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    È sempre più probabile la peggiore delle ipotesi riguardo il riscaldamento globale

    Un nuovo studio basato su osservazioni satellitari ha scoperto che le temperature potrebbero crescere di quasi 5 °C entro la fine del secolo.

    di James Temple

    Stando a un nuovo studio che ha messo alla prova il potere predittivo dei modelli climatici a confronto con l’osservazione del comportamento del clima, potremmo andare incontro allo scenario peggiore per il riscaldamento globale.

    Il paper, pubblicato mercoledì su Nature, ha scoperto che le temperature globali potrebbero crescere di quasi 5 °C entro la fine del secolo a scapito delle peggiori previsioni presentate dall’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite sulle concentrazioni di gas serra. I valori sono più alti del 15 percento rispetto alle previsioni più catastrofiche, e le probabilità che le temperature aumentino di oltre 4 gradi entro il 2100, nel cosiddetto caso del “business as usual”, è incrementata dal 62 al 93 percento.

    I modelli climatici sono sofisticate simulazioni software che verificano le reazioni del clima a vari influssi. Per questo studio, gli scienziati hanno raccolto più di un decennio di osservazioni satellitari riguardanti la quantità di luce solare riflessa nello spazio da cose come nuvole, neve e ghiaccio; quante radiazioni infrarosse sfuggono dalla terra; e l’equilibrio complessivo fra la quantità di energia che entra o lascia l’atmosfera. I ricercatori hanno quindi comparato i risultati con quelli presentati da modelli precedenti e determinato quale prevedeva con maggior precisione quanto osservato effettivamente dai satelliti.

    Le simulazioni più vicine alle osservazioni del mondo reale sullo scorrere dell’energia dentro e fuori il sistema climatico sono risultate essere quelle più scoraggianti. In particolare, lo studio ha scoperto che i modelli più fedeli al reale comportamento del clima negli ultimi anni sono quelli che prevedono un contrasto sempre più debole fra le nuvole e le radiazioni, dovuto probabilmente alla minore copertura riflettente. Stando a Patrick Brown, uno scienziato ricercatore della Carnegie Institution e autore principale dello studio, questo fenomeno resta una delle questioni che ancora causano le maggiori incertezze nei modelli ambientali.

    Il rapporto IPCC delle Nazioni Unite si affida a un assortimento di modelli presi da diversi istituti di ricerca per stimare la gamma di reazioni che potrebbero verificarsi sotto quattro scenari principali. Gli scienziati hanno anche scoperto che il secondo scenario più docile ha maggiori probabilità di manifestarsi sotto le condizioni previste dai vecchi modelli per il secondo scenario più violento. In sostanza, entro il 2100 il mondo dovrà abbattere di altre 800 gigatonnellate le emissioni di anidride carbonica (l’anno scorso, le emissioni complessive di gas serra si erano attestate intorno alle 49 gigatonnellate).

    Diversi politici, gruppi a favore dei combustibili fossili, e commentatori si sono appigliati alle incertezze inerenti i modelli climatici per mettere in discussione i pericoli del cambiamento climatico o opporsi a pratiche e norme atte a mitigarne gli effetti.

    “Questo studio mina la loro logica”, commenta Brown. “Ci sono problemi con i modelli climatici, ma quelli più accurati fanno riferimento al futuro più caldo”. Di fatto, il nuovo paper è l’ultima di una crescente seri e di ricerche che proietta impatti più grandi rispetto a quanto precedentemente stimato.

    Il traguardo dei ricercatori era valutare le prestazioni e l’accuratezza dei modelli climatici, nella speranza di “ridurre il gap nelle incertezze e appurare quale previsione è più accurata”, ha scritto Brown in un post.

    Ken Caldeira, un ricercatore ambientale della Carnegie e coautore del paper, dice che il crescente insieme di prove concrete sul cambiamento climatico sta aiutando i ricercatori ad affinare i modelli e restringere il campo su quelli che sembrano più affidabili per applicazioni specifiche.

    La prossima sfida consisterà nel formulare previsioni che siano al tempo con il cambiamento climatico, i cui cambiamenti stanno avvenendo più in fretta del previsto. In particolare, il Mar Glaciale Artico si sta sciogliendo più in fretta di quanto qualunque modello sappia spiegare.

    “Rispetto alle simulazioni eseguite per cercare di prevedere cosa accadrà in futuro, oggi ci troviamo sempre più impegnati a cercare di spiegare cosa è già accaduto”, commenta Caldeira.

    (MO)

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