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    Macchine molto intelligenti

    Un gruppo di esperti di AI sono convinti di poter dotare i robot industriali di una capacità di pensiero superiore a quella di cui godono oggi.

    di Will Knight

    Alcuni importanti nomi dell’intelligenza artificiale e della robotica stanno collaborando per sviluppare un sistema operativo robotizzato che eliminerà i difetti delle macchine intelligenti attuali. Robust.ai, una startup con sede a Palo Alto, in California, sta sviluppando una “piattaforma cognitiva” per tutti i tipi di robot, dalle macchine di fabbrica e di magazzino agli aiutanti domestici.

    Il fondatore e CEO Gary Marcus sostiene che sia gli attuali robot industriali sia i robot di ricerca che impiegano l’apprendimento automatico sono privi di molte qualità che caratterizzano l’intelligenza umana, compreso il buon senso.

    Marcus, uno scienziato cognitivo della New York University, è un critico esplicito dell’attuale focus dell’IA sull’apprendimento profondo, che a suo parere presenta molti lati oscuri. Nel suo ultimo libro, Rebooting AI: Building Intelligence Artificial We Can Trust, scritto in collaborazione con Ernst Davis, Marcus analizza questa tematica. In precedenza, Marcus aveva fondato una società chiamata Geometric Intelligence, che è stata acquisita da Uber nel 2016.

    La Robust.ai vede la partecipazione al suo interno di alcuni luminari di robotica. Il CTO è Rodney Brooks, un professore del MIT che ha co-fondato iRobot, la società che progetta e produce l’aspirapolvere robot Roomba, e una startup chiamata Rethink Robotics. Brooks ha anche sollevato il problema della sopravvalutazione dell’attuale AI. Un altro fondatore è Henrik Christensen,un esperto di robot industriali che insegna all’Università della California a San Diego.

    Le loro iniziative arrivano al momento giusto. Un discreto numero di piccole e grandi aziende stanno lavorando alla creazione di robot industriali più avanzati, e c’è sempre più ricerca che applica l’apprendimento automatico ai robot. Ma le critiche di Marcus e Brooks colgono nel segno: l’IA come la conosciamo oggi non porterà i robot molto lontani.

    Immagine: AP

    (rp)

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