SI avvicinano i test clinici di un vaccino, ma è stato creato con una tecnologia dall’efficacia non ancora dimostrata. Potrebbe non funzionare.
di Antonio Regalado
In occasione di una conferenza stampa tenutasi il 2 marzo, una dozzina di dirigenti di società biotecnologiche hanno incontrato il presidente Donald Trump attorno allo stesso tavolo di legno che vede solitamente raccolti i suoi ministri. Uno ad uno hanno definito quello che poteva essere il loro ruolo di supporto nella lotta contro la diffusione del coronavirus, mentre Trump era interessato a sapere, precisamente, quando sarà pronta una contromisura.
Uno solo dei presenti, Stéphane Bancel, CEO della Moderna Pharmaceuticals di Cambridge, nel Massachusetts, era in grado di dichiarare che a poche settimane dallo scoppio della crisi la sua azienda aveva già consegnato un possibile vaccino da testare nelle mani del governo.
“State quindi dicendo che nei prossimi mesi potreste avere un vaccino pronto da vendere?” ha chiesto Trump, apparentemente colpito. “Corretto”, ha dichiarato Bancel, la cui azienda sta lanciando un nuovo tipo di vaccino pionieristico basato sui geni. Si trattava, ha aggiunto, solo di “fare qualche telefonata” alle persone giuste.
I farmaci avanzano procedono attraverso diverse fasi: prima i test di sicurezza, quindi i test sull’efficacia. Bancel ha chiarito che il loro farmaco potrebbe entrare in Fase II, un primo ciclo di test sull’efficacia, entro l’estate. Non è chiaro se Trump abbia inteso la stessa cosa.
“Non si tratta di avere un vaccino. Ci sarebbe un vaccino da sottoporre a test “, ha cercato di chiarire Anthony Fauci, capo dell’agenzia National Institutes of Allergy and Disease Disease, consulente di sei presidenti, a partire da Ronald Reagan in occasione dell’epidemia di HIV.
“Quanto tempo ci vorrà?” voleva sapere Trump. “Come abbiamo detto, ci vorrà un anno, un anno e mezzo”, ha chiarito Fauci. Trump ha ribadito che gli piaceva di più l’idea di due mesi.
L’evento tenutosi alla Casa Bianca sul coronavirus ha messo in evidenza come le aziende biotecnologiche e farmaceutiche sono intervenute per far fronte alla minaccia di contagio mettendo in campo le nuove, più rapide, tecnologie. Erano presenti anche rappresentanti della Regeneron Pharmaceuticals, CureVac e Inovio Pharmaceuticals, responsabili dei test su di un vaccino genetico contro la Zika, i quali hanno affermato che studi sulla sicurezza di propri possibili vaccini contro il coronavirus potrebbe iniziare ad aprile.
Nel clamore sollevato dalla possibilità di nuovi vaccini veloci, si perde la realtà del fatto che tecnologie come quella sviluppata da Moderna non sono ancora state certificate. Nessuno, infatti, sa se si dimostreranno efficaci. La Moderna produce “vaccini mRNA“. Nella pratica, incorpora in una nanoparticella le istruzioni genetiche estratte da un componente del virus, preparandola così ad essere iniettata in un paziente. Seppure veloce, la preparazione di vaccini con nuovi metodi come quello della Moderna non ha ancora mai condotto ad un vaccino autorizzato per il pubblico.
Non solo, per quanto veloce possa essere la formulazione di un vaccino, il processo per dimostrarne la sicurezza e l’efficacia nel proteggere le persone dalle infezioni rimane invariato. Le procedure di verifica sono il motivo per cui la scomoda linea temporale dei 18 mesi citata da Fauci rimane invariata. Un test sulla sicurezza può richiedere anche solo tre mesi, ma il vaccino deve quindi essere somministrato a centinaia o migliaia di persone residenti in un focolaio di infezione per verificare se i soggetti trattati ne risultano protetti. Indipendentemente dalla tecnologia utilizzata, il processo può richiedere un anno.
Alla fine di febbraio, quando la Moderna Pharmaceuticals ha annunciato di aver consegnato campioni di un possibile vaccino contro il coronavirus al NIH, le azioni della la società hanno visto un aumento del 30%, portando la valutazione del suo valore sul mercato azionario a circa $11 miliardi, a dispetto del crollo generale del mercato. Il vaccino potrebbe essere somministrato ai primi volontari entro la metà di questo mese.
