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    I ribelli Houthi colpiscono gli impianti di petrolio sauditi

    Un attacco coordinato di 10 droni ha provocato incendi in un importante impianto di lavorazione del petrolio e in un vicino campo petrolifero in Arabia Saudita, dimezzando le capacità produttive del paese.

    di Niall Firth

    L’attacco di droni di sabato 14 settembre ha preso di mira Abqaiq, il più grande impianto di lavorazione del petrolio del mondo e il campo petrolifero di Khuaru, che produce circa un milione di barili di petrolio greggio al giorno.

    Come riferito dal “Wall Street Journal”, Saudi Aramco, l’azienda petrolifera statale, ha dichiarato che circa la metà della produzione giornaliera di petrolio dell’Arabia Saudita è al momento interrotta.

    Quest’anno, i ribelli Houthi nello Yemen hanno usato droni per numerosi attacchi e hanno colpito una batteria missilistica saudita e altri giacimenti petroliferi.

    In genere, in tali attacchi, i droni sono imbottiti di esplosivi e volano rapidamente verso i loro obiettivi. A gennaio, le Nazioni Unite hanno riferito che, mentre all’inizio il gruppo utilizzava droni standardizzati con una portata limitata, negli attacchi successivi ha dispiegato modelli più sofisticati con una capacità di volo superiore ai 1.400 km.

    Immediatamente dopo gli attacchi, un portavoce del gruppo Houthi in lotta nello Yemen con l’appoggio dell’Iran ha rivendicato la responsabilità. Yahia Sarie ha detto che sono stati lanciati 10 droni e ha avvertito che saranno sferrati ulteriori attacchi.

    Su Twitter, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha dichiarato che non vi erano prove che l’attacco provenisse dallo Yemen e ha incolpato direttamente l’Iran, che ha respinto l’accusa.

    Se fossero stati loro, il fatto che gli Houthi ora abbiano la capacità di eseguire tali attacchi potrebbe cambiare il volto della guerra in Yemen, iniziata nel 2014. Gli attacchi dei droni sono estremamente distruttivi, relativamente a basso costo (questi droni possono costare non più di 15.000 dollari ciascuno, ha detto un esperto al “New York Times”) e difficili da fermare.

    Immagine: Campo petrolifero saudita AP

    (rp)

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