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    Le temperature di quest’anno preannunciano un caldo più prolungato

    I segnali sono ormai evidenti, e l’allarme è stato lanciato più volte. Non resta che intervenire.

    di James Temple

    Oltre 100 incendi boschivi, fra cui il più grande incendio nella storia della California, continuano a devastare l’America Occidentale. Devastanti ondate di caldo in tutto il mondo hanno portato a temperature record in Africa come nel Circolo Artico, mentre tempeste torrenziali investono la East Coast degli Stati Uniti.

    Il cambiamento climatico è quasi certamente la causa di questi eventi o della loro crescente violenza, accentuata da un clima più caldo e secco oltre che dall’alterazione delle correnti polari. Secondo gli scienziati, peraltro, saremmo solo all’inizio.

    Mali estremi: Uno studio comparso su Nature Communications sostiene che il mondo sarebbe sul punto di entrare in un periodo caratterizzato da temperature naturalmente elevate che potrebbero amplificare gli effetti delle attività umane sul cambiamento climatico. Queste circostanze potrebbero aumentare la probabilità di “eventi estremi” nel periodo compreso fra il 2018 e il 2022, in particolar modo sulle temperature superficiali dei mari.

    Uno scenario da “Houston”: Tali fluttuazioni naturali continueranno nei decenni a seguire, facendo balzare le temperature in tempi relativamente brevi, anche se la ricerca ambientale accenna con insistenza a un futuro caratterizzato da temperature sempre più elevate nel lungo periodo. Difatti, uno studio pubblicato recentemente su Proceedings of the National Academy of Sciences avverte su un “rischio significativo” di incorrere in uno scenario definito “Houston Terra”, dove l’intreccio fra particolari soglie di temperature potrebbe attivare delle “reazioni auto-rinforzanti” capaci di innalzare ulteriormente le temperature – quali lo scioglimento del permafrost, al cui interno sono sequestrate vaste quantità di gas serra.

    Effetti del genere potrebbero rendere sempre più difficoltosa la stabilizzazione del clima, persino nel caso in cui riuscissimo ad abbattere le emissioni di anidride carbonica.

    Costi elevati e vite perdute: Eventi atmosferici estremi potrebbero rapidamente portare al collasso i fondi per le emergenze, le riserve assicurative ed altre fonti predisposte per intervenire in caso di disastri (vedi “Il mancato raggiungimento dei traguardi ambientali potrebbe costare al mondo $20 trilioni”). Oltretutto, questo trend è già costato diverse vite, e il bilancio rischia quasi certamente di peggiorare. Entro il 2100, secondo un paper pubblicato l’estate scorsa su Nature Climate Change, intorno al 75 percento della popolazione mondiale dovrà confrontarsi con temperature e tassi di umidità proibitivi per almeno 20 giorni l’anno, se il mondo non riuscirà ad abbattere significativamente le emissioni.

    Di male in peggio: Laddove alcuni hanno avvertito che il mondo ha raggiunto “un nuovo e pericoloso livello normale”, altri sostengono che persino questo monito non descrive correttamente i rischi annessi.

    “Un nuovo livello di normalità sembra alludere a una nuova posizione dalla quale partire”, commenta per PBS Michael Mann, direttore del Penn State Earth System Science Center. “Se continueremo a bruciare combustibili fossili e introdurre agenti inquinanti nell’atmosfera, continueremo a causare danni alla superficie della Terra. Ci imbatteremo in siccità, super tempeste e alluvioni sempre più gravi”.

    (MO)

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