A tutti gli effetti, la velocità di produzione è stata eccezionale. Come specificato da Bancel, la sua società ha impiegato solo 42 giorni “dalla pubblicazione della sequenza del virus” per spedire fiale di potenziale vaccino al gruppo di Fauci al NIH. In questo caso, la Moderna ha arricchito nanoparticelle lipidiche con le istruzioni genetiche della proteina “spike”, che il virus utilizza per fondersi con le cellule umane e invaderle . Iniettate in una persona, nanoparticelle come questa potrebbero indurre il corpo a immunizzarsi contro il vero contagio.
L’intero processo non ha richiesto, né la Moderna li desiderava, campioni reali del coronavirus. “Possiamo realizzare il nostro prodotto con la sola sequenza genetica del virus. Appena è stato pubblicato, abbiamo cominciato a lavorare”, ha dichiarato in un’intervista di gennaio il presidente della Moderna, Stephen Hoge.
La Moderna aveva già realizzato con questo metodo altri vaccini sperimentali contro malattie come l’influenza. La società non ha fatto altro che adattare lo stesso processo di fabbricazione a una nuova minaccia, sostituendo l’RNA. “È come sostituire il software invece che costruire un nuovo computer da zero”, spiega Jacob Becraft, CEO della Strand Therapeutics, società che progetta vaccini e trattamenti contro il cancro con simili metodi all’RNA. “Ecco perchè la Moderna è stata in grado di sfornare un potenziale vaccino così rapidamente.”
La società dichiara che il suo approccio è sicuro. Il metodo è stato già testato su circa 1.000 persone in sei precedenti studi di sicurezza per vaccini contro una serie di infezioni. Ciò che non ha mai dimostrato, però, è l’efficacia della sua tecnologia nel proteggere effettivamente la popolazione contro le malattie. “La tecnologia non ha dato vita ad un singolo vaccino autorizzato”, ha specificato uno specialista in vaccini di nome Peter Hotez, capo della National School of Tropical Medicine della Baylor University, in una seduta del Congresso tenutasi il 5 marzo, tre giorni dopo l’evento della Casa Bianca.
Durante la sua testimonianza, Hotez, responsabile egli stesso dello sviluppo di un vaccino per la SARS che non è mai arrivato alla Fase II, ha fatto di tutto per riprendere le aziende che avevano sollecitato aspettative ingiustificate. “Sfortunatamente, alcuni dei miei colleghi nel settore delle biotecnologie si stanno lasciando andare ad affermazioni esagerate”, ha spiegato ai legislatori. “Le società biotech hanno pubblicato molti comunicati stampa, molti dei quali poco corretti”. La Moderna non ha risposto alle critiche di Hotez, né quando è stato chiesto se Trump avesse frainteso Bancel. “Non abbiamo commenti in questo momento”, ha detto Colleen Hussey, portavoce della società.
Tipologie di vaccino
Esiste circa una mezza dozzina di tipi di vaccini, composti con o batteri uccisi, virus vivi attenuati e vaccini che comportano l’iniezione di proteine virali. Tutti mirano a esporre il corpo ai componenti del virus in modo che le cellule del sangue specializzate possano produrre gli anticorpi necessari a combattere l’infezione al momento giusto. “E tutte queste strategie stanno venendo sperimentate contro il coronavirus”, afferma Drew Weissman, un esperto di vaccini RNA presso l’Università della Pennsylvania. Secondo Weissman, “creare un vaccino contro un coronavirus non è difficile”.
Ci sono pro e contro per ciascuna tecnologia ed alcune sono più lente delle altre. Ad esempio, il colosso farmaceutico francese Sanofi ha stanziato finanziamenti per la realizzazione di un vaccino più convenzionale, la cui creazione richiederà almeno sei mesi: i test clinici non potranno procedere prima del 2021.
La differenza e la promessa dei vaccini mRNA è la velocità di risposta alle nuove minacce. “Si tratta di una velocità incredibile velocità, possibile solo con i vaccini realizzati con l’RNA, ma nessuno può garantire che questi vaccini funzionino”, spiega Ron Weiss, biologo di sintesi del MIT e cofondatore della Strand. “Non avremo risultati tra un paio di mesi. Non avremo risultati entro l’estate. Si tratta di una modalità promettente, ma non dimostrata. Sono entusiasta, ma serve molta attenzione. È efficace? È sicuro?”
