Il traguardo è ambizioso, pressoché irrealizzabile, ma il primo ministro indiano Narendra Modi continua a reiterarlo.
di James Temple
Lo scorso 11 marzo, per dare inizio all’ International Solar Alliance Summit di Nuova Delhi, il primo ministro indiano Narendra Modi ha ribadito l’ambizioso traguardo per il paese di realizzare 175 gigawatt di capacità energetica rinnovabile entro il 2022, di cui 100 gigawatt ricavati da energia solare.
Perché conta: Un concreto potenziamento della capacità di generare energia pulita è di fondamentale importanza per riuscire a incrementare l’accesso all’elettricità in un paese dove centinaia di milioni ne sono privi, senza incrementare ulteriormente l’inquinamento dovuto al rilascio di gas serra (vedi “India’s Energy Crisis”). Un traguardo talmente ambizioso, però, pare pressoché impossibile da raggiungere.
Perché impossibile? L’India dovrebbe costruire in media 35 gigawatt di energia rinnovabile l’anno per i prossimi cinque anni, più del doppio della capacità che gli Stati Uniti hanno aggiunto nel 2016, tenendo conto di tutte le possibili fonti e non considerando le centrali che avrebbero chiuso. Di questa capacità aggiuntiva, appena 8 gigawatt provenivano dall’energia solare.
L’integrazione di un così vasto quantitativo di energia rinnovabile intermittente necessiterebbe inoltre di grandi infrastrutture di stoccaggio e trasmissione, in un paese famoso per la scarsa affidabilità della sua rete elettrica.
Il grande quadro: L’International Solar Alliance è uno sforzo coordinato fra paesi equatoriali volto ad accelerare gli investimenti nella realizzazione di centrali solari per raggiungere un terawatt di capacità entro il 2030. In occasione del summit, il presidente della Francia Emmanuel Macron si è impegnato a investire altri $700 milioni entro il 2022 ed ha invitato investitori privati a contribuire per il raggiungimento del traguardo più grande di investire $1 trilione in progetti solari.
(MO)