I critici hanno messo l’accento sulle prestazioni deludenti delle app anticovid per monitorare i contatti in Francia e in Australia, ma gli esperti dicono che non si tratta di un fallimento totale.
di Charlotte Jee
Quando la Francia ha lanciato la sua app per la tracciabilità dei contatti digitali, sembrava che potesse essere una svolta per il paese colpito dal virus. Alla sua uscita, a giugno, StopCovid è stato scaricata da 2 milioni di persone in un breve lasso di tempo, portando i ministri a dichiarare che “il successo dell’app avrebbe aiutato a diminuire la diffusione della pandemia e i decessi”.
Ma i funzionari hanno dovuto ben presto tornare sui loro passi dopo che è emerso che nelle sue prime tre settimane l’app aveva permesso di avvisare solo 14 persone della possibilità che fossero esposte al coronavirus. “Questa non è la fine della storia”, ha sostenuto il ministro degli affari digitali Cédric O a sua difesa. “Continuiamo a migliorare l’applicazione.”
In Australia, nel frattempo, le cose andavano anche peggio. L’app Covidsafe è stata lanciata nel paese ad aprile e ha avuto una diffusione molto maggiore rispetto alla Francia: 6 milioni di download in un paese di 25 milioni. Eppure il suo impatto è stato ancora minore: nello stato di Victoria, secondo “Gizmodo”, non ha permesso di identificare un singolo contatto che non fosse già stato scoperto da chi esegue i monitoraggi manuali.
Ma questi dati, affermano alcuni esperti, non sono necessariamente un segno di fallimento. Parte delle critiche potrebbe essere dovuta alle eccessive aspettative nei confronti della tecnologia. Per chi sta vivendo uno degli anni più stressanti della memoria umana, la forte attenzione nei confronti delle app di tracciamento dei contatti era comprensibile. Un vaccino è ancora lontano molti mesi, supponendo che possiamo persino trovarne uno che funzionerà. Le app sono apparse come una potenziale panacea, anche se molti addetti ai lavori hanno costantemente sostenuto che sono uno strumento per combattere il virus, piuttosto che il rimedio decisivo.
Anche dal punto di vista dei calcoli, le critiche potrebbero essere fuori luogo, secondo Jon Crowcroft, professore di sistemi di comunicazione all’Università di Cambridge. A suo parere, in una situazione in cui vi è un basso numero di casi covid-19, in cui le persone osservano il distanziamento sociale e quando la densità degli utenti delle app non è elevata, dovrebbe essere normale trovarsi di fronte a poche notifiche dalle app di tracciamento dei contatti.
“Se l’1 per cento delle persone con covid-19 è testato, e solo l’1 per cento di loro ha l’app, esiste 1 possibilità su 10.000 di avere sia la persona testata che quella esposta in possesso dell’app, quindi la percentuale di notifica sarà 10.000 volte inferiore alla frequenza dei casi”, spiega Crowcroft, (Per esempio, durante il periodo in cui Victoria ha emesso 21 notifiche, lo stato ha registrato solo 350 casi di covid-19). Tuttavia, anche con l’obiettivo più ottimista, è chiaro che c’è un abisso tra ciò che è stato promesso e la realtà di ciò che queste app stanno offrendo. Quindi cosa è andato storto?
Problemi tecnici imbarazzanti
Innanzitutto, vale la pena esaminare le somiglianze tra i due servizi. Francia e Australia hanno rifiutato il modello presentato da Google e Apple, in cui i dati sono conservati sul telefono dell’utente per mantenere la privacy, a favore di un approccio centralizzato, in cui le informazioni dell’utente vengono inviate ai server remoti. Ma con il loro sistema Google e Apple hanno limitato tutto quel lavoro di scansione e negoziazione legato a Bluetooth che le app centralizzate eseguono in background.
Michael Veale, docente di politica digitale presso l’University College di Londra, riassume il problema: “Non stanno rilevando molti telefoni perché il Bluetooth in background non funziona. Questo perché non usano un approccio decentralizzato”. Questa situazione ha creato una serie di altre difficoltà tecniche. L’app australiana funziona solo il 25 per cento delle volte su alcuni dispositivi, in particolare gli iPhone.
Questo perché la registrazione dell’incontro da parte del Bluetooth non funziona se lo schermo del telefono è bloccato. Questo è stato lo stesso identico problema che ha portato il mese scorso il Regno Unito ad abbandonare la sua app il mese scorso (ancora non sostituita). “Ciò significa effettivamente che l’app di tracciamento dei contatti funziona se non si sta utilizzando il telefono per nient’altro”, afferma un ricercatore, che ha richiesto l’anonimato in quanto non è direttamente coinvolto nello sviluppo di nessuna app.
Troppa prudenza
Questi problemi risultano esacerbati nei paesi che hanno voluto evitare il rischio di inviare continue notifiche agli utenti, afferma Crowcroft di Cambridge. La preoccupazione che sistemi di allarme eccessivamente sensibili potrebbero seminare il panico ha implicato che le app includono solo persone che sono state in stretto contatto l’una con l’altra per lunghi periodi di tempo, e non quelle che si sono incrociate solo per alcuni secondi in un negozio.
Inoltre, entrambe le app in Australia e Francia sono state danneggiate da problemi di prestazioni e bug. Gli utenti si sono lamentati del fatto che l’app francese scarica la batteria del telefono, probabilmente il motivo per cui centinaia di migliaia di persone l’hanno disinstallata.
“Questo è il rischio principale per gli sviluppatori: un piccolo errore e si scarica la batteria di qualcuno”, afferma Andrew Eland, che fino a poco tempo fa ha lavorato come direttore tecnico presso Google, per poi passare a DeepMind Health. Alcuni utenti affermano inoltre che l’app StopCovid si arresta regolarmente e deve essere riattivata ogni volta che si riaccende il telefono.
L’obiettivo deve essere il miglioramento
Cosa insegna questa storia? E’ vero che il Bluetooth è una tecnologia molto complessa, ma è terribilmente difficile creare un’app di tracciamento dei contratti senza utilizzare il sistema di Apple e Google. Quindi, per la realizzazione rapida di un’app, forse è meglio che i governi non adottino un sistema centralizzato o qualcos’altro che crei difficoltà tecniche.
Se possibile, i paesi dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di riutilizzare il codice per l’app di un altro paese che ha dimostrato di funzionare bene. Per esempio l’app Corona-Warn open source della Germania, che è stata scaricata da oltre 15 milioni di abitanti su 83 milioni da quando è stata lanciata il 15 giugno.
Nel complesso, i cittadini devono capire che le app di tracciamento dei contatti sono probabilmente solo una piccola parte della lotta contro il coronavirus, e non la risposta definitiva al problema. “Il modo migliore per spendere tempo e denaro in tecnologia per monitorare le infezioni da coronavirus dovrebbe essere quello di rendere più efficiente la tracciabilità manuale dei contatti”, conclude Eland.
(rp)