L’idea di creare vaccini genetici, utilizzando il DNA o l’RNA, ha 30 anni, ma i test hanno rivelato reazioni immunitarie indesiderate e, in alcuni casi, l’assenza di efficacia. Questi problemi non sono stati completamente superati, spiega Weissman, inventore di una variazione chimica che ha migliorato il processo ed è stata concessa in licenza alla Moderna ed alla BioNTech, una società biotech tedesca.
Ad oggi, la Moderna ha pubblicato solo due studi sulla sicurezza dei vaccini antinfluenzali, con risultati misti, in quanto i vaccini non hanno generato il livello d’immunità desiderato. Weissman ritiene che il problema possa essere ricondotto a campioni di RNA impuro nella preparazione. “Abbiamo effetti diversi negli animali e nelle persone. Negli animali osserviamo una risposta davvero potente, che si tratti di topi o scimmie “, afferma. “Negli esseri umani, sebbene il prodotto della Moderna dia reazioni migliori di un vaccino standard, non sono all’altezza delle previsioni. Quando si investe in qualcosa di nuovo, ci si aspetta un prodotto, se no perchè sostituire quello vecchio?”
Test di sicurezza
Il vaccino della Moderna sarà comunque, quasi sicuramente, il primo vaccino contro il coronavirus ad essere testato su soggetti umani, probabilmente a metà mese a Seattle, una delle città più colpite negli USA. I medici monitoreranno le reazioni dei volontari prelevandone il sangue per testare in laboratorio se “neutralizza” il virus. In caso di successo del test di sicurezza, entro l’estate potrebbero partire i test di fase II, per verificarne l’efficacia. Ciò comporterà l’inoculazione di centinaia o migliaia di persone residenti in prossimità di un focolaio e a rischio di infezione, spiega Fauci in un podcast.
Un vaccino non ci salverà
Settimana scorsa, il numero di casi di coronavirus in tutto il mondo ha superato le 113.000 unità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha esortato i paesi a rallentare la diffusione con “solide attività di contenimento e controllo”, aggiungendo puntualmente che “consentire una diffusione incontrollata non dovrebbe essere la scelta di alcun governo”.
Un aspetto negativo della fiducia in un vaccino sperimentale è il rischio che ciò possa indurre i governi a non prendere misure di contenimento come la limitazione degli spostamenti o la chiusura delle scuole, misure che stanno già provocando gravi perdite economiche.
Un’altro fattore a cui prestare attenzione è la possibilità che l’amministrazione possa cercare di accelerare la preparazione del vaccino. Alcuni dei dirigenti presenti alla riunione della Casa Bianca hanno colto l’occasione per chiedere più finanziamenti governativi per gli impianti di produzione, mentre altri hanno suggerito a Trump la possibilità di fare pressioni sulla US Food and Drug Administration per accelerare i test.
Sebbene nessuno abbia apertamente dichiarato di voler mettere in vendita vaccini non completamente certificati, esortare Trump a costruire impianti e ridurre i passaggi burocratici, questa è l’idea intavolata dai dirigenti. Fauci si è premunito di mettere in guardia da simili atteggiamenti.
La FDA ha procedure che le permettono di accelerare determinati progetti. Una raccolta incompleta di prove scientifiche e la somministrazione a individui sani di vaccini non perfettamente testati potrebbe facilmente ritorcersi contro tutti. I vaccini possono, a volte, condurre ad un peggioramento della malattia. Secondo Hotez, questo effetto prende il nome di “immune enhancement (potenziamento immunitario)”, osservato per esempio in una versione scartata di vaccino contro la SARS.
Fauci ha messo in guardia contro la possibilità di somministrare a individui sani un vaccino che potrebbe provocare la malattia invece che prevenirla: “Non avremo ci sarà alcun vaccino nell’immediato futuro, motivo per cui bisogna gire sul piano delle misure pubbliche”.
Immagine: Il presidente Donald Trump e i membri della task force della Casa Bianca responsabile della risposta al coronavirus si sono incontrati con le aziende biotech il 2 marzo 2020. AP
(lo)