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    10 Tecnologie Innovative 2016 / Le nuove piante geneticamente modificate

    La CRISPR permette la manipolazione semplice e precisa del DNA allo scopo di indurre caratteristiche come resistenza alle malattie e tolleranza della siccità.

    di David Talbot

    Una nuova tecnica di gene-editing, disponibile tra 5-10 anni, permette di modificare i raccolti con precisione nella speranza che possano produrre più cibo e resistere meglio alla siccità. Ricerche degli ultimi anni hanno dimostrato che le piante così ottenute non mostrano traccia di DNA alieno. Ciò dovrebbe porle oltre la portata delle attuali normative sugli organismi geneticamente modificati e placare i dubbi dei consumatori sui prodotti OGM.

    La tecnica in questione prende il nome di CRISPR (“10 Breakthrough Technologies 2014: Genome Editing”), grazie a cui piante modificate stanno spuntando nelle serre dei laboratori di ricerca di tutto il mondo. Un laboratorio in Cina ne ha fatto uso per creare del grano resistente alle malattie fungine; vari gruppi cinesi la stanno applicando al riso per incrementare i raccolti; un gruppo inglese ne ha ricavato orzo dalla germinazione alterata, che si spera risulti più resistente alla siccità.

    Proprio per la facilità di utilizzazione e perché ci si aspetta che le piante così ottenute possano schivare le lunghe e costose procedure associate agli OGM, la tecnica sta venendo adottata in laboratori di ricerca e piccole aziende: in sintesi, da chiunque desideri manipolare il DNA di una specie vegetale senza incorrere nelle spese e nei rischi propri alla manipolazione genetica convenzionale.

    Questa tecnica di gene-editing potrebbe rivelarsi una chiave fondamentale per aiutare gli scienziati a tenere il passo della costante evoluzione dei microbi che attaccano i raccolti, dichiara Sophien Kamoun, alla guida di un gruppo di ricerca del Sainsbury Lab di Norwich, in Inghilterra, che sta applicando la CRISPR a patate, pomodori e altri vegetali per renderli resistenti alle malattie fungine. «Ottenere l’approvazione per mezzo dei processi normativi richiede anni e milioni di dollari», spiega Kamoun. «Ma i fattori patogeni non stanno lì ad aspettare; continuano a evolvere e a modificarsi».

    Una versione della CRISPR recentemente sviluppata ha consentito di migliorare una varietà di orzo e di broccolo presso il John Innes Centre, un centro di ricerca sui vegetali anch’esso con sede a Norwich. Kamoun e colleghi hanno dimostrato che la seconda generazione di alcune delle piante modificate non contiene traccia del DNA estraneo utilizzato per crearne la prima generazione (nonostante la CRISPR non richieda l’inserimento di geni esterni, fa comunemente uso di piccole porzioni di materiale genetico di batteri per indirizzare le modifiche desiderate). Nel frattempo, un gruppo della Seoul National University è riuscito a eliminare ogni traccia di DNA estraneo persino nella prima generazione di piante.

    Società grandi e piccole si stanno muovendo per sfruttare questa opportunità. La DuPont Pioneer ha già investito nella Caribou Biosciences, la startup dedicata alla CRISPR co-fondata da Jennifer Doudna, una delle inventrici della tecnica, e ne sta volgendo gli sforzi su esperimenti concernenti mais, soia, grano e riso, sperando di immettere sul mercato semi realizzati con la CRISPR in non più di cinque anni.

    La grande domanda rimane: i raccolti ottenuti con la CRISPR cadranno sotto le stesse normative che regolano gli OGM? Il Department of Agriculture degli USA ha già dichiarato che alcune colture modificate quali mais, soia e patate (modificate con un metodo differente chiamato TALENs) non sono coperte dalle normative vigenti. Sia gli Stati Uniti, sia la più conservatrice Unione Europea, però, stanno conducendo indagini per aggiornare le proprie normative.

    Anche le autorità cinesi non hanno ancora chiarito se permetteranno o meno di piantare questo nuovo genere di semi.

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