’ una storia di animali in decomposizione, ma l’ammonimento di fondo ha un valore generale. Le carcasse in decomposizione possono diventare focolai di malattie, con la loro presenza invasiva di batteri e insetti. In genere, il lavoro di pulizia viene svolto da efficienti squadre di avvoltoi che mangiano le carogne, rimuovono le carcasse e le passano attraverso un sistema digestivo altamente acido che spazza via gli agenti patogeni. Inoltre, svolgono un lavoro differenziato: alcuni strappano le pelli, altri ingoiano letteralmente le ossa.

    Uno studio, pubblicato sul “Journal of Wildlife Management” e finanziato dalla National Science Foundation, dall’Università dello Utah, da HawkWatch International, dal Peregrine Fund e dalla National Geographic Society, mostra che il consumo di carogne da parte degli avvoltoi è in calo mentre aumenta per la maggior parte degli altri spazzini, ma tale incremento non è sufficiente per compensare la perdita di questi uccelli rapaci.

    Gli avvoltoi sono sensibili ai veleni nelle carogne che mangiano, particolarmente ai pesticidi, e hanno difficoltà a riprodursi. Fino a oggi, 23 specie di questi uccelli hanno svolto a livello globale il ruolo fondamentale di ripulire le carcasse di animali selvatici e bestiame che altrimenti sono potenzialmente in grado di trasmettere malattie mortali come l’antrace, la rabbia, il botulismo, il colera e la tubercolosi.

    Le popolazioni di avvoltoi sono crollate di oltre l’80 per cento in tutto il mondo negli ultimi 30 anni e i ricercatori stimano che la maggior parte delle specie di avvoltoio sono a rischio di estinzione entro i prossimi 10-20 anni.

    Come riportato da “SciTechDaily”, qualche anno fa, Çagan Sekercioglu, professore associato della University of Utah School of Biological Sciences, ed Evan Buechley hanno avviato un progetto per studiare le specie di avvoltoio dell’Etiopia e del Corno d’Africa per quantificare le cause e le conseguenze del declino degli avvoltoi nella regione, da cui è emersa la rapida scomparsa di questo gruppo di rapaci.

    Nei mattatoi dell’Etiopia, gli avvoltoi, tra cui il grifone africano in pericolo di estinzione, il grifone di Rüppell e il capovaccaio pileato, sono partner benvenuti. Anche altri spazzini alati frequentano i cumuli di smaltimento, inclusi corvi, corvi, ibis e cicogne marabù. I visitatori a quattro zampe includono branchi di cani selvatici.

    Il team ha quantificato la quantità di carogne consumate dagli spazzini in sei mattatoi in Etiopia in cinque anni, dal 2014 al 2019. All’inizio, gli avvoltoi mangiavano più della metà delle carogne nei cumuli di smaltimento, ma alla fine dello studio quinquennale, il numero di grifoni di Rüppell e di capovaccai pileati che smaltivano i resti dei mattatoi è diminuito del 73 per cento, quello del grifone africano del 15 per cento. Allo stesso tempo, i rilevamenti di cani selvatici sono più che raddoppiati.

    Gli altri spazzini in aumento, inclusi cani, ibis e corvidi, non hanno potuto svolgere lo stesso ruolo degli avvoltoi. Nel 2019, gli spazzini consumavano circa 20.000 kg di carogne all’anno in meno rispetto al 2014, quando gli avvoltoi erano più abbondanti e i cani più scarsi.

    Inoltre, una conseguenza disastrosa dell’aumento dei cani potrebbe essere un aumento dei tassi di rabbia negli esseri umani. “Sono vettori di malattie”, dice Buechley, “e interagiscono molto strettamente con le persone. In India, c’è stato un rapporto diretto tra le popolazioni di cani selvatici e la rabbia”.

    In Etiopia potrebbe verificarsi qualcosa di simile. Gli scienziati non hanno ancora individuato un collegamento preciso tra la progressiva diminuzione degli avvoltoio e l’aumento della rabbia in quel paese. Ma l’Etiopia sopporta già un pesante fardello di questa malattia che colpisce in modo sproporzionato i bambini piccoli, che hanno maggiori probabilità di essere morsi dai cani rabbiosi, e raggiunge i circa 3.000 decessi all’anno.

    I ricercatori forniscono una semplice raccomandazione per tenere sotto controllo la situazione: utilizzare le recinzioni. Questa misura potrebbe aumentare i tassi di consumo di carogne in quanto nello spazio aperto i cani spaventano gli altri spazzini. “Ciò potrebbe portare a meno contaminazione delle acque sotterranee e meno insetti come mosche che si riproducono nelle carcasse”, spiega Buechley. 

    Nel complesso, lo studio conferma l’idea che la perdita di specie specializzate all’interno di un ecosistema non può sempre essere compensata da altre specie e che conviene per la salute generale del pianeta investire nella conservazione delle specie, anche le meno gradevoli all’apparenza.

    (rp)

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