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    L’era della cattura e sequestro del carbonio sta per cominciare

    L’analisi di un nuovo credito di imposta di recente approvazione indica come questa tecnologia potrebbe immediatamente colpire le emissioni industriali e restringere il divario finanziario delle centrali elettriche.

    di James Temple

    La legge di bilancio approvata questo mese da Donald Trump offre enormi incentivi alle iniziative volte alla cattura e al sequestro delle emissioni di anidride carbonica. I ricercatori del settore energetico che nei giorni successivi hanno fatto i conti sulle cifre descritte sono giunti alla conclusione che, per diversi progetti, i crediti d’imposta che ne deriveranno potrebbero finalmente giocare a favore di una tecnologia che fino ad oggi si era dimostrata troppo costosa da adottare.

    L’approvvigionamento non contrasterà completamente l’elevato costo per il retrofit delle centrali elettriche, ma ne ridurrà certamente il prezzo. Eppure, potrebbe avere un effetto immediato sulle emissioni di una delle fonti più difficili da adattare: il settore industriale, che produce una significativa porzione delle emissioni di gas serra negli Stati Uniti.

    “Credo che nei prossimi anni assisteremo all’avvio di dozzine di progetti per la cattura e il sequestro del carbonio che altrimenti non avrebbero mai preso vita”, dice Julio Friedmann della Energy Futures Initiative, precedentemente principal deputy assistant secretary dell’Office of Fossil Energy per il DoE.

    La maggior parte dei ricercatori del settore crede che questa tecnologia rappresenterà un importante pezzo di qualunque piano realistico formulato per sventare i crescenti pericoli posti dal cambiamento climatico. Diversi studi indicherebbero che, senza questa tecnologia, sarebbe pressoché impossibile impedire che le temperature globali aumentino di oltre 2 °C (vedi “Potential carbon capture game changer nears completion”).

    Il credito sarà rivolto sia a tecnologie di scrubbing, che catturano l’anidride carbonica rilasciata da centrali elettriche e fabbriche, che a startup quali la Carbon Engineering e la Climeworks, entrambe impegnate a sviluppare metodi per estrarre gas serra direttamente dall’aria see “Un impianto sperimentale avvia l’estrazione di carbonio dall’aria”).

    L’anidride carbonica catturata può essere immagazzinata al di sotto di formazioni geologiche o iniettata nei pozzi petroliferi per assistere al loro prosciugamento. Ricercatori e startup stanno inoltre esplorando metodi per utilizzare l’anidride carbonica nella produzione di combustibili alternativi, materiali edili ed altri prodotti. Secondo Friedmann, i crediti d’imposta dovrebbero stimolare notevoli investimenti in queste tecnologie emergenti.

    La misura è stata sponsorizzata da una improbabile coalizione fra negatori e sostenitori del cambiamento climatico – in primis i senatori John Barrasso, un Repubblicano del Wyoming, e Sheldon Whitehouse, un Democratico di Rhode Island – e sostenuta da sindacati, gruppi ambientalisti e società del carbone.

    Ecco i punti fondamentali: La misura offre un credito d’imposta di $50 per ciascuna tonnellata di anidride carbonica seppellita nel sottosuolo e $35 per ciascuna tonnellata riutilizzata in altro modo. Le società avranno sei anni per presentare progetti idonei, ed una dozzina in più a partire dall’avvio delle operazioni per riscuotere i crediti. Una prima versione del credito d’imposta fissava gli stessi benefici rispettivamente a $20 e $10, ma aveva un tetto fisso a 75 milioni di tonnellate che non avrebbe garantito abbastanza benefici a lungo termine da alimentare troppi progetti.

    Secondo una stima presentata nel 2015 dall’Office of Fossil Energy, il costo della cattura del carbonio si aggirerebbe intorno ai $60 per tonnellata emessa dalle centrali a carbone e circa $70 per tonnellata emessa dalle centrali a gas naturale. Altri $11 saranno rivolti al trasporto e al sequestro della CO2, per cui il credito d’imposta non basterà ancora per coprire i costi del settore energetico.

    Ciononostante, questa manovra potrebbe rappresentare un importante contributo per le centrali in cerca di nuove forme di sussidi, specialmente con il calare del costo delle operazioni di cattura della CO2 nei prossimi anni, spiega Matt Lucas, direttore associato del Center for Carbon Removal, una no profit di Oakland, in California.

    Oltretutto, il prossimo credito d’imposta potrebbe già bastare per equilibrare i costi di questi sistemi presso società impegnate nella produzione di etanolo, fertilizzanti ossido di etilene ed altri combustibili trasformati. Il costo si aggira fra i $9 e i $30 per tonnellata, stando a un rapporto precedente dell’Office of Fossil Energy. In questi casi, la cattura del carbonio non risulta troppo cara perché i processi comportano una maggiore concentrazione di gas (i costi per la cattura e il sequestro della CO2 nell’industria del cemento e in quella siderurgica, due delle industri più inquinanti, si aggirano ancora intorno ai $100 per tonnellata).

    La possibilità di implementare sistemi per la cattura del carbonio nel settore industriale è fondamentale perché esistono poche soluzioni economiche in grado di ridurne le emissioni; il gas, di fatto, è un prodotto secondario di molti processi produttivi. Il settore industriale è anche uno dei principali responsabili delle emissioni di gas serra: la sola produzione di etanolo, ad esempio, è responsabile del 2 percento delle emissioni complessive di CO2 negli Stati Uniti, mentre la sola produzione di fertilizzanti contribuisce per l’1 percento.

    (MO)

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