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    Origini del SARS-CoV2

    Potrebbe essere tra noi già da anni.

    di Luca Longo

    Il famigerato virus SARS-CoV2 che sta terrorizzando il pianeta intero diffondendo l’infezione COVID-19, spesso letale, potrebbe essere tra gli esseri umani già da anni. È questa la conclusione a cui è giunta una squadra multidisciplinare di virologi, epidemiologi e altri scienziati di prestigiose istituzioni di Stati Uniti, Regno Unito e Australia, coordinati dallo Scripps Research Institute in California.

    Nello studio “The proximal origin of SARS-CoV-2” [1], recentemente pubblicato sulla nota rivista scientifica Nature, Kristian G. Andersen, Andrew Rambaut, W. Ian Lipkin, Edward C. Holmes e Robert F. Garry hanno dimostrato che questo virus “non può essere il prodotto di una manipolazione intenzionale”. Infatti, la sequenza genomica virale in cui sono conservate le istruzioni necessarie a produrre le caratteristiche proteine spike capaci di legare con i recettori sulla superficie delle cellule umane e consentire, quindi, al virus di iniettare nelle cellule il proprio RNA, è notevolmente diversa dalle sequenze genomiche corrispondenti presenti in ogni coronavirus simil- SARS-CoV già noto.

    Esclusa a questo punto la presunta origine artificiale – e la conseguente possibilità di un rilascio potenzialmente accidentale o criminale nella popolazione umana- rimangono solo due possibili scenari per spiegare la comparsa del SARS-CoV2 tra gli esseri umani.

    Il primo scenario plausibile presuppone un’evoluzione del virus tra gli animali – possibilmente in seguito ad una ricombinazione di coronavirus diversi rinvenibili in pipistrelli, pangolini o altre specie – ed un successivo trasferimento zoonotico: il salto finale verso l’uomo. Questa ipotesi potrebbe essere dedotta non solo dal confronto delle sequenze di RNA, ma anche dalla possibile connessione tra i primi casi segnalati e il mercato alimentare di Wuhan. Gli autori dimostrano che i pangolini malesi – importati illegalmente nella provincia del Guangdong – contengono coronavirus simili a quello attualmente in circolazione. Tuttavia, la teoria del trasferimento zoonotico non è stata ancora comprovata dagli studi condotti su animali. In effetti, nessun coronavirus che colpisce altre specie può essere considerato sufficientemente simile al SARS-CoV2 da permettere di ipotizzare una sorta di ipotesi di origine.

    Il secondo scenario presuppone che il virus abbia realizzato il salto di specie verso l’uomo molto tempo fa, seppure in una versione decisamente meno contagiosa e letale che avrebbe così avuto l’opportunità di diffondersi inosservata tra noi, forse per anni interi. Questa diffusione invisibile avrebbe permesso al virus di acquisire progressivamente nuove caratteristiche genomiche, di adattarsi maggiormente ai suoi neo-acquisiti ospiti umani e di differenziarsi in una serie di varietà leggermente diverse.

    Una simile diffusione segreta e successivi adattamenti avrebbero permesso al virus di conseguire quell’ultima mutazione decisiva necessaria a far decollare bruscamente tra noi la pandemia da COVID-19, provocando la crescita esponenziale nel numero di casi – spiegano gli scienziati.

    In piena diffusione del COVID-19 – concludono gli autori – scoprire le origini della pandemia e “capire come un virus animale sia riuscito a superare i confini tra le specie per arrivare ad infettare gli esseri umani in modo tanto efficace” sarà uno strumento molto utile per ottenere le informazioni necessarie a prevenire il ripetersi di simili eventi drammatici nel futuro.

    Inoltre, la raccolta e l’analisi di ulteriori prove scientifiche potrebbe consentire agli epidemiologi di confermare una delle due ipotesi sulle origini del virus per consentire loro di combattere la pandemia in maniera più efficace. Una migliore comprensione dei meccanismi di diffusione e trasmissibilità del virus potrebbe consentire a scienziati e governi di mitigare – e alla fine mettere sotto controllo – il corso della peggior pandemia del secolo.

    [1] Andersen, K.G., Rambaut, A., Lipkin, W.I. et al. The proximal origin of SARS-CoV-2. Nat Med 26, 450–452 (2020).
    Published: 17 March 2020 – Issue Date: April 2020
    DOI https://doi.org/10.1038/s41591-020-0820-9

    (lo)

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