C’è molto clamore sul potenziale dei test sugli anticorpi per aiutarci a stabilire chi può tornare a lavorare e chi no, ma ancora manca la chiarezza.
di Neel V. Patel
Pochi giorni fa, il presidente Trump ha annunciato che gli Stati Uniti avevano testato oltre un milione di campioni di pazienti per coronavirus, molto più di qualsiasi altro paese al mondo, anche se è indubbio che la partenza incredibilmente lenta dei test abbia già rallentato l’America nel suo tentativo di fermare la diffusione del covid-19.
Per sconfiggere il virus, afferma l’Organizzazione mondiale della sanità, si devono identificare coloro che sono infetti e isolarli, così come quelli a rischio (che dovrebbero anche auto-isolarsi, siano essi sintomatici o asintomatici).
E’ necessario anche capire quali comunità possono aspettarsi di vedere un aumento dei casi di coronavirus e dove allocare risorse in previsione di ricoveri ospedalieri in aumento. Come riportato da “MIT Technology Review”, c’è la necessità di scoprire chi è già stato contagiato e ora, presumibilmente, immune al virus (almeno per un periodo di tempo).
Dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, molti gruppi diversi hanno intensificato i loro tentativi per sviluppare un test sierologico alla ricerca di anticorpi contro il virus, un segno dell’avvenuto contagio. Se un test come questo fosse mai disponibile al pubblico, potrebbe aiutare a stabilire chi deve uscire di casa e a permettere di tornare a una parvenza di vita normale.
Perché i test sugli anticorpi?
Molte persone infette presentano solo sintomi lievi o moderati che si risolvono abbastanza rapidamente. Dal momento che non ci sono abbastanza kit, molte persone con sintomi leggeri non vengono sottoposte a test. Quelle persone (me compreso) orbitano in una specie di limbo, non avendo modo di verificare se sono state contagiate e ora sono potenzialmente immuni, o ancora a rischio di ammalarsi e diffondere il virus.
Inoltre, se non si possono testare tutti, non si è in grado di rispondere davvero a domande come quanto è diffusa l’infezione, qual è il vero tasso di mortalità e quali tipi di misure per fermare la diffusione funzionano davvero.
I test sugli anticorpi per tutti potrebbero aiutare a rispondere ad alcune di queste domande di base. Una volta che abbiamo una migliore comprensione di come funziona l’immunità con il coronavirus, potrebbe anche dare a chi non ha subito il contagio la conferma che ora è immune, vale a dire che non rappresenta più una minaccia per gli altri e potrebbe potenzialmente tornare al lavoro e alla vita sociale.
Sarebbe un passaggio particolarmente rilevante per le cliniche e gli ospedali con carenza di personale o per i fornitori di infrastrutture e servizi di pubblica utilità che necessitano di lavoratori adeguatamente formati per far funzionare le nostre reti elettriche.
Come funziona?
Quando l’organismo viene a contatto con un patogeno, il sistema immunitario sviluppa anticorpi su misura che agiscono contro l’infezione. Gli anticorpi possono durare a lungo, da un paio d’anni a una vita intera, a seconda della malattia. Durante il periodo in cui l’immunità dura, si incrementa la produzione di quegli anticorpi per neutralizzare la minaccia qualora dovesse apparire di nuovo.
Un test anticorpale, noto anche come test sierologico, analizza il siero di un paziente, la parte liquida del sangue che esclude le cellule e i fattori della coagulazione, ma include gli anticorpi. Molti di questi test sono semplici e richiedono solo un piccolo campione, come una puntura del dito. In questo caso, attraverso una tecnica come ELISA (enzyme-linked immunosorbent assay), i medici cercano gli anticorpi prodotti in risposta alla proteina sulla superficie del coronavirus.
Se nel campione del paziente è presente un anticorpo, questo si legherà a questa proteina “spike”. Un altro anticorpo, progettato dai medici e in grado di legarsi al primo anticorpo, viene introdotto nella soluzione. Quando si legano, il nuovo anticorpo attiverà un enzima che cambia il colore della soluzione, indicando che il paziente ha gli anticorpi che si stanno cercando ed è stato quindi esposto al coronavirus.
In che modo differisce dai test che già si fanno?
Al momento si stanno testando le infezioni cercando materiale genetico virale nei campioni dei pazienti. Utilizzando n metodo chiamato reazione a catena della polimerasi (PCR), i medici possono evidenziare qualsiasi RNA di coronavirus nel tampone nasale di un paziente in modo da poterne confermare la presenza.
Il DNA virale o l’RNA possono essere trovati nel corpo non appena inizia l’infezione, anche se si è asintomatici, ma scompare subito dopo che il sistema immunitario ha eliminato l’infezione. Quindi questo tipo di test è utile per scoprire chi è attualmente infetto, ma non chi è stato contagiato in passato.
