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    6 differenze tra coronavirus e influenza

    L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un rapporto in cui delinea le differenze tra influenza e coronavirus Covid-19.

    di Tanya Basu

    L’OMS definisce similarità e differenze tra la comune influenza e il nuovo coronavirus.

    Ci sono alcuni, ovvi, elementi comuni.

    – Si diffondono entrambi per contatto.
    Toccare una persona o una superficie contaminata e poi toccare il viso è un metodo infallibile per rimanere infettati. (È anche possibile che Covid-19 possa essere diffuso per mezzo di goccioline rilasciate nell’aria dalla tosse o dallo starnuto di una persona infetta.)

    – Molti dei sintomi sono simili.
    Colpiscono entrambi l’apparato respiratorio e in vari modi. Entrambi causano febbre, stanchezza e tosse. I casi respiratori gravi possono diventare polmonite, che può uccidere.

    Queste sono sei chiare differenze tra coronavirus e influenza:

    – Il coronavirus sembra diffondersi più lentamente dell’influenza. Si tratta probabilmente della differenza principale tra i due. L’influenza ha un periodo di incubazione più breve (il tempo intercorrente tra infezione e manifestazione dei sintomi) e un intervallo seriale più breve (il tempo intercorrente tra casi successivi). L’intervallo seriale del coronavirus è di circa 5-6 giorni, mentre il divario dell’influenza tra i casi si aggira attorno ai tre giorni, spiega l’OMS. L’influenza si diffonde quindi più rapidamente.

    – Escrezione virale.
    L’escrezione virale è ciò che accade quando un virus, una volta infettato l’ospite, si riproduce e viene rilasciato nell’ambiente. È ciò che rende un paziente contagioso. Alcune persone iniziano a rilasciare il coronavirus a due giorni dalla prima infezione, prima di manifestare sintomi. Secondo l’OMS, questo non sarebbe il principale mezzo di trasmissione del virus, ma un articolo pubblicato questa settimana, non sottoposto a revisione paritaria, indicherebbe invece che i pazienti affetti dal coronavirus diffondono enormi quantità di virus in queste prime fasi, quando ancora asintomatici o colpiti da sintomi lievi. Il virus dell’influenza generalmente si diffonde nei primi due giorni dalla prima manifestazione dei sintomi, a volte anche per la prima settimana. Secondo uno studio pubblicato questa settimana su The Lancet compilato da ricercatori che hanno esaminato i pazienti in Cina, gli stessi pazienti guariti risultavano infettivi per circa 20 giorni (o fino alla morte). Un paziente risultava infettivo ancora dopo 37 giorni, mentre il periodo di infettività più ridotta rilevato è stato di otto giorni. Questi dati sembrano indicare che i pazienti affetti dal nuovo coronavirus rimangono contagiosi per molto più tempo di quelli affetti dalla comune influenza.

    – Infezioni secondarie.
    Ciascuna infezione comporta, in media, almeno altre due infezioni secondarie. L’influenza può a volte causare un infezione secondaria, solitamente una polmonite, ma è raro che un paziente affetto da influenza manifesti due infezioni oltre all’influenza. L’OMS avverte che il contesto dell’infezione è fondamentale, come l’esistenza di condizioni pregresse.

    – Non date la colpa ai giovani arroganti: sono gli adulti che stanno trasmettendo il coronavirus.
    Per quanto i bambini siano solitamente i principali diffusori dell’influenza, nel caso del nuovo coronavirus, la trasmissione sembra essere a carico degli adulti. Ciò implica anche che gli adulti sono colpiti più duramente, specialmente i più anziani e gli individui con condizioni mediche preesistenti. Gli esperti non sanno spiegarsi come mai i bambini risultino apparentemente protetti dai peggiori effetti del coronavirus. Secondo alcuni, potrebbero essere dotati di una parziale immunità grazie a precedenti infezioni di altre versioni di coronavirus, manifestate come comune raffreddore; secondo un’altra teoria, il sistema immunitario dei bambini, sempre in allerta, sarebbe semplicemente più veloce ed efficace di quello degli adulti nella lotta contro Covid-19.

    – Il coronavirus appare molto più mortale dell’influenza. Ad ora, il tasso di mortalità del coronavirus (il rapporto tra numero di casi segnalati e numero di decessi) sembra aggirerarsi tra il 3% e il 4%, sebbene si presume che sia in realtà inferiore, in quanto molti casi non sono ancora stati segnalati. Il tasso di mortalità dell’influenza si aggira attorno allo 0,1%.

    – Non esiste una cura o un vaccino per il coronavirus.
    Non ancora, per quanto la ricerca sta impegnata in una corsa contro il tempo per realizzarne uno. Esiste, tuttavia, un vaccino antinfluenzale, che tutti dovrebbero prendere in considerazione, in quanto la vaccinazione potrebbe aiutare a ridurre il carico sui servizi medici già allo stremo nelle prossime settimane.

    (lo)

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