Gli anticorpi, d’altra parte, non vengono sviluppati fino a diversi giorni dopo che il contagio si è verificato, quindi non sono un utile indicatore di chi ha l’infezione in corso. Ma poiché sono nel sangue in gran numero per molti mesi dopo l’infezione, gli anticorpi sarebbero estremamente utili per identificare i casi passati molto tempo dopo che l’infezione è stata sconfitta.
Quanto costa?
Un test sierologico per gli anticorpi del coronavirus è molto meno costoso di un test PCR che cerca materiale genetico del coronavirus. Biomerica, con sede in California, per esempio, vende un test sierologico a meno di 10 dollari. Con Medicare, un test PCR per covid-19 può costare fino a 51 dollari.
Quanto è veloce?
È possibile ottenere risultati da un test sierologico in pochi minuti. Molti gruppi stanno lavorando su versioni da eseguire a casa, senza la necessità di inviare campioni a un laboratorio. L’esecuzione di un test PCR richiede ore e, poiché in genere i campioni devono essere spediti avanti e indietro dal sito che ospita i test, i pazienti di solito non ottengono risultati per diversi giorni (anche se la FDA sta apprestando test itineranti per il coronavirus che dovrebbero durare meno di 15 minuti).
Chi ci sta lavorando?
In tanti. Singapore, Cina e altri paesi hanno già condotto un numero limitato di test sugli anticorpi. Un gruppo guidato dal virologo Florian Krammer della Icahn School of Medicine del Mount Sinai a New York City ha recentemente sviluppato un test anticorpale per covid-19 basato su ELISA. Aziende americane come Biomerica e Chembio Diagnostics (di New York) stanno vendendo test anticorpali al di fuori degli Stati Uniti, con piani aggressivi per ottenere l’approvazione della FDA.
BioMedomics della Carolina del Nord, in collaborazione con l’azienda di tecnologia medica BD, ha appena lanciato un test point-of-care che può essere somministrato presso l’ambulatorio di zona e dare risultati in 15 minuti. Il Regno Unito ha il suo test, sviluppato da Public Health England e ne ha ordinato la distribuzione di 3,5 milioni di kit ad Amazon e alle farmacie.
Quali sono i limiti?
Poiché non si sa ancora per quanto tempo duri l’immunità al covid-19, la presenza di anticorpi non è una garanzia che una persona sia totalmente immune a un possibile nuovo contagio. Allo stesso modo, gli anticorpi non possono essere utilizzati per determinare se qualcuno è ancora contagioso: un test di PCR di follow-up potrebbe essere necessario per escludere un’infezione in corso. In altre parole, si vorrebbe testare l’immunità positiva attraverso un test anticorpale (anche ben dopo aver eliminato l’infezione) e quella negativa al virus attraverso un test PCR.
C’è una grande preoccupazione per l’accuratezza delle analisi sierologiche. I test PCR, nonostante tutti i loro svantaggi, sono ancora considerati abbastanza precisi. In un test anticorpale, tuttavia, un paziente potrebbe risultare positivo per il covid-19 a causa di anticorpi per un diverso coronavirus (come quelli che causano il raffreddore comune).
Due pazienti potrebbero avere la malattia e guarire all’incirca nello stesso momento, ma i test sugli anticorpi potrebbero risultare positivi con tempi diversi. L’incertezza è anche legata al fatto che potrebbe volerci fino a una settimana prima che l’organismo inizi a generare anticorpi contro il virus a contagio avvenuto. L’esecuzione del test durante l’infezione potrebbe non produrre un risultato sicuro. Un’accuratezza, per esempio, dell’80 per cento lascia fuori ancora una persona su cinque.
La Spagna ha recentemente richiamato oltre 8.000 kit di test prodotti in Cina a causa della possibilità di ottenere risultati inaffidabili. Più di una dozzina di aziende che hanno notificato alla FDA che stanno producendo test anticorpali possono iniziare a distribuire i test agli ospedali e agli studi medici, ma devono presentare dichiarazioni di non responsabilità che recitano: “Questo test non è stato rivisto dalla FDA”. Precisione e affidabilità non saranno garantite senza validazione ed esperienza nel tempo.
Considerando che il covid-19 è una malattia nuova, non si sa per quanto tempo durerà l’immunità. In questo momento il virus sembra mutare lentamente e non dovrebbe rappresentare un problema annuale come l’influenza, ma lo si sta studiando da poco più di tre mesi. Tony Mazzulli, microbiologo del Sinai Health di Toronto, ha dichiarato al “New York Times” che non è ancora chiaro se gli anticorpi possano prevenire l’infezione legata a un’esposizione a una grande quantità del virus, come in un ambiente ospedaliero.
(rp)